Anche quest’anno si e’ concluso il giro moto-jazz, con l’aggiunta di qualche giorno di mare.
Partenza lunedi’, il VFR, dopo l’ennesima revisione delle forcelle, sistemazione dei freni e manutenzione varia, bello carico sembra andare bene ed e’ lanciato in direzione Riccione. Quest’anno e’ stato deciso di trascorrere qualche giorno sul litorale adriatico in compagnia di alcuni familiari che vi soggiornano. Il traffico e’ piuttosto scarso ed in due ore e mezza si esce al casello di destinazione.
L’albergo non e’ niente di eccezionale, ma il prezzo e’ basso e va bene cosi’, tanto ci si deve stare solo per quattro notti. La spiaggia’ e’ quella tipica romagnola, fatta di bagni (le spiagge in concessione ed attrezzate), sabbia fine e stranamente ombrelloni piuttosto distanziati ed e’ popolata in maggioranza, vista la stagione, da mamme con bambini e nonne.
Ovviamente stare sotto il sole immobile e’ noioso, e quindi in previsione mi ero informato con google: una bella ricerca con ‘noleggio bici riccione’ ed eccolo li, un bel link ‘Noleggio biciclette da corsa a Riccione’, 25 euro. Decido quindi che mercoledi’ sarebbe stato il giorno giusto per un’uscita, per cui il giorno prima vado ad informarmi presso l’hotel Dory e per 25 euro mi mettono a disposizione una bici in carbonio Scott RC1 Pro montata Ultegra della mia misura. Mercoledi’ mattina quindi mi presento, casco occhiali, abbigliamento, scarpe e attacchi (per non lasciare inutilizzabile la BDC a casa ho portato via quelli della MTB) pronto per partire per uno dei giri suggeriti da una bellissima cartina che mi viene data con oltre 20 percorsi, ovvero quello che in 100km e circa 1000m di dislivello porta a Urbino e torna per Tavullia (il paese di Valentino Rossi…), seguendo pero’ il suggerimento del tecnico che mi aveva montato i pedali (che e’ anche uno degli accompagnatori dei giri ciclistici organizzati).
La giornata e’ bella, molto calda gia’ dal mattino, la strada pedalabile senza tratti particolarmente impegnativi a parte qualche strappetto, e passata Urbino diventa un continuo saliscendi sulle colline. L’unico tratto duro e’ stato per un errore commesso al bivio per Tavullia dove, invece di prendere per la strada principale all’incrocio giusto, ho anticipato e sono salito da una strada secondaria piuttosto ripida e, alle 12 sotto il sole diventava ulteriormente complicata, ma si tratta si poche centinaia di metri.
Alla fine, ecco qui la mappa del giro, considerando che poco dopo Tavullia si sono esaurite le pile del GPS :). L’esperienza e’ stata estremamente positiva, ottimo poter andare tranquillamente al mare senza portare con se la bici (con il rischio di furti durante il trasporto e la permanenza) ma poter decidere di lasciare la spiaggia per un giro, anche in considerazione che non si tratta di vecchie bici in ferro, ma ultimi modelli, tenuti anche piuttosto bene.


(Chissa’ perche’ mi sono convinto fosse Orvieto mentre in realta’ si tratta di Urbino… πŸ™‚ )
Terminata la fase mare, venerdi’ si riparte in direzione Perugia per assistere al concerto di Mario Biondi e seguire poi qualche concerto gratuito di Umbria Jazz 2010. Stavolta niente autostrada, ma statale con deviazione verso Sansepolcro per acquisti. Bellissima la statale (di cui ovviamente non ricordo il numero) che curva dopo curva porta ad un passo (di cui non ricordo il nome) da cui si ridiscende con altrettante curve: il VFR ridisegna la strada, l’andatura e’ lenta e tranquilla, giusta per godersi il percorso.
Da Sansepolcro a Perugia ci si affida alla E45, brutta strada dritta e sconnessa, piena di buche nonostante anno dopo anno si vedano i tentativi di rattopparla: la si mettessa a pagamento almeno cosi’ non avrebbero piu’ scuse per tenerla in situazioni talvolta anche pericolose, ma a questo punto la cosa che interessa e’ arrivare.
Il B&B dove c’e’ la camera prenotata si chiama ‘C’era una volta’, ed e’ arroccato in localita’ Ponte Rio, arrivarci non e’ difficile, solo l’ultimo kilometro dovrebbe essere maggiormente segnalato. La salita che dalla strada porta al cortile invece e’ piuttosto impegnativo: un primo tratto di qualche decina di metri sterrata e sconnessa (in salita) mette a dura prova le sospesioni specie e pieno carico, ma anche il tratto successivo in cemento e’ molto ripido e con tre profonde scanalature per lo scolo dell’acqua piovana che fanno toccare il terreno alla pancia del VFR: ammetto che l’ultima volta che l’ho fatta ho tirato un sospiro di sollievo. E’ l’unica pecca di un posto molto bello, curato e pulito, gestito da due persone squisite che si prodigano per rendere il soggiorno il migliore possibile. La natura del soggiorno che ci si e’ prefissato non prevede di stare molto nella struttura, infatti il tempo per una doccia e via verso Perugia (a soli quattro km) per fare un giro in attesa del concerto.
Perugia e’ sempre una bella citta’, posizionata in alto, che pero’ soffre di criticita’ come le strade impervie (infatti non si vedono molti cittadini andare in bici a fare la spesa…), strette ed una viabilita’ a dir poco inefficace, fatta di sensi unici, svolte in galleria e semafori posti a ridosso di curve e salite particolarmente ripide. Il VFR scalda come una dannata, la ventola soffia l’aria calda, e fortuna che la revisione prima della partenza ha riguardato olio e pastiglie dell’impianto frenante anteriore πŸ™‚ Per il resto e’ una citta’ accogliente, pulita, il centro storico raccolto e facilmente visitabile (anche se lo scopo del viaggio non e’ la visita di Perugia). Se ci andate in auto, consiglio di prendere la Minimetro’, odiata dai perugini, ma molto comoda πŸ™‚
Durante la permanenza bel giro al lago Trasimeno con gelato per pranzo in localita’ Passignano sul Trasimeno, in un baracchino con giardino dotato di juke box πŸ™‚
Il giorno dopo, gita alle cascate delle Marmore (tutta E45 fino a Terni, una gran rottura di scatole), ma il posto merita: sette euro di entrata son un po’ tantini considerando che non c’e’ nulla per cui questi soldi vengano spesi (la cascata c’e’ e non ha grosso bisogno di manutenzione), ma si puo’ stare sulle panchine, mangiare qualcosa in tranquillita’ e quando la cascata e’ aperta (ci sono gli orari, informatevi) la nube d’acqua e’ molto refrigerante.
Il lunedi’ si riparte, statale fino a Siena poi la bella statale (o regionale) 222 Chiantigiana che collega Siena a Firenze, tra poderi, rustici e bellissime case. Si evita il centro di Firenze e grazie al navigatore, si fanno strade altrimenti impensabili, passando per Fiesole e le colline di Firenze, per poi buttarsi verso Barberino del Mugello, sulla statale 65 che attraversa il passo della Futa (occhio ai camion causa lavori del raddoppio autostradale) ed il passo della Raticosa. La strada e’ bellissima dall’inizio alla fine, ampia e sicura e consente curve pennellate a filo d’acceleratore. Arrivati a Pianoro, con le spalle e i polsi in fiamme, ci si butta in autostrada a Sasso Marconi e di nuovo autostradaper un paio d’ore.
Che dire ? Bellissime giornate, forse un po’ troppo calde, ma trascorse magnificamente, con moto, mare e jazz, e quest’anno anche un po’ di bici πŸ™‚


Con martedi’ 29 giugno si e’ conclusa la stagione 2010 di Aikido. In realta’ la mia si e’ conclusa con la fine di maggio, visto che per la Cunego sapevo che avrei perso la prima settimana e per motivi di lavoro (corso NIC a Bari) pure la seconda, piu’ un altro giorno per motivi personali.
Il 24 giugno ci sono stati gli esami (io li ho dati a fine 2009), e qui potete vedere le foto che ho fatte. Belli, tosti…e vista la temperature direi anche tostati. Il caldo si e’ fatto sentire, ma per fortuna quella sera non e’ stata particolare, tanto che alla pizza in riva all’Adige c’era quasi fresco, ma sul tatami, mancanza d’aria e tensione hanno fatto il loro bel lavoro per complicare la vita degli esaminandi: respiri affannosi, corpi sudati, momenti di pausa rubati tra una tecnica e l’altra hanno caratterizzato le presentazioni delle tecniche.
Dal mio punto di vista e’ stato un anno un po’ complicato, caratterizzato da qualche assenza per motivi di lavoro (fortunatamente mai per motivi di salute per quanto ricordi), ma anche da un buon numero di stage. Gli stage mi piacciono, danno modo di confrontarsi con altre persone, altri modi di vedere le tecniche che, anche quando sono base e fatte centinaia di volte, appaiono sempre nuove.
Ora spazio alla bici (durante il periodo invernale, il martedi’ e il giovedi’ sono dedicati all’aikido ed il mercoledi’ al tennis, quindi per la bici rimane il week end) e al tennis, oltre ovviamente alla moto e alle vacanze πŸ™‚

Iniziai ad andare in bici da corsa con una certa costanza all’inizio del 2009, sebbene negli anni precedenti avessi dedicato qualche ora alla mountain bike.
Un giorno, nel 2008, chiesi a mio fratello di andare a fare un giro insieme, all’epoca avevo la sola MTB, per cui partimmo ma, invece di procedere per una strada sterrata (la salita che da Montorio porta al castello, lunghezza circa 300 metri) come era mia intenzione, iniziammo la salita asfaltata che da Montorio porta al Pian di Castagne’. E’ una salita molto nota perche’ breve e vicina alla citta’, quindi ideale per un’uscita quando si ha a disposizione poco tempo. Ebbene, arrivai all’incirca al quarto tornante, poi le gambe dissero basta, non volevano piu’ saperne.

Da allora sono passati molti km e molto asfalto sotto le ruote e finalmente riesco a fare non solo quella salita ma anche altre che, via via, sono diventate vecchi nemici. Sconfitti certo, ma alcuni con l’onore delle armi. Sono nemici veri, duri da sconfiggere, riuscire a vincerne la resistenza richiede forza, testa e applicazione, ma soprattutto nemici leali.
Dopo la salita di Montorio, il nemico successivo e’ diventata la salita che da Bellori porta a Cerro Veronese, in vista della GF Cunego del 2009, seguita dalla salita che da Torri del Benaco porta al passo dello sceriffo (dopo la pausa invernale).
Ovviamente per molti che vanno in bici, queste sono salitelle paragonabili alla ‘cima del diavolo’ della coppa Cobram di Fantozzi πŸ™‚ ma per sono state gli obiettivi nel mirino per avere una ragione nel prendere la bici e partire (e spesso tornare a casa sconfitto πŸ˜‰ ).
Ogni tanto mi piace tornare su queste salite, ad incontrare questi nemici che furono, un po’ come due vecchi eroi di guerra che si ritrovano a parlare su quelli che furono i campi di battaglia.
L’ultima volta che mi sono dovuto fermare, durante una salita, e’ stato a fine inverno e’ stato sulla salita che da Brenzone porta a San Zeno di Montagna, ma li la salita era veramente impegnativa, soprattutto dopo la pausa invernale, ma quando comincia il fresco vedo di tornarci ;). Il bello e’ che questi sono nemici che non scappano, sono sempre li, pronti ad accettare il guanto di sfida.