Bene, con ieri ho terminato il mio primo anno di Aikido. Che dire ? Bello, ho sempre pensato che prima o poi avrei intrapreso questa strada e non me ne pento. Ieri ultima lezione di spada, e visto che gli esami sono stati fatti la settimana scorsa, eravamo in pochi. Adesso si riprende in mano la bici. E la moto. Domenica forse si va sul Passo Pordoi.

Ho finalmente aggiunto la possibilita’ di fare commenti a cio’ che scrivo. Nanoblogger lo ritengo molto carino e potente, principalmente perche’ e’ scritto tutto in bash, e quindi mi consente di aggiungere nuovi articoli semplicemente da shell con vi, niente roba grafica, o via web, che non mi piace (saro’ all’antica), e poi penso che sia piu’ sicuro visto che non c’e’ niente di dinamico ma tutte le pagine sono create in maniera statica dopo ogni nuovo articolo. Ovviamente questo comporta il problema dei commenti che sono, in qualche maniera, una parte dinamica, ma con NBcom ho aggiunto anche questa funzionalita’ che offre anche un minimo di protezione captcha.

Succede. ‘Finche’ morte non vi separi’, ‘nella buona e nella cattiva sorte’, sono parole che oramai vengono si’ pronunciate, ma che spesso non hanno piu’ valore di una qualsiasi sequenza di lettere estratte a caso.
In questi giorni i lavoratori dipendenti sono chiamati a scegliere dove lasciare il proprio TFR (Trattamendo di Fine Rapporto o liquidazione), se nell’azienda oppure un fondo di categoria o un fondo aperto.
Questa riforma introduce grossi problemi per quanto riguarda il futuro dei lavoratori, in primis perche’ se ieri la previdenza di tipo ‘retributivo’ consentiva di ottenere una pensione molto vicina alle ultime buste paga piu’ un congruo TFR pari a circa una mensilita’ per ogni anno di lavoro (diciamo un 40mila euro), ora passando alla previdenza ‘contributiva’ il lavoratore va a riposo con una pensione rapportata a quanti soldi ha versato. In sostanza molto meno. La cosa che trovo fastidiosa e’ che e’ sparito il TFR. Dove e’ andato a finire ? Semplice, nel fondo che si e’ obbligati a scegliere in questi giorni, di conseguenza quando un lavoratore andra’ in pensione ne ricevera’ una parte dall’INPS grazie ai contributi versati e un’altra con la rendita del TFR, che non prende nella sua totalita’ ma che ha versato ai fondi. In sostanza, per avere (molto meno secondo i calcoli che fanno gli stessi sindacati, arrivando al 70% circa dello stipendio) una pensione piu’ bassa, si e’ perso il TFR. Un bel guadagno non c’e’ che dire. Vero e’ che se un lavoratore vuole puo’ recuperare una parte del suo TFR ed in alcuni casi in toto (dipende dal contratto collettivo sotto cui lavora), ma ovviamente la pensione diminuisce di conseguenza.
La domanda da porsi e’: perche’ i sindacati tacciono e anzi, spingono per passare ai fondi di categoria ? Semplicemente perche’ anche loro sono nella gestione dei fondi, e quindi hanno tutto da guadagnare se i lavoratori passano a queste fonti integrative.
Altro aspetto imbarazzante e’, e qui mi ricollego con il paragrafo introduttivo, che se uno sceglie un fondo questa decisione e’ irrevocabile. Ma come, quando uno si sposa produce effetti enormi sul patrimonio personale presente e futuro, puo’ avere dei figli e nonostante questo la legge gli permette di divorziare e cambiare moglie, ma i fondi no, quelli scelti il lavoratore se li deve tenere per tutta la vita. Se il coniuge tradisce o semplicemente e’ stufo e vede un possibile nuovo compagno piu’ bello e aitante, puo’ divorziare e cambiare, ma il fondo no, se anche inizia a rendere lo 0% il lavoratore se lo deve tenere, e questo con grosso danno alla propria, gia’ magra, pensione visto che sara’ calcolata proprio sui versamenti fatti e loro resa nel tempo.
Secondo me e’ una situazione intollerabile: il lavoratore e’ costretto a fare una decisione che lo leghera’ per tutta la sua vita lavorativa ad un’entita’ gestita da chi dovrebbe tutelarlo nella scelta. Ma il conflitto di interessi vale solo per le banche (e mi limito al settore finanziario) ? Chissa’ se un giorno si potra’ divorziare anche dai fondi pensione o se questo sara’ si’ ‘finche’ morte non vi separi’. Morte di fame, suppongo.

Ebbene, martedi’ ho fatto l’esame per agguantare il 6 Kyu di Aikido. Chi ne sa qualcosa si mettera’ a ridere, pero’ dai, bisogna ammettere che e’ il primo passo di una strada lunga e faticosa, la strada per l’armonizzazione dell’energia, letteralmente il significato di Aikido.
E da stasera lezione di spada.

I traslochi non sono mai buoni, specie per l’hardware, e cosi’ dopo aver trasportato il server che gestisce bestkevin.com, sono iniziati i problemi. In realta’ che sia stato il viaggio in auto, il pave’ del centro storico o i trasbordi lo penso solamente, magari era ora che accadesse, tant’e’ che al riavvio il PC e’ partito, tutto ok, cambiati IP, regole di firewalling e tutto. Al mattino cerco di collegarmi e niente, nessuna risposta. Vado a vedere e il disco e’ partito. Ovviamente non e’ in RAID (prima di Debian etch era un casino fare il RAID software e su questa era pure impossibile), i backup non ho mai avuto tempo di farli (ovviamente), per cui addio.
In realta’ buona parte del disco sono riuscito a recuperarlo, piu’ o meno le home dei miei amici, le pagine web, i database. Quello che ancora devo reimportare e’ la mailing list del Linux User Group di Verona che da anni ospito su questa macchina, con i relativi archivi di anni di discussioni. Il problema fondamentale e’: mailman come e quanto e’ cambiato da Debian sarge a etch ? Perche’ se per i DB ho installato una sarge in una directory e usando debootstrap sono riuscito ad esportare sia i dati di MySQL che PostgreSQL, con mailman la cosa e’ piu’ ardua, non so nemmeno se esista un tool, o se sia sufficente copiare le dir (come suppongo). Vedremo. Intanto ho reinstallato tutto da zero, due dischi da 120GB in RAID1 software e swap in RAID0, copiato un po’ del copiabile dal disco rotto ed il resto lo vedro’ con calma mettendolo in un adattatore esterno.
L’hard disk era un Quantum Fireball da 20.5GB, non ho nemmeno idea di quale sia l’anno di fabbircazione, sicuramente prima del 2000. Il PC era quello che usavo appena sono stato assunto ed era il mio desktop, poi penso di avere cambiato il disco poco dopo, per cui parecchi anni acceso 24/7. Da sempre Debian GNU/Linux, all’inizio era una slink o una potato aggiornata di volta in volta, per questo non si poteva fare RAID software.
…E sono sicuro che la colpa non era del disco bensi’ dell’alimentatore, infatti poi non partiva piu’ dopo il cambio dei dischi, la ventola era ferma…sono convinto che uno sbalzo di tensione abbia danneggiato il disco.
Beh, continuiamo a recuperare i dati, sperando che la mailing list del LugVR torni in vita al piu’ presto, intanto il sito non funziona per un loop da qualche parte di MediaWiki.

Oggi evidentemente sono in vena prolissa e, straordinariamente scrivo un’altra volta nel weblog nella stessa giornata.
Prendo spunto da cio’ che ha riportato il caro amico Mayhem, ovvero ‘La statistica è come un bikini. Mostra un sacco di cose. Ma quelle vitali le nasconde.’ (si’, fa sorridere anche me), per riprendere un articolo de La Repubblica sui ciclisti: la strage dei ciclisti
Nell’articolo si spiega come in 3 anni ci siano stati, in tutta Italia, ben 1000 morti su due ruote (senza motore), e via con i paragoni del tipo ‘in 6 mesi un numero di morti pari ai partecipanti il Giro d’Italia’. 1000 e’ un numero alto, e certo sarebbe meglio che fossero 0, non discuto su questo, ma sul modo di dare le informazioni. Dov’e’ la notizia ? Dov’e’ lo scoop ? 1000 morti in 3 anni sono meno di un morto al giorno in tutta Italia. E’ cosi’ scandaloso ? Ripeto, meglio se fossero azzerati, e la gente morisse di altre cose tipo un infarto durante l’amplesso, ma tant’e’.
Ora, come dice la frase ad effetto riportata da Mayhem, vengono tenute nascoste le cose interessanti come ad esempio come siano morti questi ciclisti. Perche’, ovviamente, tutti pensano che siano stati investiti da pirati della strada, schiacciati contro i guard rail su strade senza ciclabili e cosi’ via, mentre invece sarebbe utile andare ad analizzare proprio i motivi delle morti.
Io vado in bici di tanto in tanto, e sicuramente potrei cadere durante una discesa, battere la testa e morire. Ricadrei nei 1000 ? L’anziano che, qualche mese fa, tornando di notte dal bar e’ finito nel fosso, morendo, rientra nei 1000 ? E l’altro che e’ morto di infarto durante una gara in un paese vicino, rientra nei 1000 ?
Il problema nel dare queste notizie e’ che si crea un clima di apprensione, come nel caso delle moto. E’ vero, ce ne sono tante e tanti sono i centauri che ogni anno muoiono sulle strade, ma e’ possibile sapere anche una statistica sulle modalita’ delle morti ? Perche’ se un’auto apre la portiera, se un motociclista la prende e muore la colpa non e’ del motociclista, e se cade per colpa dei dossi rallentatori, non e’ colpa sua, o per precedenze non rispettate e cosi’ via.
Infatti, per terminare l’opera l’articolo chiude con la frase ‘Tutto questo, in estrema sintesi, è la prova lampante di come automobilisti e motociclisti rispettino molto poco i poveri utenti delle biciclette…’. Cioe’, fatemi capire, i motociclisti, che muoiono in numero estremamente piu’ alto dei ciclisti, non darebbero loro rispetto ? Io in moto se prendo sotto un ciclista e’ altamente probabile che cada a mia volta, e considerando che la moto pesa oltre 200 kg e probabilmente mi cadra’ su una gamba, la velocita’ etc, mi faro’ male, spesso piu’ del ciclista stesso. Quindi, caro il mio Vincenzo Borgomeo, questo articolo e’ la prova lampante che non vai in moto e che probabilmente hai preso dei dati di qualche rapporto, messo giu’a caso qualche dato per ottenere un pezzo da consegnare in fretta in redazione.

Per vari motivi, ho modo di leggere piuttosto spesso riviste femminili, in particolare Grazia. E’ interessante perche’ consente di vedere il mondo con occhi prettamente femminili, diversamente da testate generaliste in cui le donne, comunque, devono scrivere in maniera piu’ asettica. Questa rivista invece, essendo scritta da donne per le donne, offre una finestra su un modo di pensare diverso al quale sono abituato.
Comunque, stavo leggendo il numero in edicola la settimana scorsa quando incappo in un articolo dal titolo ‘Chi ha paura dell’inquinamento’, incuriosito inizio a leggere e scopro che in realta’ si parla di trucchi.
Generalmente sono contrario ai trucchi intesi come prodotti atti ad interagire con il fisico, ovvero ‘nutrienti’, ‘idratanti’, ‘rigeneranti’, ‘sarcazz’, in quanto penso che siano tutte stupidaggini…il trucco serve a coprire imperfezioni, nascondere o esaltare variando le luci, il prodotto da banco non puo’ (e non deve) curare o comunque avere effetti ulteriori, altrimenti diventa farmaco.
Leggo un riquadro ‘Nuvola anti-cellulari’, in cui si pubblicizza (eh beh, non credo che i prosotti presentati nell’articolo ci siano per meriti sportivi 🙂 ) un nuovo articolo, tale Expertise 3P Brume ecran della Clarins, che avrebbe, udite udite, la proprieta’ di bloccare le dannose onde elettromagnetiche che rovinano la pelle grazie al suo principio attivo Magnetic Defense.
Ora, che le onde elettromagnetiche siano dannose e’ tutto da dimostrare, che poi il danno sia di far invecchiare la pelle precocemente mi pare addirittura sconvolgente, un po’ come sui pacchetti di sigarette in cui c’e’ scritto, appunto, ‘il fumo invecchia la pelle’. Perche’ se uno non si preoccupa del tumore al polmone stai ben certo che smette di fumare per paura della pelle sciupata.
Per quel poco di fisica che ho studiato, l’unico modo in cui questa pubblicita’ possa essere considerata non ingannevole e’ che all’interno della confezione ci fosse si’, la boccetta di prodotto da spruzzare come ‘una nuvola fresca e profumata all’acqua di rosmarino’, ma anche una bella gabbia di Faraday.

E’ da un po’ che voglio scrivere su questo argomento, ma mi sono sempre tirato indietro all’ultimo, per vari motivi. Ora, dopo aver visionato gli studi di settore per quest’anno e dopo avere letto la notizia di un aumento del tesoretto ho deciso che non riesco piu’ a tacere.
Gli studi di settore sono un accrocchio fiscale che definiscono quanto un’azienda deve guadagnare per essere produttiva. In base a cio’ sono emessi dei parametri che identificano se la tua azienda puo’ farti vivere o giustificare alcuni investimenti, quindi se tu li rispetti sei in regola, altrimenti sei un evasore. In sostanza, il fallimento delle politiche fiscali dello stato. Il giro logico, e costituzionale, sarebbe che io ho delle fatture di acquisto, ho quelle di vendita e sulla differenza pago le tasse. Ma se lo stato, senza guardare le fatture, dice che io non posso fare meno di un certo reddito e mi dice gia’ quanto devo pagare, che senso hanno le fatture ? Certo, se uno ha da pagare di piu’ allora valgono le fatture, ma se uno deve pagare di piu’ che senso hanno gli studi di settore ? Non solo, all’evasore conviene comunque lo studio di settore, perche’ evade 100 ma lo stato lo costringe a pagare 10, e se prima faceva qualche fattura di copertura ora non fara’ piu’ nemmeno quella, tanto paga sempre uguale.
Il problema invece e’ con chi lavora part time nella propria azienda, o non ha la stessa redditivita’ di altre zone del paese, perche’ se gli studi di settore possono andare bene a milano, magari per modena sono troppo alti. Io mi trovo nella situazione in cui, dedico alla mia azienda solo una parte del tempo proprio perche’ non sufficentemente redditizia, ma con gli studi di settore devo pagare le tasse su redditi non percepiti. ‘Scusa quanto hai preso ? 10000 euro ? eh no, le tasse le devi pagare su 15000 e poi devi pagare l’IVA su vendite mai effettuate ma che avresti dovuto fare’. Sembra logico ? Ok, nell’ottica in cui si paga sui supporti vergini una tassa per qualcosa che forse non si fara’, puo’ essere, ma questo taglia le gambe ai piccoli artigiani, alle piccole aziende (il 60% risulta essere fuori dagli studi di settore), e spinge le aziende che prima versavano le loro tasse allo stato a passare nel nero chiudendo la partita IVA. Imbianchini, muratori, elettricisti, idraulici, tutte categorie che se prima pagavano 10 di tasse da domani pagheranno 0. Tanto il 10 lo versera’ chi non dovrebbe.
Questa e’ la mannaia che si abbatte su chi ha voglia e entusiasmo di dedicarsi a qualche attivita’ in proprio, e i ringraziamenti del capo dello stato, sinceramente, mi fanno ridere e non dico cosa ne farei per evitare il reato di offesa al capo della repubblica (nonostante la dichiarazione dei diritti universali mi dia modo di pensare e dire quello che voglio).
La mannaia sui dipendenti e pensionati c’e’ gia’ stat creando il tesoretto, ora questa per gli autonomi va ad aumentare il tesoretto, e tutti i politici sono contenti, proprio come il ladro che uscendo dalla banca dopo la rapina si accorge che il bottino e’ piu’ abbondante del previsto. Ovviamente il ladro non ci pensa nemmeno a tornare indietro e lasciare il surplus alle persone cui l’hanno rapinato, proprio come i politici.
Sarebbe tanto bello che si usasse veramente il principio di progressivita’ costituzionale, e si verificasse veramente il reddito delle persone, con leggi severe per chi evade. Siamo nel 2007, ci sono archivi di dati per qualsiasi cosa, basterebbe incrociarli per fare le verifiche, pero’ costa molto meno alzare virtualmente i redditi.
Il prossimo passo ? ‘Scusa, te che lavori in fabbrica che stipendio hai ? 1000 euro ? senti facciamo cosi’, invece di farti pagare il 30% ti abbasso al 25% ok ? In cambio alziamo virtualmente l’imponibile a 1500 euro, sei contento ? Anzi, dammi i 75 euro che mi vengono.’