Ieri, dopo oltre 2 anni e mezzo, ho finalmente riportato il Suzuki RGV 250 in pista, e precisamente ad Adria. Una bella giornata (o meglio pomeriggio), con molto sole nonostante le previsioni che minacciavano per questo week end rovesci e temporali.
I timori erano tanti, il fermo prolungato sia mio che della moto non facevano ben sperare nel portare a sera interi sia mezzo che equipaggio, ma tant’e’, in 2 anni e mezzo non ho preso chili (anzi…ne ho persi), non ho smesso di praticare un po’ di attivita’ fisica (aikido e bici) mentre la moto ha giovato di un po’ di cure anche se non tutte quelle che le avrei voluto dare causa mancanza tempo: olio freni DOT 5.1 nuovo, verifica batteria, svuotamento serbatoio benzina e cambio olio miscela. Poca roba, visto che avrei voluto smontare i carburatori almeno per controllare la pulizia dei getti e delle vaschette nonche’ dei passaggi aria e benzina, ma non ho avuto tempo. Alla fine comunque tutto e’ andato liscio, a parte il freno anteriore che lamenta un eccessivo allungamento dopo qualche giro al massimo (effettivamente stacco parecchio per recuperare in frenata quello che moto con il doppio e oltre dei cavalli guadagnano in uscita e rettilineo), dovro’ analizzare e cercare di capire, ma ritengo ci sia poco da fare e’ che tutto sia dovuto intrinsecamente all’impianto frenante.
Tempo: attorno a 1:34, non buonissimo, ma da essere soddisfatti visto che non sono un professionista ed il fermo prolungato.
Soddisfazioni ? Tantissime. A parte la prima serie di giri in cui veramente ero sconcertato come fosse la prima volta, traiettorie inventate al momento e sicuramente fastidio per gli altri piu’ veloci, gia’ con il secondo ho cercato di migliorare, penso riuscendoci visto che non venivo piu’ passato a destra e a manca, poi via via mi sono cimentato in parecchi sorpassi di moto piu’ veloci e dotate di cavalleria in abbondanza, soprattutto nella seconda parte della pista, piu’ guidata.
E’ incredibile notare come ci sia gente che spende migliaia di euro in preparazione di moto, e poi guadagnano quasi tutto il loro vantaggio sul rettilineo, uno lo stavo quasi per tamponare in staccata perche’ ha iniziato a frenare anni luce prima di me. Poi poverino il gamma in uscita fa quello che puo’ con i denti e le unghie, motore fisso oltre i 10.000 giri, a volte usando la frizione visto che il tornantino che immette sul rettilineo opposto a quello di partenza e’ troppo veloce da fare in prima e troppo lento per la seconda, e preferendo la seconda devo buttare su il motore con la frizione altrimenti le valvole allo scarico non si aprono e impiega una vita a salire di giri (uehi…e’ un 2T… πŸ™‚ ).
Gran divertimento comunque, e ottima compagnia del vecchio compagno di merende Zocca che ha debuttato con la sua MV Agusta Brutale 750S per la prima volta (la moto non lui che in pista ci ha girato altre volte πŸ™‚ ).

Ebbene, dopo un bel po’ di tempo (suppongo oltre 220 giorni visto che l’altra macchina aveva tale uptime), ho spostato il serverino che ospita queste pagine, di conseguenza ho dovuto riavviare. Un solo servizio non e’ ripartito al riavvio ed e’ stato aiccu, un software che serve ad avviare un tunnel verso un Tunnel Broker per avere la connettivita’ in IPv6, e questo a causa del rilascio nel frattempo di nuove versioni.
Vado quindi per scaricare la nuova versione ma noto che c’e’ solo la versione per unstable, una versione di Debian differente, ho guardato in giro e non ho visto nessuna versione precompilata per Sarge. Ho quindi scaricato i sorgenti, il file .dsc che descrive la struttura del pacchetto, patches non ce n’erano, ho quindi modificato un po’ il file che descrive le dipendenze in modo che andasse anche per Sarge. Beh, tutto questo per dire che qui trovate la versione ricompilata.
Buon divertimento.

Da tempo ho raggiunto la consapevolezza di non essere nessuno. O meglio, posso essere una persona importante per qualche manciata di persone, in particolare i familiari, ma nulla di piu’, e con la mia morte rimarranno, se mi ricordero’ di affidarle a qualcuno, alcune pagine web su qualche server che avranno come unici visitatori spider e bot. Raggiunta questa ‘pace dei sensi’ capisco meglio ed ammiro maggiormente coloro i quali, non solo hanno fatto qualcosa di grandioso ma sono pure delle persone fantastiche.
Una di queste e’ senz’altro Kary B. Mullis, vincitore del premio Nobel per la chimica nel 1993 per avere scoperto il metodo di replicare il DNA, e quindi aprendo le porte a innumerevoli ricerche mediche e scientifiche.
Gia’ questo renderebbe il dr. Mullis un personaggio degno di nota, ma cio’ che piu’ colpisce e’ il suo stile di vita, le sue credenze e le sue convinzioni. Se leggete la sua autobiografia Dancing Naked in the Mind Field (disponibile in italiano con il titolo ‘Ballando nudi nei campi della mente’), vi renderete conti di quanto questo personaggio sia particolare, brillante e assolutamente controcorrente. Cio’ che colpisce maggiormente e’ che molte delle sue affermazioni farebbero ridere se dette da (quasi) chiunque altro, ma che qui trovano un sostenitore di calibro. La sua mente libera, aperta e soprattutto acuta, mira alla ricerca del perche’ delle cose, come qualsiasi scienziato dovrebbe fare, senza dare nulla per assodato. Fantastica la sua posizione circa l’AIDS ed il retrovirus dell’HIV, in cui dichiara che non c’e’ nessuna relazione evidente relazione tra i due, visto che nemmeno Roberto Gallo, uno degli scopritori dell’HIV, lo ha saputo dimostrare con test scientifici. Di piu’, nessuno muore di AIDS, ma solo di malattie opportunistiche (ad esempio un tumore oppure tubercolosi) che si sarebbero instaurate a causa dell’AIDS. Ovvero, se un paziente muore di tumore ai polmoni e si scopre che e’ positivo al test HIV, allora e’ morto per AIDS e rientra nelle statistiche dell’AIDS. E relativi finanziamenti.
E come non riconoscere la liberta’ di uno scienziato che parla apertamente dei sui incontri con gli extraterestri, del fatto che crede nell’astrologia ?
Consiglio caldamente di leggere il suo libro, costa poco e apre la mente, come fare surf tra le onde dell’oceano, l’attivita’ sportiva che il dr. Mullis ama.

youtube e’ senza dubbio una bella fonte di filmati di vario tipo, pero’ diciamocelo…e’ noioso. Cerco qualcosa, ad esempio ‘Milano’ e mi vengono fuori migliaia di video, che dovrei guardare uno a uno sperando che alla fine scappi qualcosa di interessante, e poi che palle cambiare le pagine. Sarebbe molto piu’ comodo scaricarli sul PC e guardarseli con comodo, oppure costruirsi una raccolta da mettere su un CD o DVD. Come ?
Ho trovato online un bello script in python che si chiama youtube-dl che prende in input un video e lo scarica. Ebbene, perche’ non metterlo in un ciclo in modo da scaricare tutti i video di una ricerca ? πŸ™‚
Ecco qui una prima versione di script che consente di cercare e scaricare in automatico, tutti i video di youtube relativi a qualcosa. Banalmente basta dare il comando ./GetYouTube pippo per iniziare il download di tutti i video che la ricerca di ‘pippo’ ci restituisce.
Guardate un po’ le variabili definite in modo da cambiarle se volete e ricordate che e’ molto semplice perche’ a me serve cosi’, per cui le ricerce sono su parola singola, se invece volete piu’ parole basta metterle con il sengo ‘+’ e tra doppi apici, ad esempio ./GetYouTube ‘pippo+pluto’ e cosi’ via per tutti i tipi di ricerca che volete.

Un altro immobiliarista, dopo Ricucci, e’ stato preso e messo nelle patrie galere. Pensavano di essere furbi, loro, piu’ furbi di tutti, ed invece eccoli li’, arrestati e sbattuti in cella.
‘Gli indagati sembrano molto provati sul piano emotivo dalla detenzione a Regina Coeli. I legali di Coppola ripetono che il loro assistito sta molto male: non mangia piu’ e nonostante in due giorni sia stato visitato da tre medici tra cui uno psichiatra e uno psicologo, le sue condizioni di salute, a parere dei legali di fiducia, destano preoccupazione. Gli ha fatto visita anche il Garante per i diritti dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni che lo ha trovato steso a terra, cianotico e in preda a convulsioni: non e’ escluso che presto Coppola sia trasferito nel reparto infermeria del carcere.’ La Repubblica
Poverini, abituati al lusso e alla bella vita…ebbene, non solo li lascerei in carcere ma raddoppierei la pena, perche’ mentre loro si godevano gli agi ottenuti dai furti e dagli illeciti (Coppola ha confessato…), tante altre persone oneste lavoravano otto ore al giorno in fabbrica per portare a casa uno stipendio con il quale faticano ad arrivare in fondo al mese. E mentre i nostri pensionati devono fare la fila per avere assistenza medica con liste di mesi, questi vanno in carcere ed in due giorni ottengono le visite di medici, psicologi e psichiatri.
Per questa mancanza di rispetto verso gli altri darei loro il carcere duro, altro che ‘non mangiano’ o ‘sono provati’.

Bene, ho appena finito di lottare, avendola vinta, con un IBM Xseries 306m, installando (o meglio, ora posso installare) una Debian GNU/Linux Etch sui suoi dischi SATA con controller Adaptec AIC-9405W (lspci restituisce Serial Attached SCSI controller: Adaptec AIC-9405W SAS (Razor-Lite ASIC non-RAID)=20 (rev 08)).
La cosa non e’ stata banale, almeno non per me, un po’ perche’ il CD di installazione (l’ultima immagine disponibile) ha il kernel 2.6.18 che non supporta proprio la scheda, un po’ perche’ e’ necessario caricare un firmware proprietario (maledetti…), ed un altro po’ perche’ in pochi paiono avere risolto la questione o se lo hanno fatto non l’hanno pubblicizzato, per cui anche cercando con Google non si trovano molte info, e quelle che ci sono sono incomplete o errate.
Come ho proceduto ? Intanto quando ci sono questi casi e’ obbligatorio usare un disco EIDE standard, in modo da slegarsi da quelli che sono i problemi del controller, si installa sopra di esso la propria distribuzione e poi si procede lavorando da li.
Una volta installata la Debian GNU/Linux Etch sul disco EIDE, quindi, si procede a scaricare il kernel vanilla, ovvero il kernel originale di www.kernel.org, lo si configura (qui il mio config BASE), e si compila alla maniera di debian, quindi con il comando fakeroot make-kpkg –append-to-version -306m –revision=1 –initrd kernel_image. E’ necessario usare initrd, perche’ dobbiamo caricare il supporto per il controller. Una volta compilato lo installiamo con un bel dpkg -i linux-image-2.6.20-306m_1_i386.deb (lo potete scaricare da QUI).
A questo e’ necessario scaricare il firmware, e questo lo trovate QUI, lo copiate nella directory /usr/lib/hotplug/firmware/ in modo che poi venga preso alla costruzione di initrd, e poi copiate questo script in /usr/share/initramfs-tools/hooks, ricordandovi di renderlo eseguibile con un chmod a+x firmware_aic94xx.
A questo punto dovete far ricreare l’initrd.img, e questo si ottiene dando il comando dpkg-reconfigure linux-image-2.6.20-306m.
Ora non resta che un bel reboot per vedere, finalmente, un bel SCSI device sda: 143374000 512-byte hdwr sectors (73407 MB) e SCSI device sdb: 143374000 512-byte hdwr sectors (73407 MB), e procedere cosi’ all’installazione della nostra distribuzione su questi dischi.
Ah…ovviamente poi il disco EIDE lo possiamo togliere, ma prima siate sicuri di fare il boot correttamente dai dischi SATA.
Nota: il file di configurazione del kernel e’ estremamente essenziale, perche’ mi serviva compilarlo in fretta, per cui non avete il supporto per quasi nulla, per cui ricontrollatevelo per adattarlo alle vostre esigenze.
Aggiornamento
Oggi ho fatto partire tutto il sistema sui dischi SATA, pero’ un altro paio di consigli, che possono essere utili.
Prima di tutto per installare il sistema vi consiglio di farlo usando il raid software visto che quello della scheda non e’ supportato (si’, ho provato e non va), usando come dispositivi sdaX e sdbX dopo averli opportunamente partizionati. Ora diciamo che avete i vostri /dev/mdX per cui, montate la root, diciamo /dev/md0, in /mnt, caricategli il sitema con debootstrap etch /mnt, a questo punto avete un’installazione pulita sul disco in raid. Entrate dentro questo disco in chroot, quindi chroot /mnt, modificate tutti i parametri, in particolare schede di rete, etc, installate i vari soft necessari come il lilo (non amo grub). Ora riavviate, sempre tenendo il disco EIDE come boot, ma quando sta per partire, premete lo shift sinistro e scrivete linux root=/dev/md0, cosi’ parte il sistema ma usando come disco quello in raid. Il suggerimento ora e’ quello di rifare con il firmware quello che abbiamo fatto in precedenza, ma un po’ cambiato (chissa’ perche’…). Copiate il firmare in /lib/firmware e lo script che va in /usr/share/initramfs-tools/hooks, ridate il comando dpkg-reconfigure linux-image-2.6.20-306m e provate a riavviare staccando il disco EIDE.

Strano a dirsi, ma dopo tutto questo discorrere sui DRM, major a favore, utenti contro, politici di destra che sostengono i primi, le sinistre che appoggiano i secondi, con in mezzo qualche associazione di difesa consumatori e una sparata di Steve Jobs che sostiene che Apple, in realta’, non vuole i DRM, ebbene, strano a dirsi ma io sono favorevole ai DRM.
Ovviamente non posso fermarmi qui, e devo proseguire mettendo in chiaro il mio pensiero, se ci riesco πŸ™‚
Il mio favore verso i DRM e’ relativamente al fatto di essere strumenti per tutelare il lavoro di coloro che intendono, in qualche modo, bloccarlo. Se l’autore di una canzone non vuole che questa si diffonda se non seguendo canoni predisposti (ad esempio il pagamento di una royalty, o per una sessione di tempo, ecc), ha il sacrosanto diritto di bloccarla, mettendo appunto i lucchetti digitali. Ha lo stesso diritto di noi che, per impedire che la nostra bicicletta venga presa dal primo che capita, mettiamo un lucchetto da 5 chili in acciaio temperato. Se invece il nostro animo cordiale dicesse che e’ giusto che chiunque possa usufruire del mio mezzo a pedali, allora la lascero’ senza fermi. Pero’ si capisce che non puo’ la legge impedirmi o obbligarmi a farlo.
Sui contenuti digitali vale, secondo il mio modesto parere, lo stesso principio, ovvero che se l’autore desidera che esso non si diffonda liberamente allora utilizzera’ i blocchi digitali. Dov’e’ lo scandalo ?
Lo scandalo e’ che su Internet c’e’ oramai l’abitudine di scaricare tutto e gratuitamente, e questo e’ un errore, sebbene chiunque lo abbia fatto e lo faccia (anche il figlio di un rappresentante delle major e’ stato pubblicamente affermato), per cui qualsiasi movimento atto a bloccare questa abitudine sembra un affronto, un po’ come in un epoca di biciclette libere, qualcuno volesse che la sua, che non e’ un rottame ma una bella bici da mountain bike, con forcelle, freni a disco e cosi’ via, rimanesse sua e mettesse un lucchetto. Tutti cercherebbero di aprire quel lucchetto, qualcuno alla fine ci riesce, ed e’ giusto ?
Quello su cui si deve lavorare, come comunita’, e’ far si’ che gli autori capiscano che bloccare i contenuti digitali, come ad esempio le canzoni, non serve, mentre renderle liberamente accessibili a chiunque e’ un vantaggio perche’ l’autore si fa conosceree puo’ usare altri metodi per guadagnare soldi, come i concerti. Immaginiamo un cantante semi sconosciuto che potesse rifare delle canzoni note senza dover pagare royalty e potesse immetterle in rete, facendosi cosi’ sentire e conoscere sganciandosi dalle major, se e’ in gamba io lo vedo qualche anno dopo con parolieri che gli propongono nuovi brani inediti, vedo feste in cui ci sono i suoi concerti in cui viene pagato per la sua prestazione d’opera, insomma, vedo lo sviluppo della musica.
Utopia ? E’ quello che e’ successo con il software libero ed open source, ottimi programmi, scritti bene a piu’ mani, dove ovunque puo’ collaborare per migliorare. E tu, Steve Jobs, che sei contrario ai DRM, perche’ non rilasci il codice di MacOS X ? Semplicemente perche’ e’ facile parlare, piu’ difficile agire.

Ho necessita’ di avere due macchine ‘up and running’ nonostante abbia, fisicamente, una sola macchina. La soluzione ? Virtualizzazione. Io pero’ non sono come tanti che pensano che la virtualizzazione sia la panacea di tutti i mali, infatti se si hanno 10 macchine che occupano il 20% delle risorse, bene, in un server ce ne possono stare 5 virtualizzate (facendo finta che il server non occupi risorse), ma se io ho 10 macchine ognuna occupa il 100% delle risorse, beh, a meno che le macchine non siano dei PII e’ molto difficile farle stare in un ambiente virtuale. Non e’ il mio caso, comunque, in quanto devo solo far apparire un dns primario ed uno secondario, che realmente occupano poche risorse di sistema.
La prima idea era di provare ad usare qemu, che ho gia’ messo in funzione qualche tempo fa, ma alla fine ho preso l’occasione per provare il tanto decantato xen.
Armato della mia Debian etch e del mio fido apt-get vediamo un po’ cosa fare. Innanzitutto si installano i pacchetti necessari:
apt-get update; apt-get install xen-linux-system-2.6.18-3-xen-k7 xen-tools bridge-utils iproute debootstrap
Se avete il lilo, dovete toglierlo e installare grub perche’ questo viene usato da xen, per cui:
dpkg –purge lilo; apt-get install grub; grub-install /dev/XXX dove XXX e’ il disco su cui avete installato il sistema, ad esempio nel mio casoe’ /dev/hda.
Molto probabilmente, o meglio sicuramente, vi e’ stato cambiato il kernel con un linux-image…-xen-…, per cui e’ necessario riavviare in modo che venga usato questo. Dopo il boot io noto un sacco di messaggi a console del tipo Feb 2 18:50:55 server kernel: 4gb seg fixup, process sshd (pid 1928), cs:ip 73:b7c66c1c ma per ora non mi preoccupo, vedremo in seguito se riesco a toglierlo πŸ˜‰
A questo punto prendete una partizione del disco piuttosto ampia e createci una directory in cui andrete a create tutte le macchine virtuali. Io ne ho fatta una ad-hoc perche’ quelle che avevo sul sistema server erano tutte piuttosto piccole, ma se avete una partizione unica allora nessun problema, usate pure quella. Sempre per mantenere un po’ di ordine mi sono fatto una dir /virtual nella quale ho montato la partizione, voi vedete di fare quello che preferite πŸ™‚ La dir di default negli xen-tools e’ la /home/xen.
xen-tools e’ un insieme di script per aiutare a creare le macchine virtuali, ed e’ configurabile tramite il file conf in /etc/xen-tools/xen-tools.conf, eccone qui un mio estratto:
server:/etc/xen-tools# grep -v ^# xen-tools.conf | grep -v ^$
dir = /virtual
debootstrap = 1
size = 4Gb # Disk image size.
memory = 128Mb # Memory size
swap = 128Mb # Swap size
fs = ext3 # use the EXT3 filesystem for the disk image.
dist = etch # Default distribution to install.
image = sparse # Specify sparse vs. full disk images.
gateway = 192.168.1.1
netmask = 255.255.255.0
passwd = 1
kernel = /boot/vmlinuz-2.6.18-3-xen-k7
initrd = /boot/initrd.img-2.6.18-3-xen-k7
mirror = https://ftp.debian.org/
Tutto il resto e’ lasciato di default. Probabilmente alcune altre cose sono da cambiare, ma insomma, piu’ o meno dovrebbe essere corretto e dare un’idea di massima.
Siamo pronti ora a lanciare il comando per generare la macchina virtuale:
xen-create-image –hostname vm01 –ip 192.168.1.10
Alla fine, dopo avere creato i file immagine, averli formattati, riempiti con i file di sistema (una etch come si vede nella c onfigurazione) tramite bootstrap ed avere applicato alcune patch, mi chiede, come richiesto nella configurazione, la password di root, e per terminare con un rassicurante All done.
Funziona ? Non funziona ? Vediamo un po’…
Per cominciare vediamo se la macchina virtuale e’ vista dal sistema:
# xen-list-images Name: vm01 Memory: 128 IP: 192.168.1.10
…ed infatti in /etc/xen/ troviamo il file vm01.cfg. Lanciamo ora la macchina virtuale:
# xm create vm01.cfg -c
L’opzione -c e’ utile nel caso la macchina virtuale non parta e si voglia capire perche’, ma solitamente la si omette perche’ poi si usa ssh per connetersi. Per fermare la macchina virtual, si puo’ dare uno shutdown dall’interno della stessa, oppure dal server host dare il comando xm shutdown vm01.
Ovviamente qualcosa non va πŸ˜‰ Non viene trovato il bridge che viene cercato di default, e quindi la macchina virtuale non parte e poi…non parte in automatico (ma questo non so se sia dovuto a qualche impostazione in fase di creazione). Ovviamo a entrambe le cose, editando il file /etc/xen/xend-config.sxp, io ho tolto il commento alla configurazione indicante (network-script network-bridge) mentre ho commentato quella indicante (vif-script vif-bridge). Riavviate poi i demoni con:
# /etc/init.d/xend restart. /etc/init.d/xendomains restart
A questo punto per rendere automatico l’avvio, basta guardare in /etc/default/xendomains per capire che vengono lanciate in automatico le macchine virtuali la cui configurazione si trovi in /etc/xend/auto, per cui:
# cd /etc/xend; mkdir auto; cd auto; ln -s /etc/xend/vm01.cfg .
…e dovremmo esserci πŸ™‚
Aggiornamento:
Per riavviare le macchine virtuali, semplicemente entrate in ssh e date il comando reboot
Vi consiglio di installare, poiche’ debootstrap non li installa al momento della creazione dello spazio virtuale, i seguenti pacchetti: postfix vim locales, dopodiche’ date il comando dpkg-reconfigure locales e selezionate it_IT.UTF-8
Altro consiglio, per evitare l’errore 4gb seg fixup e’ quello di installare il pacchetto libc6-xen che, stranamente, non viene fatto in automatico durante la prima fase.

Una mia cara amica, dopo essere rimasta folgorata dal libro ‘Il codice Da Vinci’ di Dan Brown, ha acquistato anche il libro che lo precedeva ‘Angeli e demoni’ e successivamente anche l’ultimo prodotto dallo stesso autore, ‘Crypto’.
Incuriosito dal titolo, leggo la trama che viene scritta sulla spalla della copertina e da quello che ho capito, sembra tratti le vicende di un tizio che dopo avere lavorato per l’NSA (la National Security Agency statunitense) su un sistema di decifrazione globale, ha abbandonato l’agenzia per scrivere e rilasciare pubblicamente un algoritmo di cifratura estremamente forte, tanto che nemmeno ilsistemone dell’NSA riesce a decifrarlo (o craccarlo ?). La trama quindi dovrebbe girare tutta attorno alla liceita’ di rilasciare pubblicamente un qualcosa che impedisce ai governi di entrare in possesso di alcune informazioni.
A questo punto, la prima idea che passa per la mente e’ che sarebbe deleterio, chissa’ cosa farebbero i terroristi con qualcosa del genere in mano, e che soprattutto ‘io non ho nulla da nascondere’. Ebbene, la questione rimane tale finche’ non si viene colpiti nel personale o non si vedono fatti e avvenimenti che sono accaduti, come ad esempio l’aumento delle intercettazioni telefoniche, spesso abusive, i controlli mediante telecamere nelle varie citta’ e molti altre azioni, perpetrate a nostro danno in nome di una sicurezza che, in realta’ sarebbe da garantire con altri mezzi, ad esempio evitare il terrorismo eliminando alla fonte il problema risolvendo la questione israelo-palestinese.
Ebbene, tornando alla cifratura, quanti sarebbero contenti che il proprio datore di lavoro controllasse le proprie email (e avviene molti piu’ spesso di quanto si pensi, all’insaputa dei lavoratori…) perche’ non cifrate, oppure i siti web che vengono visitati perche’ non protetti, oppure che qualcuno vada a frugare nella nostra posta cartacea ? Siamo davvero sicuri che non abbiamo niente da nascondere ? A volte non si deve nascondere qualcosa perche’ e’ illegale, ma semplicemente perche’ e’ la nostra liberta’. Un omosessuale, davvero puo’ parlare liberamente di se’ in ufficio, senza temere ritorsioni ? Davvero un malato di AIDS puo’ visitare siti che lo mantengono in contatto con comunita’ o gruppi di discussione senza temere contraccolpi ?
Il fatto di non avere nulla da nascondere non impedisce che il nostro vivere quotidiano sia invece possibile preda di persone poco pulite. Oppure semplicemente non vogliamo che altri sappiano i fatti nostri. Se le forze dell’ordine volessero sapere qualcosa di me, possono chiedermelo liberamente, gli strumenti ci sono tutti.
I terroristi ? Hanno da sempre comunicato con qualsiasi sistema, senza comunque ricevere blocchi o limitazioni alla propria attivita’, perche’ quindi limitare la liberta’ di milioni di persone per qualcosa che, alla fine, non ha mai dimostrato la reale efficacia ? Tra i terroristi ci sono sicuramente persone in grado di sviluppare algoritmi crittografici, magari non fortissimi, ma che sappiano tenere a bada i crittoanalisti per qualche anno, o anche mese, comunque sufficentemente per portare avanti i loro traffici.
Vogliamo davvero che le poste siano possibili solamente tramite buste trasparenti ? Vogliamo davvero che l’unico server delle email inviate sia dello stato ? Vogliamo davvero dover comunicare ad una qualche agenzia ogni nostro movimento ? Immagino la risposta sia no, eppure…eppure…le buste possono essere ‘aperte per ispezione postale’, le email possono essere intercettate obbligando i provider a dare loro tutto il traffico, le telecamere fanno sapere dove siamo. Ovviamente il tutto a nostra insaputa. Poi, magari dopo anni, si scopre che siamo stati sotto osservazione e ci scandalizziamo, come e’ accaduto con le intercettazioni telefoniche abusive.
Per cui si’ alla cifratura, sempre e comunque, ogni volta che sia possibile. Se poi e’ necessario sapere quello che e’ stato cifrato, beh…basta chiedere. Perche’ ‘se io non ho niente da nascondere, non significa che altri vedano in quello che faccio, qualcosa che andrebbe nascosto.

Sempre piu’ spesso mi imbatto in avvenimenti che mi lasciano un po’, o tanto, perplesso, e non so se sia colpa mia che divento vecchoi e critico, oppure di un’italia, o di un mondo in cui, sempre piu’ spesso non mi rifletto. E me ne rammarico.
Una di queste e’ il trattamento di favore riservato agli handicappati, o portatori di handicap, o disabili o diversamente abili, come preferite indicare le persone che, per nascita o per eventi tragici, si vedono limitati nei movimenti o nel pensiero.
Giusto per evitare fraintendimenti, la frase sopra e’ da leggersi con tono sarcastico, in quanto gia’ l’uso delle parole denota l’effetto che, in questo intervento, vorrei sottolineare.
Il senso della domanda che mi pongo e’: che senso ha far entrare gratis una persona su una sedia rotelle in un museo ? Perche’ una persona, per il fatto di non avere l’uso delle gambe, ad esempio, entra al museo gratis ?
Di primo acchitto sicuramente penserete che sia cinico ed irrispettoso, ma questo non risponde alla mia domanda. Una persona dovrebbe avere diritto di entrare gratuitamente, o con sconto, al museo se non ha il denaro per farlo, avendo comunque diritto di accedere alla cultura, ma avete mai visto un cartello all’entrata con scritto dei limiti patrimoniali per accedere agli sconti ? Perche’ se uno e’ su una sedia a rotelle, non e’ detto che non abbia possibilita’ economiche.
Ecco il punto. Verso i disabili vengono presi accorgimenti, decisioni, quali gli sconti sull’acquisto dell’auto, sui treni, nei musei, e gli esempi sarebbero tantissimi, ma qual’e’ il motivo che spinge a tali scelte e’, a mio avviso, chiaro: poverini, questi sfortunati, dobbiamo fare qualcosa per loro. Ed e’ l’errore piu’ grave che si puo’ fare con un disabile, trattarlo come se fosse un diverso, una persona in costante necessita’ di essere aiutato, mentre invece devono essere trattati il piu’ possibile come persone senza menomazioni, spingendoli invece a dare il massimo per raggiungere gli obiettivi.
Ricordo una non vedente dire che le dava fastidio quando le prendevano il braccio per portarla in giro mentre invece era gradito che le porgessero il braccio, sarebbe stata lei a prenderlo e farsi accompagnare. Chiara la differenza.
E’ giusto quindi che ci siano degli aiuti per superare le difficolta’, ad esempio pagando sulle auto i comandi speciali che siano necessari in modo che il disabile paghi l’auto nella stessa misura di chiunque altro, ma l’IVA abbassata e’ un abuso, perche’ non e’ detto, come esposto prima, che un disabile sia povero e secondo me e’ pure un insulto.
Un altro esempio sono i parcheggi riservati. Io conosco genitori che, perche’ il figlio e’ disabile mentale e senza patente, si e’ fatta fare prima il permesso e poi il parcheggio davanti a casa, eppure il figlio sa benissimo camminare e gode di una buona autonomia. Non si poteva quel parcheggio, magari metterlo davanti a casa di una persona che realmente ha difficolta’ a muoversi (anche anziana) e cui il posto sotto casa farebbe veramente comodo ?
Il buonismo pervade in maniera oramai esasperata molte scelte, la pieta’ oserei dire, portata a limiti estremi. Le persone invece si devono aiutare quando ne hanno bisogno, non a forza.
Ricordo un episodio raccontatomi da operatori, che in vacanza al mare con un gruppo di ragazzi down (naturalmente in giugno, perche’ in agosto non si puo’, li abbiamo aiutati questi disabili con l’IVA al 10 sulle auto ma non li vogliamo vedere sulle spiagge…), si stavano divertendo tutti insieme in discoteca, quando si avvicina una signora chiedendo chi fosse il responsabile e predicando che quei poverini dovevano riposare, stare tranquilli, quando se ne esce uno di questi ragazzi che, fantasticamente le dice ‘ma perche’ non ti fai i cazzi tuoi ?’