Risultato
Nome: |
ENRICO |
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Cognome: |
CHERUBINI |
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Team: |
escursionista |
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Anno: |
1972 |
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NazionalitΓ : |
ITA |
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Pettorale: |
1435 |
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Posizione: |
474 |
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Posizione Categoria: |
23 |
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Categoria: |
ESCM |
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Tempo: |
2:55:57.35 |
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Tempo Reale: |
2:53:37.75 |
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Intermedi
Rilevamento |
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Km |
tempo totale |
media totale |
pos totale |
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Km frazione |
tempo frazione |
media frazione |
pos frazione |
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Intermedio Mediofondo |
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35,00 |
1:16:42 |
27,38 Km/h |
499 |
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35,00 |
1:16:42 |
27,38 Km/h |
499 |
Finish |
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97,00 |
2:53:38 |
33,52 Km/h |
458 |
|
62,00 |
1:36:57 |
38,37 Km/h |
411 |
Update 2010/10/20 Sono arrivate un paio di foto…non mi piace il metodo di inviarle e chiedere il pagamento a posteriori o il reinvio, sarebbe preferibile che mettessero dei provini su un sito, uno sceglie e si fa inviare solo le desiderate. E poi 6 euro a foto sono veramente tanti. Pero’ almeno questa penso la terro’, mi piace…sembro un ciclista vero π
Domani si va in quel di Desenzano per affrontare la seconda granfondo dell’anno, la South Garda Road. Non dovrebbe essere estremamente difficile, il percorso che ho deciso di fare, il medio, presenza la sola incognita della lunghezza piu’ che il dislivello, visto che ci sono 982m di ascesa su una distanza di 97km. La gamba non e’ al 100% (che gia’ se lo fosse non sarei certo tranquillo π ), mercoledi’ ho fatto un’uscita di circa 50km con dislivello attorno agli 840m ed e’ andata abbastanza bene, vediamo se riesco a tenere duro sui continui mangia e bevi che il profilo altimentrico mostra dopo i due tratti iniziali piu’ spiccati. Sia quel che sia, sono gia’ contento di poter comunque affrontare una gara ai primi di ottobre, quando l’anno scorso avevo gia’ mollato da un pezzo, il che significa che sono riuscito a rimanere in forma, ed e’ molto per me. Risultati ovviamente non me ne aspetto, di nessun tipo…vado, mi diverto e spero solo di non arrivare ultimo e nemmeno nell’ultima pagina dei fogli classifica π Oggi pomeriggio, dunque, si va a ritirare il pacco gara, a respirare un po’ d’aria da competizione e fare quattro passi e domani VIA A TUTTA (per quello che posso fare π ).
Eccomi qui, al 25 di agosto, a sancire il termine della stagione sportiva 2009/2010. Avrei voluto finire col botto (in senso positivo), realizzando uno dei sogni che coltivo da quando ho iniziato ad andare in bici: il giro dei quattro passi, noto anche come sellaronda, comprendente il passo Sella, il passo Gardena, il passo Campolongo ed il passo Pordoi. Avevo gia’ iniziato a pensare ieri notte, mentre la tensione mi impediva di addormentarmi, a cosa avrei scritto nel blog, a quali sensazioni sarei andato incontro nel pedalare nel meraviglioso scenario delle Dolomiti, a come avrei trasformato la stanchezza in emozione, ed invece alle 5:50, subito dopo la sveglia, un SMS mi ha annunciato che l’appuntamento sarebbe saltato per problemi di salute del caposquadra (aka mio fratello). Comunque il Sella, almeno per qualche milione di anni, rimarra’ dove si trova, per cui ho tutto il tempo di programmare l’uscita un’altra volta, magari proprio a settembre. Che dire della stagione conclusasi ? Iniziata presto, proseguita bene, mi ha portato a raggiungere nuovi traguardi e nuovi livelli di preparazione, culminati non solo con il percorso medio alla Gran Fondo Damiano Cunego, mio obiettivo fisso stagionale, ma proseguito poi nelle settimane successive cosa che l’anno scorso non ero riuscito a fare con continuita’. Mi sono tolto la soddisfazione di raggiungere il bivio del pidocchio, di scollinare al passo del Branchetto, di noleggiare una bici al mare ed affrontare strade mai viste, di doparmi alla vista di paesaggi stupendi dopo avere scalato le montagne pedalando. Ora l’obiettivo e di non mollare, di non fare l’errore dello scorso anno quando arrivato ad agosto non ho praticamente fatto piu’ nulla, in bici, fino a gennaio; ora l’obiettivo e’ riprendere gia’ a meta’ settembre con esercizi mirati a migliorare ancora perche’ ho notato che con le semplici uscite ‘prendi la bici e vai’ non riesco ad andare molto oltre. A settembre pero’ si ricomincia anche con l’aikido, cercando il massimo impegno anche nelle presenze, visto che diversamente dagli anni scorsi prendero’ parte anche alle lezioni iniziali quando invece solitamente riprendevo ad ottobre, ed a questo serve anche l’andare in bici: migliorare la resistenza allo sforzo per potersi concentrare maggiormente sull’esecuzione della tecnica piuttosto che a dover recuperare il fiato. A dicembre poi, se tutto andra’ bene, dovrei avere l’esame per il passaggio di grado…a meno che non vengano tutti spostati a giugno. Vedro’ anche di partecipare a qualche stage in piu’, l’anno scorso sono riuscito a presenziarne alcuni, nei prossimi mesi vedremo di darci da fare anche con questi perche’ il relazionarsi con altri praticanti e’ un metodo di crescita che mi piace molto. Per quanto riguarda il tennis, vedremo di mantenere il mercoledi’ come serata settimanale per fare un’oretta di scambi e magari aggiungere qualche domenica mattina. Ma questo e’ proprio svago π la qualita’ del mio gioco e’ talmente infima che dire ‘vado a giocare a tennis’ e’ quasi un insulto π
Anche quest’anno si e’ concluso il giro moto-jazz, con l’aggiunta di qualche giorno di mare. Partenza lunedi’, il VFR, dopo l’ennesima revisione delle forcelle, sistemazione dei freni e manutenzione varia, bello carico sembra andare bene ed e’ lanciato in direzione Riccione. Quest’anno e’ stato deciso di trascorrere qualche giorno sul litorale adriatico in compagnia di alcuni familiari che vi soggiornano. Il traffico e’ piuttosto scarso ed in due ore e mezza si esce al casello di destinazione. L’albergo non e’ niente di eccezionale, ma il prezzo e’ basso e va bene cosi’, tanto ci si deve stare solo per quattro notti. La spiaggia’ e’ quella tipica romagnola, fatta di bagni (le spiagge in concessione ed attrezzate), sabbia fine e stranamente ombrelloni piuttosto distanziati ed e’ popolata in maggioranza, vista la stagione, da mamme con bambini e nonne. Ovviamente stare sotto il sole immobile e’ noioso, e quindi in previsione mi ero informato con google: una bella ricerca con ‘noleggio bici riccione’ ed eccolo li, un bel link ‘Noleggio biciclette da corsa a Riccione’, 25 euro. Decido quindi che mercoledi’ sarebbe stato il giorno giusto per un’uscita, per cui il giorno prima vado ad informarmi presso l’hotel Dory e per 25 euro mi mettono a disposizione una bici in carbonio Scott RC1 Pro montata Ultegra della mia misura. Mercoledi’ mattina quindi mi presento, casco occhiali, abbigliamento, scarpe e attacchi (per non lasciare inutilizzabile la BDC a casa ho portato via quelli della MTB) pronto per partire per uno dei giri suggeriti da una bellissima cartina che mi viene data con oltre 20 percorsi, ovvero quello che in 100km e circa 1000m di dislivello porta a Urbino e torna per Tavullia (il paese di Valentino Rossi…), seguendo pero’ il suggerimento del tecnico che mi aveva montato i pedali (che e’ anche uno degli accompagnatori dei giri ciclistici organizzati). La giornata e’ bella, molto calda gia’ dal mattino, la strada pedalabile senza tratti particolarmente impegnativi a parte qualche strappetto, e passata Urbino diventa un continuo saliscendi sulle colline. L’unico tratto duro e’ stato per un errore commesso al bivio per Tavullia dove, invece di prendere per la strada principale all’incrocio giusto, ho anticipato e sono salito da una strada secondaria piuttosto ripida e, alle 12 sotto il sole diventava ulteriormente complicata, ma si tratta si poche centinaia di metri. Alla fine, ecco qui la mappa del giro, considerando che poco dopo Tavullia si sono esaurite le pile del GPS :). L’esperienza e’ stata estremamente positiva, ottimo poter andare tranquillamente al mare senza portare con se la bici (con il rischio di furti durante il trasporto e la permanenza) ma poter decidere di lasciare la spiaggia per un giro, anche in considerazione che non si tratta di vecchie bici in ferro, ma ultimi modelli, tenuti anche piuttosto bene. (Chissa’ perche’ mi sono convinto fosse Orvieto mentre in realta’ si tratta di Urbino… π ) Terminata la fase mare, venerdi’ si riparte in direzione Perugia per assistere al concerto di Mario Biondi e seguire poi qualche concerto gratuito di Umbria Jazz 2010. Stavolta niente autostrada, ma statale con deviazione verso Sansepolcro per acquisti. Bellissima la statale (di cui ovviamente non ricordo il numero) che curva dopo curva porta ad un passo (di cui non ricordo il nome) da cui si ridiscende con altrettante curve: il VFR ridisegna la strada, l’andatura e’ lenta e tranquilla, giusta per godersi il percorso. Da Sansepolcro a Perugia ci si affida alla E45, brutta strada dritta e sconnessa, piena di buche nonostante anno dopo anno si vedano i tentativi di rattopparla: la si mettessa a pagamento almeno cosi’ non avrebbero piu’ scuse per tenerla in situazioni talvolta anche pericolose, ma a questo punto la cosa che interessa e’ arrivare. Il B&B dove c’e’ la camera prenotata si chiama ‘C’era una volta’, ed e’ arroccato in localita’ Ponte Rio, arrivarci non e’ difficile, solo l’ultimo kilometro dovrebbe essere maggiormente segnalato. La salita che dalla strada porta al cortile invece e’ piuttosto impegnativo: un primo tratto di qualche decina di metri sterrata e sconnessa (in salita) mette a dura prova le sospesioni specie e pieno carico, ma anche il tratto successivo in cemento e’ molto ripido e con tre profonde scanalature per lo scolo dell’acqua piovana che fanno toccare il terreno alla pancia del VFR: ammetto che l’ultima volta che l’ho fatta ho tirato un sospiro di sollievo. E’ l’unica pecca di un posto molto bello, curato e pulito, gestito da due persone squisite che si prodigano per rendere il soggiorno il migliore possibile. La natura del soggiorno che ci si e’ prefissato non prevede di stare molto nella struttura, infatti il tempo per una doccia e via verso Perugia (a soli quattro km) per fare un giro in attesa del concerto. Perugia e’ sempre una bella citta’, posizionata in alto, che pero’ soffre di criticita’ come le strade impervie (infatti non si vedono molti cittadini andare in bici a fare la spesa…), strette ed una viabilita’ a dir poco inefficace, fatta di sensi unici, svolte in galleria e semafori posti a ridosso di curve e salite particolarmente ripide. Il VFR scalda come una dannata, la ventola soffia l’aria calda, e fortuna che la revisione prima della partenza ha riguardato olio e pastiglie dell’impianto frenante anteriore π Per il resto e’ una citta’ accogliente, pulita, il centro storico raccolto e facilmente visitabile (anche se lo scopo del viaggio non e’ la visita di Perugia). Se ci andate in auto, consiglio di prendere la Minimetro’, odiata dai perugini, ma molto comoda π Durante la permanenza bel giro al lago Trasimeno con gelato per pranzo in localita’ Passignano sul Trasimeno, in un baracchino con giardino dotato di juke box π Il giorno dopo, gita alle cascate delle Marmore (tutta E45 fino a Terni, una gran rottura di scatole), ma il posto merita: sette euro di entrata son un po’ tantini considerando che non c’e’ nulla per cui questi soldi vengano spesi (la cascata c’e’ e non ha grosso bisogno di manutenzione), ma si puo’ stare sulle panchine, mangiare qualcosa in tranquillita’ e quando la cascata e’ aperta (ci sono gli orari, informatevi) la nube d’acqua e’ molto refrigerante. Il lunedi’ si riparte, statale fino a Siena poi la bella statale (o regionale) 222 Chiantigiana che collega Siena a Firenze, tra poderi, rustici e bellissime case. Si evita il centro di Firenze e grazie al navigatore, si fanno strade altrimenti impensabili, passando per Fiesole e le colline di Firenze, per poi buttarsi verso Barberino del Mugello, sulla statale 65 che attraversa il passo della Futa (occhio ai camion causa lavori del raddoppio autostradale) ed il passo della Raticosa. La strada e’ bellissima dall’inizio alla fine, ampia e sicura e consente curve pennellate a filo d’acceleratore. Arrivati a Pianoro, con le spalle e i polsi in fiamme, ci si butta in autostrada a Sasso Marconi e di nuovo autostradaper un paio d’ore. Che dire ? Bellissime giornate, forse un po’ troppo calde, ma trascorse magnificamente, con moto, mare e jazz, e quest’anno anche un po’ di bici π
Con martedi’ 29 giugno si e’ conclusa la stagione 2010 di Aikido. In realta’ la mia si e’ conclusa con la fine di maggio, visto che per la Cunego sapevo che avrei perso la prima settimana e per motivi di lavoro (corso NIC a Bari) pure la seconda, piu’ un altro giorno per motivi personali. Il 24 giugno ci sono stati gli esami (io li ho dati a fine 2009), e qui potete vedere le foto che ho fatte. Belli, tosti…e vista la temperature direi anche tostati. Il caldo si e’ fatto sentire, ma per fortuna quella sera non e’ stata particolare, tanto che alla pizza in riva all’Adige c’era quasi fresco, ma sul tatami, mancanza d’aria e tensione hanno fatto il loro bel lavoro per complicare la vita degli esaminandi: respiri affannosi, corpi sudati, momenti di pausa rubati tra una tecnica e l’altra hanno caratterizzato le presentazioni delle tecniche. Dal mio punto di vista e’ stato un anno un po’ complicato, caratterizzato da qualche assenza per motivi di lavoro (fortunatamente mai per motivi di salute per quanto ricordi), ma anche da un buon numero di stage. Gli stage mi piacciono, danno modo di confrontarsi con altre persone, altri modi di vedere le tecniche che, anche quando sono base e fatte centinaia di volte, appaiono sempre nuove. Ora spazio alla bici (durante il periodo invernale, il martedi’ e il giovedi’ sono dedicati all’aikido ed il mercoledi’ al tennis, quindi per la bici rimane il week end) e al tennis, oltre ovviamente alla moto e alle vacanze π
Iniziai ad andare in bici da corsa con una certa costanza all’inizio del 2009, sebbene negli anni precedenti avessi dedicato qualche ora alla mountain bike.
Un giorno, nel 2008, chiesi a mio fratello di andare a fare un giro insieme, all’epoca avevo la sola MTB, per cui partimmo ma, invece di procedere per una strada sterrata (la salita che da Montorio porta al castello, lunghezza circa 300 metri) come era mia intenzione, iniziammo la salita asfaltata che da Montorio porta al Pian di Castagne’. E’ una salita molto nota perche’ breve e vicina alla citta’, quindi ideale per un’uscita quando si ha a disposizione poco tempo. Ebbene, arrivai all’incirca al quarto tornante, poi le gambe dissero basta, non volevano piu’ saperne.
Da allora sono passati molti km e molto asfalto sotto le ruote e finalmente riesco a fare non solo quella salita ma anche altre che, via via, sono diventate vecchi nemici. Sconfitti certo, ma alcuni con l’onore delle armi. Sono nemici veri, duri da sconfiggere, riuscire a vincerne la resistenza richiede forza, testa e applicazione, ma soprattutto nemici leali.
Dopo la salita di Montorio, il nemico successivo e’ diventata la salita che da Bellori porta a Cerro Veronese, in vista della GF Cunego del 2009, seguita dalla salita che da Torri del Benaco porta al passo dello sceriffo (dopo la pausa invernale).
Ovviamente per molti che vanno in bici, queste sono salitelle paragonabili alla ‘cima del diavolo’ della coppa Cobram di Fantozzi π ma per sono state gli obiettivi nel mirino per avere una ragione nel prendere la bici e partire (e spesso tornare a casa sconfitto π ).
Ogni tanto mi piace tornare su queste salite, ad incontrare questi nemici che furono, un po’ come due vecchi eroi di guerra che si ritrovano a parlare su quelli che furono i campi di battaglia.
L’ultima volta che mi sono dovuto fermare, durante una salita, e’ stato a fine inverno e’ stato sulla salita che da Brenzone porta a San Zeno di Montagna, ma li la salita era veramente impegnativa, soprattutto dopo la pausa invernale, ma quando comincia il fresco vedo di tornarci ;). Il bello e’ che questi sono nemici che non scappano, sono sempre li, pronti ad accettare il guanto di sfida.
Eccomi qui, con quasi una settimana di ritardo, a raccontare com’e’ andata la mia seconda gran fondo (in realta’ il circuito fondo da poco meno di 89 km), ritardo dovuto a motivi di lavoro. Tutto ha avuto inizitio il sabato pomeriggio, con il ritiro del pacco gara, che ritengo molto buono: zainetto (economico), bottiglia di vino, borraccia vuota, integratore di carboidrati, barretta energetica, un berretto ed un paio di calzini. Considerato il miserrimo pacco gara della Lessinia Legend del mercoledi’ prima, una cuccagna π Andiamo presto, ma c’e’ gia’ un sacco di gente, atmosfera allegra, per me inizia gia’ l’ansia, non sono abituato π e poi vedere tutte queste gambe depilate, polpacci e quadricipiti che hanno macinato migliaia di km…mi sento un po’ fuori posto. La location e’ stata cambiata in fretta e furia per ordine del Comune, probabilmente per paura che, dopo il Giro d’Italia, bloccare nuovamente le strade della citta’ avrebbe dato troppo fastidio alla cittadinanza, ma secondo me non e’ poi cosi’ male. Arriva quindi la domenica mattina. Per la prima volta mi alzo presto per fare colazione, voglio vedere se ottengo un beneficio: quindi sveglia alle 5.30, colazione con the’, fette biscottate e nutella e poi di nuovo a letto. Sveglia alle 7, preparazione, e poi mi dirigo in bici verso la zona di partenza. C’e’ gia’ un sacco di gente, alle 8.15 del mattino, le griglie sono piene, gente festosa, odore di creme e unguenti. Attendo, fuori griglia, tanto non ho alcuna velleita’ di classifica ed e’ gia’ tanto se riesco a portarla a termine senza sputare un polmone. Alle 8.45 l’altoparlante gracchia ‘si prega a chi e’ in griglia di tornare indietro’: ci saranno almeno mille persone, completi di bici, pronti al via, e non e’ comprensibile la richiesta: fischi si alzano dalla massa di ciclisti. Mi metto in griglia pure io, assieme a mio fratello che, per questa occasione si mette a mia disposizione per fare insieme il percorso. Fa caldo, il sole inizia a picchiare, i primi iniziano a muoversi, poi i secondo e poi via via il serpentone prende vita ma, arrivati all’incrocio, invece di tirare dritto come prevederebbe il circuito, si gira a destra, poi ancora a destra e poi ancora a destra, per tornare al punto di partenza π In sostanza per rifare le griglie fanno fare il giro dell’isolato: scopo forse raggiunto, ma creano ulteriori casini. Comunque, dopo un’altra attesa si riparte ma, qualche km dopo altro stop. Secondo me i mezzi dello staff sono rimasti indietro e li aspettiamo mentre fanno un’altra strada. Il caldo aumenta ma almeno riesco a sciogliere un po’ la tensione. Finalmente si parte seriamente, cerco di tenere il ritmo di mio fratello davanti a me, ma i primi chilometri sono sempre molto difficili, perdo un po’ contatto, cerco altri con un ritmo piu’ adatto al mio, mentre mio fratello ogni tanto rallenta per aspettarmi. Molte forature: l’anno scorso e’ toccato a me, e spero che questa volta vada tutto liscio, anche se mi sono premunito per benino: camera d’aria di scorta ma anche pezze TipTop e mastice π Inizia la prima, lunga salita, comprensiva di cronoscalata. Nel test di un paio di settimane prima l’ho fatta in circa 1h05m, ma sento di avere un buon ritmo ed anche il tratto piu’ duro riesco a superarlo senza entrare troppo in affanno. I chilometri della salita passano, mio fratello non si vede se non quando rallenta per farsi raggiungere poco prima dello strappo dei Ronconi: lo raggiungo, e poco prima del termine della cronoscalata gli faccio un bello scherzetto: scatto e gli rubo la cronoscalata per due decimi di secondo π Tempo: 52m31s34d Inizia poi il saliscendi verso Erbezzo, qualche strappo e poi breve ristoro. Si riprende in direzione BoscoChiesanuova, altri strappetti di qualche centinaio di metri, ma la gamba risponde bene, molto bene e via verso Valdiporro, discesona con qualche curva pericolosa, e poi salita verso San Francesco, costante e pedalabile. Arrivati a San Francesco si prosegue con uno strappetto verso Camposilvano, per scollinare e scendere verso Velo Veronese e qui la sorpresa: discesa piuttosto tecnica, con un susseguirsi di tornanti fino al bivio fondo/granfondo e salita…salita che non avevo previsto nel giro d’ispezione un paio di settimane prima…la prima idea e’ che sia la stessa salita che avevo in programma, ma presa un po’ piu’ a valle, ma con il proseguo della salita mi rendo conto che no, e’ proprio un’altra, il caldo si fa sentire, il sole picchia piuttosto forte e la salita e’ abbastanza tosta (e lunga), ma lassu’ vedo una strada, sicuramente dove termina questo tratto. Arrivo abbastanza provato, mio fratello e’ li che mi aspetta dopo avere allungato giocando un po’ con se stesso, e sono convinto che d’ora in poi sara’ discesa ma mi rendo conto che la strada su cui siamo sbucati non e’ esattamente quella prevista e un dubbio si insinua, dubbio che dopo pochi chilometri si materializza con San Mauro: c’e’ un’altra salita da fare, quella che avevo provato. Dopo la discesa passato San Mauro, ecco l’imbocco della salita, la terza e ultima. Le gambe sono stanche, le borracce iniziano ad essere vuote, il loro contenuto fa gia’ parte dell’atmosfera. Pedalo e poco prima dello scollinamento iniziano ad arrivare i primi del percorso lungo. Cerco Senna977, non vedo alcuna maglia nera della Cervelo: peccato, volevo incitarlo un po’ dovo avere letto delle sue imprese sul web (il giorno dopo scopriro’ che ha cambiato maglia). Comunque scollino, accompagnato da mio fratello che anche in questa occasione si e’ fermato ad aspettarmi, non mi fermo al secondo ed ultimo ristoro, oramai la testa e’ all’ostacolo successivo: una salitella, o piu’ un falsopiano, di poche centinaia di metri, ma che dopo i chilometri precedenti assume un diverso grado di difficolta’. Lo passo, ed inizia la discesa, sempre attaccato alla Wilier Le Roi di mio fratello, fino al piano e via verso Montorio sul filo dei 40km/h. Le gambe urlano che non ce la fanno piu’, chiedo di rallentare un po’, ma la risposta e’ un mantenere il ritmo. Sento che dietro ci sono degli intrusi, altri che succhiano la ruota, mancano un paio di chilometri, forse meno; incrociamo un atleta Verona Bike in panne, peccato. Poco dopo arriva un treno di qualita’, formato dal secondo gruppo di testa del gruppo, il loro ritmo e’ decisamente superiore e mio fratello decide di aggregarsi e mi lascia libero di rallentare. A circa 600/800m dall’arrivo eccolo li’ mio fratello, con il tubolare posteriore sgonfio…senza rallentare gli allungo la pompa pensando che potesse essere sufficente: non lo sara’…il tubolare e’ esploso in una buca della strada: arrivera’ mestamente spingendo la sua Le Roi. Gli ultimi chilometri miei sono un bel susseguirsi di emozioni, in particolare soddisfazione: mai avrei pensato di arrivare a questo livello, per molti un livello basso, quasi infimo, ma per me impensabile solo un paio d’anni fa, e a dire il vero anche qualche mese fa, quando ho ripreso a fare qualche salita dopo la pausa autunnale e le uscite invernali. Alla fine: tempo finale 4h04m03s75c, 1507mo su 1944. Sono molto contento π Un grazie ovviamente a mio fratello che mi ha seguito e sostenuto per tutto il percorso π
E’ da parecchio che non scrivo nel blog π ma il momento topico della stagione ciclistica (la mia) si sta avvicinando: manca oramai una settimana alla Gran Fondo Damiano Cunego 2010. La novita’ di quest’anno e’ che partecipero’ al circuito medio, 98km con un dislivello di 1880m (qui la planimetria), e non al corto. L’aumento di distanza e il tipo di salita, soprattutto la cronoscalta verso Erbezzo, mi hanno fatto temere fino all’ultimo di dover ripiegare sul corto, ma la settimana scorsa ho testato il giro e l’ho portato a termine quindi, in termini assoluti, la gamba c’e’ e la testa anche, per cui non dovrei arrivare a casa a bordo del servizio scopa π I tempi, ovviamente, sono quelli che sono…controllando il mio tempo sulla cronoscalata con quelli dell’anno scorso mi posiziono…mmhh…dire ‘nella parte bassa della classifica’ e’ un eufemismo…siamo onesti e diciamo pure negli ultimi 20 su oltre 2700 π ma non ho alcuna velleita’ di classifica, per me la GF Cunego e’ solo uno stimolo per poter prendere la bici la domenica mattina d’inverno con -2 gradi π Altra novita’ di quest’anno, mio fratello non fara’ il lungo ma fara’ il medio con me, anche perche’ il 2 giugno va a fare il lungo in mountain bike nella Lessinia Legend, e comunque mi ha seguito per un po’ tutto l’anno e quindi ha messo da parte la sua preparazione. A proposito di preparazione, la mia quest’anno e’ iniziata molto presto, con uscite sul lago di Garda tipiche per i ciclisti della zona, per cui sono riuscito a fare abbastanza fondo, ma ho iniziato tardi a fare salite, per cui la gamba e’ quello che e’, penso che comunque, a conti fatti, sia migliore rispetto all’anno scorso. L’obiettivo di quest’anno e’ non mollare ma eventualmente fare una fase di mantenimento in vista del 2011, perche’ in un paio di mesi i livelli (che gia’ di loro erano bassini, diciamolo chiaramente :)) sono tornati a zero, ed ho fatto una gran fatica a riportarmi a quelli attuali. Ieri ho fatto una bella uscita, con salita verso Erbezzo (non dalla strada della Cunego, ma facendo quella nuova), poi proseguito verso passo Fittanze facendo la strada del bivio del pidocchio…bellissima…la consiglio a tutti i ciclisti perche’ e’ tranquilla, pedalabile, senza strappi, con paesaggi stupendi. Subito dopo avere scollinato…acqua, tanta acqua, acqua a vagonate π da sopra Fittanze per tutta la discesa fino a Stallavena…acqua che in alcuni tratti della valle attraversava la strada in piccoli torrenti π La prima volta che arrivo cosi’ in alto, e la prima volta che prendo cosi’ tanta acqua. Speriamo quindi di avere gia’ dato, in vista della Gran Fondo Damiano Cunego π e che la settimana prossima sia una bella giornata di sole π
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