Anche a Verona si sta cominciando a pensare ad un provvedimento stile ecopass sulla falsariga di quello milanese (oppure ad un aumento del costo del parcheggio). Da sempre sono contrario a queste forme di ‘paga e inquina’, che sembrano dare a chi ha la possibilita’ di spendere il diritto di inquinare, alla faccia dei pensionati, operai e tutti coloro che non possono permettersi di pagare il balzello, costretti ad usare i mezzi pubblici.
Attenzione, non sono contrario ai mezzi pubblici, ma sono contrario ad una sorta di apartheid in cui chi ha i mezzi economici puo’ godersi il centro con la propria auto, chi non puo’ deve andare in autobus, non piu’ quindi autobus per i neri e autobus per i bianchi, ma autobus per gli indigenti.
Analizziamo pero’ il motivo che spingerebbe a voler introdurre tali provvedimenti. Verona e’ una delle citta’ con la maggior quantita’ di PM10 (le polveri sottili), seconda in Veneto e ottava in Italia. Ma quali sono le fonti di PM10 ? Secondo un’indagine di Quattroruote, il traffico genera circa il 26% delle polveri sottili, il resto viene da riscaldamento e industria. Non solo, i motori maggiormente colpevoli sono quelli diesel, quindi auto e soprattutto traffico commerciale a gasolio, in particolare quelli senza filtro antiparticolato.
Verona si trova a pagare lo scotto di due realta’: l’essere attraversata da due importanti autostrade (A22 Modena-Brennero e A4 Milano-Venezia) con tutte le polveri che ne provengono, e l’avere un’industria pesante a circa 200 metri dal centro storico.
Quindi ha senso un questo tipo di intervento ? No.
No perche’ discrimina la popolazione, dando in piu’ il senso che chi paga puo’ inquinare liberamente.
No perche’ non risolve il problema, come gia’ hanno dimostrato i blocchi del traffico e le targhe alterne.
Una soluzione ? Per Verona e’ difficile in quanto le autostrade non possono essere bloccate, sarebbe auspicabile coprirle ad esempio con dei teloni e far si’ che l’aria all’interno venga trattata con filtri prima di essere reimmessa all’esterno. Piu’ facile, anche se complesso comunque, spostare le industrie pesanti dal centro, visto che probabilmente i titolari delocalizzerebbero all’estero piuttosto che a pochi chilometri, pero’ con qualche incentivo statale forse si riuscirebbero a convincere. Il traffico commerciale deve essere bloccato prima che arrivi in citta’: abbiamo una bellissima zona doganale lontano dal centro e ben servita, i camion sarebbero da fare fermare la e trasportare i beni tramite mezzi piu’ ecologici (metano o benzina, no al gasolio), o meglio ancora per treno visto che abbiamo una stazione merci a poche centinaia di metri dal centro. Limitare l’accesso al centro da parte delle auto partendo da un presupposto: tutti hanno diritto di usufruire della citta’; basta quindi dare un pass (uno solo e gratuito) ad ogni famiglia, in modo che contemporaneamente possa entrare nella citta’ storica solo un auto per famiglia. Se poi si dessero incentivi per coloro che vanno in auto insieme al lavoro, meglio ancora. Perche’ non l’autobus ? Perche’ non tutte le zone sono servite bene, e qualcuno, come il sottoscritto, dovrebbe cambiare due mezzi e farsi almeno un km a piedi, con ogni tempo e temperatura, senza contare la perdita di sonno dovendosi alzare almeno 45 minuti prima. Se va bene.
Quindi no all’ecopass, non serve a nulla se non a far cassa.

L’emergenza (che dura da 14 anni dicono…) dei rifiuti a Napoli ha oramai preso il posto fisso sui quotidiani e telegiornali, portando ogni giorno un nuovo tassello ad un mosaico che appare sempre piu’ confuso.
Molte sono le soluzioni che sono state proposte, ma quello che si perde di vista e’ l’aspetto generale del problema. Io non sono un ambientalista, non sono un esperto, ma penso che dovrebbe essere rivista la questione rifiuti in maniera radicale.
Quante volte acquistiamo un bene, magari piccolo come un iPod e lo troviamo imballato in cartone e plastica con un volume esagerato se paragonato al prodotto contenuto ?
Il primo passo che mi viene in mente e’ obbligare le aziende a fare contenitori minimi, e non importa se la carta e’ riciclata perche’ per riciclarla servono comunque risorse quali acqua ed energia elettrica, e’ proprio necessario limitarne l’uso. Stop anche ai manuali plurilingue: cosa mi interessa della traduzione in aramaico antico ? Meno pagine, meno carta e meno inchiostro.
Il secondo passo e’ una raccolta differenziata seria. Nelle immagini che arrivano da Napoli si sono visti pneumatici, materassi, frigoriferi…ma questo non e’ materiale che va buttato nel cestino davanti a casa ma vanno smaltiti in maniera seria. Io divido plastica, carta/cartone, lattine e vetro. Potrei fare di piu’ ma il balcone e’ piccolo e due bidoni piu’ il sacchetto del vetro me ne occupano gia’ un bel po’. In questo modo in discarica dovrebbe andare solo la parte secca del rifiuto, in quanto l’umido viene recuperato per farne compost. In effetti, il problema degli odori nauseabondi che spingono a bruciare i cumuli di rifiuti e’ dovuto, secondo me, proprio al fatto che non viene separato l’umido che quindi marcisce sviluppando cattivi odori: un cumulo di bottiglie di plastica non puzzerebbe.
L’ulteriore passo sarebbe abolire i contenitori di plastica a favore dei soli contenitori riciclabili al 100%, come il vetro. Acqua, latte, cibi, tutto dovrebbe essere contenuto nel vetro, facilmente riciclabile: ricordiamo che la plastica riciclata non torna ad essere utilizzabile per uso alimentare, mentre il vetro si’. In piu’ limitando al massimo l’uso della plastica si evita di usare il petrolio.
Insomma, margini di manovra e di miglioramento ce ne sono, aldila’ dell’uso delle discariche che non devono piu’ trovare posto nella gestione dei rifiuti moderna. Certamente costa fatica cambiare, ma e’ l’unico modo per evolvere da una situazione che vede il rifiuto solo come uno scarto, mentre invece rappresenta energia e materie da riutilizzare. Perche’ solo la mafia ci vede il vantaggio economico ?

Il titolo e’ provocatorio, me ne rendo conto, ma ogni tanto leggo dei pezzi di un fantastico libro, che suggerisco a tutti, intitolato Ballando nudi nel campo della mente, scritto da quello che ritengo essere un vero genio, il premio Nobel per la chimica Kary Mullis, lo scopritore della PCR.
In uno dei tanti (e brevi) capitoli del suo libro attacca l’establishment medico con una domanda: cosa dimostra che l’HIV provoca l’AIDS ?
Questa semplice domanda non ha mai ottenuto una risposta, nemmeno da Robert Gallo, lo scopritore del virus.
In sostanza non esiste una dimostrazione clinica del fatto che l’HIV sia la causa dell’AIDS, ci si limita ad osservare che se una persona muore di tubercolosi ed ha l’HIV allora e’ morta di AIDS, altrimenti solo di tubercolosi. E le malattie che vengono poi spacciate per AIDS sono sempre in crescita, aumentando cosi’ il numero di malati di AIDS in maniera virtuale, in questo modo la malattia e’ sempre in crescita.
Non solo. Il continente africano risulterebbe essere la zona del mondo maggiormente colpita. Il dott. Mullis esprime un’ipotesi molto chiara per questo: in africa i test per l’AIDS costano troppo, per cui ci si limita a presumere che la causa delle malattie sia l’AIDS, in questo modo i malati possono accedere alle strutture ospedaliere dell’OMS, che sono le uniche decentemente attrezzate e gratuite. Finisce cosi’ che un colpo di machete alla gamba venga chiamato AIDS.
Un altro fattore rilevato, e che mi ha fatto riflettere, e’ l’uso del preservativo. Da tutti viene indicato come l’unica arma pratica contro il diffondersi della malattia, ma ad una domanda diretta il dott. Mullis ha affermato che negli USA, mentre le malattie veneree comuni aumentano (e quindi l’uso del preservativo non e’ in aumento), la diffusione dell’AIDS cala, per cui non e’ nemmeno vero che ci sia tale correlazione.
Il motivo di tutto questo ? Sempre secondo il dott. Mullis, orde di medici cercano in tutti i modi di tirare a campare con la ricerca, e questa deve essere finanziata, e quindi c’e’ la corsa a trovare qualcosa di ‘buono’ per spillare quattrini ai governi. In epoca in cui la ricerca sul cancro non faceva piu’ tanta notizia, ecco che spunta una nuova malattia, terribile e mortale, su cui i ricercatori si avventano (o meglio, si avventano sui soldi).
Nel 1984 venne resa pubblica la scoperta dell’HIV, e si disse che tempo 2 anni ci sarebbe stata una cura ed un vaccino. Stiamo ancora aspettando.
PS: che fine ha fatto il buco dell’ozono ? Ma questo e’ un altro paragrafo 🙂