Alcune settimane fa, il compagno di squadra Antonio, scrisse sul forum a proposito di una granfondo che si terra’ il 15 aprile: la XI Gran Fondo giro dei 3 laghi.
La gara si svolge su due percorsi, 130km (google earth restituisce 124km per 2362m di dislivello) e la 96km (google earth restituisce 94.6km per 1636m di dislivello). L’idea, mancando piu’ di un mese, e’ quella di puntare ai 130km, sara’ un buon test un mese prima di dar fuoco alle polveri con la Nove Colli.
Per ora ho fatto la parte piu’ semplice: iscrizione e pagamento πŸ™‚

Chi ha del tempo da perdere e legge questo mio blog da un po’ di tempo, si ricordera’ che parlai dei ‘vecchi nemici’, ovvero di quelle salite che immancabilmente si trovano pedalando, e che ci fanno penare. Ne riportai un paio, ad esempio e la seconda era quella che partendo da Castelletto di Brenzone porta a San Zeno di montagna:

Questa salita l’ho affrontata due volte in precedenza. Alla prima mi era sconosciuta e ci venni portato…affrontata con sana incoscienza dovetti fermarmi almeno quattro volte a riprendere fiato, decisamente non ero allenato. La seconda volta l’affrontai l’anno scorso in solitaria, prima della South Garda Road 2011, per tastare il livello di preparazione in vista del salita del Tesio, con il risultato di essermi piantato pochi metri dopo il tornante fuori la contrada, cosa che poi si ripete’ proprio la settimana successiva alla Gran Fondo sull’ultimo strappo.
Ebbene sabato ci sono tornato, il bello delle salite e’ che sono sempre li, non vanno da nessuna parte, e sono sempre lo specchio della preparazione. Questa volta ce l’ho fatta, con calma, ma sono riuscito a mantere i piedi sui pedali e a salire e, alla fine, a portare a casa un giro da 105km (piu’ spiccioli per arrivare a casa).
Sono molto soddisfatto, in particolare per il fiato che ultimamente mi pareva piuttosto scarso ma che invece son riuscito a tenere controllato. Se queste sono le premesse, devo dire che ai prossimo appuntamenti ci sara’ da divertirsi…sempre in fondo, sempre tra gli ultimi, ma qualche obiettivo personale riusciro’ a raggiungerlo.
L’allenamento su Endomondo.com.

Ieri sono stato con altri nove della squadra ad affrontare la prima (e probabilmente unica gara) in MTB del 2012, quella che per me e’ l’appuntamento di apertura stagionale, ovvero la gara di S. Valentino in quel di Locara (VR).
Molte parole si potrebbero usare per descriverla, ma una sola e’ la piu’ adatta: EPICA.

(album di Marco ‘Marcante’ Tenuti: QUI
La gara ha inizio come sempre il sabato, quando io e mio fratello ci diamo appuntamento, per andare a ritirare pacchi gara e numeri di gara per tutti, poi sul posto troveremo anche Andrea & The Family. La temperatura e’ bassina, le previsioni meteo danno per l’indomani un ribasso ulteriore e possibilita’ di neve. La scarsa affluenza al ritiro pacchi e’ gia’ un sintomo di una partecipazione inferiore al previsto, vedremo chi avra’ il coraggio di presentarsi in griglia per poi partire. La mia idea e’ chiara: non voglio soffrire…se sara’ dura virero’ direttamente al chiosco degli alpini alla prima curva πŸ™‚
Notte agitata, come sempre: com’e’ la preparazione ? Sara’ un’agonia ? La realta’ e’ che sto cercando di impegnarmi ma risultati qui non se ne vedono e il primo confronto con altri bikers e’ sempre un rischio per il morale.
Sveglia presto, colazione con il classico the e le quattro fette biscottate con la crema alla nocciola (no, non la nutella), preparazione borsa, carico bici e via a recuerare il fratello con la superTipo. Pausa brioche in pasticceria, dove ci raggiungono gli altri e poi in gruppo verso Locara. Gia’ sulla strada a pochi km dalla meta inizia a nevicare copiosamente. Parcheggiamo, e subito notiamo che non c’e’ la ressa, ma forse siamo noi ad essere in anticipo. Il freddo e’ pungente e la nevicata non accenna a calare, niente di meglio di una sosta al chiosco abusivo degli alpini a bere brule’ (io passo…magari dopo grazie).
Vestizione, ultima fase di scarico liquidi in eccesso e poi in griglia, pettorale 323. Gente ce n’e’ ma lo spazio tra le griglie e’ parecchio. Cinque minuti o poco piu’ d’attesa e via, si parte, come sempre…a tutta.

(io sono lo scemo che alza il braccio a 0:23 ahah πŸ™‚ )
Subito mi pento di non avere la mantellina impermeabile, sulla strada la neve e’ acqua che si alza per opera dei biker davanti che per le mie ruote e temo di bagnarmi tutto e patire il freddo…mi guardo intorno, la maggioranza non ha nulla, per cui mi convinco di essere nel giusto: alla fine sara’ cosi’, ma per fortuna che avevo la giacchina leggera antivento, qualcosa ha sicuramente fatto (con essa gli strati ammontavano a quattro piu’ il pantalone che nella versione invernale arriva all’altezza del petto).
Prime fasi che viaggiano piuttosto veloci, cerco di stare con mio fratello ed Andrea e non patisco esageratamente, primo segnale positivo visto che gli anni scorsi gia’ in questi momenti ero in forte difficolta’ per la mia lentezza a entrare in movimento. Mio fratello dopo un po’ si stacca: l’idea era di farla tutti assieme noi della squadra, io pero’…non ci riesco…voglio fare il mio ritmo, vedere come sto e cosa riesco a fare di mio, per cui resto assieme ad Andrea che adatta il suo passo al mio. La neve continua a scendere copiosa, ormai sul terreno c’e’ gia’ un bello strato di neve fresca che solo sulla traccia nei campi e’ premuta dove altri (tanti) bikers son gia’ passati.
Mio fratello molla, vuole attendere gli altri della squadra rimasti indietro, rimaniamo solo io e Andrea. Tra un ‘ghe sito’-‘son qua’ e l’altro, arriviamo al primo strappetto, salgo abbastanza bene, supero addirittura qualcuno, ma Andrea si vede che ne ha molta di piu’…gli venisse un brufolo alla natica, non fa niente ed ha sempre un gran motore…se solo si allenasse avrebbe delle soddisfazioni. Comunque, mi aspetta ed e’ cosi’ finche’ non trova qualcosa per cui abbandonare il suo fido scudiero: una gnocca…’andemo a ciapar la gnocca ?’. Io preferisco non forzare e continuare del mio, lo lascio andare e proseguo da solo.
Paesaggi meravigliosi, la bici che prosegue imperterrita nonostante il terreno innevato, sembra di essere in Siberia…un volontario mi accenna che ci sono -5 gradi, ma sinceramente non li sento, sto bene, anche le mani ed i piedi sono caldi. Si deve pero’ fare molta attenzione, soprattutto uno come me che non ha alcuna tecnica di guida: i sassi rimasti scoperti gelano e fanno slittare la ruota davanti, non si puo’ frenare con l’anteriore, le curve vanno comunque affrontate con mille cautele. Su uno scalino ghiacciato e’ solo grazie all’intervento di un volontario che, aggrappandosi ad un albero con una mano e tirando su le bici, fa in modo che si riesca a passare: a spingerla non si sarebbe riusciti senza grossa fatica, visto il fondo ghiacciato.
Proseguo bene, sto bene, mi godo nei tratti piani e ricoperti di neve e senza sassi, il meraviglioso paesaggio innevato che mi circonda, scambio quattro parole con altri. E’ bello, mi sto divertendo un sacco.
Mio fratello e Paolo mi raggiungono e mi sorpassano, cerco di tenere la loro ruota e per un po’ ci riesco, poi su un tratto piano vedo un biker fermo che chiede a tutti una bomboletta d’aria: il suo tubeless ha dei problemi. Nessuno si ferma, ed il buon samaritano che e’ in me mi impone di dargli una mano. Controllo il borsellino e no…camera d’aria, leve ma niente bomboletta…pero’ ho la pompa: gliela lascio…non posso andare via con un biker perso in mezzo al nulla, nella neve, in balia dei lupi e degli orsi :). Addio pompetta, e addio compagni di squadra, ormai avanti.
Proseguo di nuovo da solo. In una discesa la ruota anteriore decide di avere un battibecco con un sasso, e chi ha la peggio sono io, che vengo catapultato in un secco roveto pieno di spine: nessun problema, fa parte del gioco anche la caduta. Mi rialzo e ricomincio a spingere. Mi accorgero’ solo qualche chilometro piu’ avanti di aver regalato al roveto la mia borraccia termica piena di the caldo. Pazienza…bisogna far girare l’economia.
Arrivo al single track che nelle edizioni precedenti mi aveva sempre esaltato, in compagnia di due ragazze, lo faccio tirando i freni e con mille attenzioni per non rischiare di cadere dato il fondo ghiacciato, poi inizia il tratto piano finale: una delle due ragazze inizia a menare, io mi accodo, poi mi porto davanti e inizio a tirare io ma mi accorgo che dietro, un po’ lontanta, c’e’ solo una delle due, la incito, dopo un po’ si porta sotto e mi passa e mi ci accodo/affianco.
Ovviamente, Locara non e’ Locara senza il fango…nel tratto che passa in mezzo ai vigneti la neve e’ sciolta ed ha lasciato spazio ad un bel fango pesante. La stanchezza si fa sentire ormai, non riesco a tenere il passo della ragazza che mi da alcuni metri, ma le gomme nuove e piu’ strette (1.90 contro le 2.10 vecchie) consentono di smaltire la melma, lanciandomene addosso un bel po’ πŸ™‚ E’ qui che sorpasso Paolo, fermo, intendo a liberare le ruote…se la fara’ piu’ o meno tutta a piedi fino al ritorno su asfalto.
Inizia l’ultimo km su asfalto, cavalcavia, due curve e arrivo: 221mo su 275 partendi del percorso lungo in 2h41m23s in real time. Sono contento, considerando che sono arrivato stanco ma non sfatto, non ho sofferto come l’anno scorso nonostante non abbia avuto nessun treno in tutto il tratto piano finale.
Ora vogliono convincermi a fare la gara di Medole, sempre in MTB, ma vedremo…
Un plauso agli organizzatori, gara magnificamente gestita, tantissimi volontari ovunque e enorme disponibilita’. Ed ovviamente ai gestori del ‘ristoro abusivo’ πŸ™‚ Senza tendone, senza riscaldamento…un semplice gazebo ma tantissimo calore, pancetta, coscette di pollo, mortadelle, pane caldo, brule’ e vino πŸ™‚

Se eri iscritto (piu’ di seicento) e non sei partito (solo 275), ti sei perso un evento unico e irripetibile, una gara memorabile che non capitera’ piu’ nella vita.

Ho appena pagato l’iscrizione alla GF Damiano Cunego 2012, domani mandero’ il fax per completare la parte burocratica.
Con questo ho completato le iscrizioni per il mio personale Trittico (non me ne voglia l’amico David Bardini se abuso del termine πŸ™‚ ):

  1. 20 maggio: Nove Colli (Cesenatico)
  2. 3 giugno: GF Damiano Cunego (Verona)
  3. 10 giugno: GF Eddy Mercx (Brentino Belluno – VR)

Non saranno le uniche, rimane la South Garda Road a settembre/ottobre, con una questione in sospeso con il Tesio, e magari vedere di metterci dentro qualcosa in piu’, giusto per migliorare ed aumentare il livello, certo e’ che queste tre sono molto ravvicinate, e l’intenzione sarebbe quella di arrivare a fare il lungo: continuo a ripetermelo, spero di convincermi πŸ™‚
Intanto sotto con gli allenamenti…alla bici ho aggiunto un po’ di running per migliorare il fiato, ho comperato la fascia cardio della Polar (la wearlink+ bluetooth) da usare in accoppiata con il software Endomondo (il mio profilo) caricato sul cellulare…vedremo se ne ricavero’ dei dati interessanti o meno.

Una delle cose che mi hanno colpito da quando frequento il mondo variopinto dei ciclisti, e’ questa ‘tradizione’ per cui nessuno dice come stanno realmente le cose riguardo lo stato di forma πŸ™‚
Che si sia al via di un giro turistico, un allenamento o una granfondo, senti da piu’ parti scusanti del tipo ‘ah, oggi ho le gambe di legno…’, ‘ieri ho mangiato pesante…’, ‘ho avuto un settimana difficile sul lavoro…’, ‘sono due settimane che non esco…’ πŸ™‚
Il che e’ comico, perche’ poi, quando si parte, tutti a menare come dannati, e guai a perdere la ruota del gruppo perche’ altrimenti recuperare diventa impresa improba…’chiudi chiudi’ ‘occhio che scappa’ ‘ale’ ale’…via via via…’ πŸ™‚
Questo lo scopri piu’ nelle granfondo, quando in griglia senti lamentele un po’ ovunque, poi in gruppo le difficolta’ spariscono dopo pochi chilometri, ed entri in una modalita’ in cui non sono le gambe a farti andare ma la testa. Le gambe sono importanti, fondamentali, ma l’aspetto psicologico e’ alla base, perche’ senza quella non ti alzeresti sui pedali per spingere le ultime centinaia di metri di uno strappo, non chiuderesti il buco che si sta formando con quello davanti, non ti alzeresti alle 7 di un sabato qualsiasi d’inverno per uscire con un gruppo di pazzi furiosi e lamentosi…

Ieri mattina alle 10.00 si sono aperte le iscrizioni alla Nove Colli 2012, edizione 42, ed io ero li, in pole position per prenotare un posto per me, mio fratello ed altri due della squadra e, special guest star, il cugino direttamente dalla Svezia: prenotazione 199 per la squadra e dopo pochi minuti 845 per il cugino.
Inizia cosi’ l’attesa per l’avventura sportiva principale del 2012, che si terra’ il 20 maggio, piuttosto ravvicinata ma cerchero’ di arrivare il piu’ preparato possibile perche’ l’obiettivo e’ di fare il lungo: 200km per 3840m di dislivello…tanta la distanza e tanta la salita, ma e’ cosi’, la fatica e’ la benzina del ciclismo.
Aspettiamo quindi che esca qualche data per vedere se c’e’ qualche granfondo di avvicinamento.

Con la South Garda Road 2011 chiudo la stagione ‘agonistica’ 2011.
Com’e’ andata ? Direi piuttosto bene, non tanto per il risultato che ritengo assolutamente secondario (356mo di categoria e 370mo assoluto su 394), ma per altri aspetti.
Prima di tutto e’ stato il mio primo lungo, e gia’ questo e’ fonte di un’enorme soddisfazione…sono passi che si fanno, uno alla volta, alla ricerca di nuovi obiettivi, sperando un giorno di arrivare a farne di piu’ impegnativi (Cunego ed Avesani in primis); e poi proprio per come si e’ sviluppata la mia gara, riuscendo a rimanere in un gruppo, nonostante gli strappi che l’anno scorso mi hanno messo fortemente in crisi.
Detto questo passiamo al resoconto.
Sveglia alle 6, arriviamo alle 8, ci prepariamo tranquilli, salitella leggera di riscaldamento e via in griglia, la penultima πŸ™‚ Gli attimi che precedono il via passano rapidamente e gli odori dei vari olii per massaggi si mischiano a quello lacustre formando una strana miscela.
Pronti, via…al solito soffro questi momenti ma devo dire che questa volta meno del solito. Mio fratello e’ gia’ avanti, scivolando tra gli altri ciclisti, io non riesco, lo riprendero’ piu’ avanti quando lui rallentera’ per aspettarmi. Anche i primi strappi passano rapidamente e meglio di come ricordo fosse accaduto l’anno scorso. Anche le salite passano rapide e arrivo a bivio medio-lungo abbastanza tranquillo e qui viro per il lungo. ‘Alea iacta est’ grido a mio fratello, e via verso l’incubo di giornata, il monte Tesio:

Purtroppo, secondo me, il grafico non e’ molto fedele…devo vedere come verranno calcolati i miei dati GPS…la salita e’ semplicemente…terribile. Dura, lunga…non e’ uno strappo…il primi due chilometri sono tutti duri, un collega pedalatore, prima dell’ultimo strappo, ha registrato un 21% di pendenza. Purtroppo i miei sogni di passare indenne si infrangono proprio prima dell’ultimo muro, dove mi fermo 3 minuti a recuperare il fiato: avevo gia’ valutato l’ipotesi di girare la bici e tornare indietro almeno un paio di volte. Alla fine riparto, supero il muro e poi entro nel boschetto dove si riesce a pedalare con maggior agilita’ e raggiungo la cima e mi fermo al ristoro.
Poi via, scendiamo con un gruppo e poi arrivati sul piano iniziamo a tirare. Iniziamo con un gruppo di circa otto, ma che tirano siamo in tre, massimo quattro. Qualcuno cede, ma la questione ‘fagiani’ continua: prendiamo altri, altri ne perdiamo, ma immancabilmente c’e’ chi arriva al secondo o terzo posto del treno e si lascia sfilare pur di non tirare, in particolare un piccoletto con due quadricipiti da paura che sugli strappi esce di sella e si fa avanti, per poi mollare appena spiana e piazzarsi dietro: ora, va bene, ognuno deve fare quello che puo’…tira un chilometro, cinque, dieci, ma fai qualcosa…vabbe’, la strada passa abbastanza veloce, si tratta di fare 70 chilometri di saliscendi. Arriviamo al ristoro e ci fermiamo in tre, i fagiani proseguono: li raggiungeremo in seguito, soprattutto il piccoletto verra’ superato ad almeno 5 chilometri in piu’, prendendolo di sorpresa e rendondogli cosi’ impossibile il riaggancio.
Proseguiamo, al cartello dei meno dieci chilometri all’arrivo mi prende un po’ di sconforto, ero convinto di essere piu’ vicino ma proseguiamo.
Ai meno tre chilometri mio fratello si lascia sfilare e si mette terzo dietro di me, fino al meno uno quando esce el grido di ‘SCATTA GILBERT…’ si mette ai 45 all’ora superandoci, io rispondo accelerando e gridandogli che un chilometro e’ troppo, dietro sento la ruota libera della persona che era davanti e che e’ riuscito pure ad accelerare, gli altri rimangono indietro. Proseguiamo, guardo con ansia i cartelli dei centinaia di metri che calano, oramai non riesco piu’ a spingere e devo stare per forza in scia quando un paio di persone mi attraversano la strada: faccio per mandarle gentilmente a quel paese e non mi accorgo di una curva a novanta gradi e per poco non finisco contro le transenne, perdendo cosi’ mio fratello. Non riesco a rilanciare e arrivo col mio passo, non senza aver visto mio fratello che veniva superato praticamente sul tappeto di arrivo. Un chilometro era troppo πŸ™‚
Ora via…si prosegue con le uscite standard e cerco di fare pero’ lavori piu’ mirati con un obiettivo: il lungo della nove colli.
Potete vedere la registrazione GPS su Endomondo.com

Era uno degli obiettivi dell’anno scorso, purtroppo rimandato ma quest’anno, dopo un primo rinvio, e’ stato messo nel carniere: il sellaronda, ovvero il giro del gruppo del Sella.
Fatta qualche volta in moto in passato, oggi e’ stata la prima volta in bici: FANTASTICO. La soddisfazione e’ stata un qualcosa che solo l’avere raggiunto un obiettivo sognato da tempo e raggiunto con sudore e fatica puo’ dare.
Mio fratello e’ passato a prendermi alle 7:00, e poi via in direzione nord, giornata che si preannuncia soleggiata e calda. Parcheggiato in un bel paesino poco prima di Canazei, preparativi di rito e poi via, all’attacco del primo dei quattro passi, il Passo Sella, quello che dovrebbe essere il piu’ impegnativo. Ed in effetti cosi’ e’ stato, soprattutto perche’ arrivato prestino e con la gamba ancora in fase di assestamento. Incrociamo una coppia, lui con gamba stratosferica che se ne saliva fuorisella con il 50 (o il 53) e dietro una ragazza molto piu’ agile e che dopo un po’…e’ sparita dalla visuale πŸ™‚ Saranno gli unici nella giornata a lasciarci indietro πŸ™‚

Lunga discesa e poi via di nuovo a salire per Passo Gardena, qui la salita e’ piu’ pedalabile anche se si mantiene su una buona pendenza. Arrivati in cima era oramai ora di pranzo e ci siamo fermati per un panino (e vabbe’, un pezzo di strudel in due πŸ™‚ ).
Seconda discesa, un po’ rovinata da pezzi di asfalto nuovo trasversali, e poi su di nuovo verso Passo Campolongo, che si presenta poco impegnativo se si tolgono i primi tornanti, ma affrontabile senza eccessiva difficolta’ anche perche’ si trova ad un’altitudine non elevata quindi anche la strada e’ corta.
Breve discesa per poi affrontare il Passo Pordoi. Qui la salita e’ stata piu’ impegnativa…un po’ per la stanchezza accumulata ma anche perche’ la salita stessa presenta effettivamente tratti piu’ ripidi ed una buona lunghezza.
Pero’…arrivato in cima, al cospetto del monumento dedicato al Campionissimo, tutta la fatica e’ scomparsa, assieme al dolore muscolare che, gia’ sul Sella aveva fatto capolino facendo il pari con un altro paio gia’ presenti πŸ™‚
Veloce discesa di nuovo verso Canazei, gelatino e rientro…
Giornata fantastica ed un nuovo obiettivo raggiunto πŸ™‚ Ora sotto con gli altri…il prossimo dovrebbe essere il Baldo partendo da Mori fin su a Rifugio Graziani.
Ovviamente un grazie a mio fratello per avermi accompagnato…e’ merito suo se ora sono qui a parlare di giri in bici che, fino ad un paio d’anni fa mi sarebbero stati possibili solo in moto.
Ecco i dati GPS, purtroppo il cellulare ha terminato la batteria poco prima del Pordoi, spero che il logger in piu’ possa essere piu’ completo.


Alla fine e’ arrivata, una Focus Cayo 2.0 montata Ultegra πŸ™‚
Ci ho pensato sopra a lungo, indeciso se tenere la fidata Lee Cougan di oltre 10 anni, se prendere un usato o puntare sul nuovo. L’indecisione e’ durata qualche settimana, ma poi ho preso la decisione di andare su una bici nuova: misure giuste, componentistica non usurata, garanzia e niente sorprese, oramai rimanere sul vecchio mezzo stava diventando problematico, non tanto per la bici in se’ che faceva onestamente il suo lavoro, quanto per i continui problemini, allo sterzo, al movimento posteriore, al cambio e al deragliatore, in piu’ era molto rumorosa proprio nella guarnitura anteriore e lo sferragliare stava diventanto…fastidioso πŸ™‚
Quindi eccola qui, la mia nuova compagna di giochi e di avventure, pronta a stare al mio fianco (in realta’ sotto) per altri numerosi chilometri di salite e di discese, di sfide con me stesso, di vittorie e di sconfitte, ma sempre cercando di essere soddisfatto della prestazione.
Chissa’…se me lo fossi chiesto tre anni mi sarei dato del pazzo, oggi mi e’ sembrata una scelta piu’ che ovvia.

Inattesa, inaspettatamente dura e ottimamente organizzata. Questo potrebbe essere il riassunto dell’edizione 2011 di questa Gran Fondo.
Inattesa in quanto non era prevista nel ‘calendario’ personale, infilata dentro lo scorso week end in fretta e furia e pagando il supplemento ‘ritardatario’, nonche’ guadagnandomi l’entrata in ultima griglia; inaspettatamente dura perche’ sebbene fosse una decina di chilometri in meno della Cunego e con circa 200m in meno di dislivello, le due cose messe insieme hanno dato una sferzata alla ‘cattiveria’ delle salite, che presentavano tratti piu’ impegnativi rispetto alla gara dedicata al ciclista di Cerro; ottimamente organizzata perche’ non ho rilevato problemi di sorta, veloci alla consegna del pacco gara, ottima dislocazione sul percorso, strade tutto sommato buone (ma non dipende dall’organizzazione) e ottimi ristori durante e post gara.
Sveglia alle 6.00, ultimi controlli e via verso quel di Brentino Belluno: oggi sono da solo. C’e’ gia’ movimento, ciclisti in fase di riscaldamento nonostante manchino piu’ di 40 minuti al via, fissato per le 8.30, auto che arrivano e cercano parcheggio, cittadini incuriositi (o incazzati) alle finestre. Mi avvio verso la griglia passando davanti al via, allungo gli occhi per vedere se vedo qualcuno da salutare ma stranamente non noto Gabriele Orsi (arrivera’ 13mo assoluto sul lungo), solitamente piuttosto in anticipo, sfilo camminando il serpentone delle transenne, le griglie sono presidiate anche dai militari per cui nessuno si lamentera’ dei soliti furbi. Cerco Roberto Ghilardini sempre per dargli un cenno di saluto, ma non vedo nemmeno lui, nel frattempo Gabriele mi passa a fianco in senso contrario giusto per un ‘Ciao Gabri’. Incontro un altro paio di amici, Alberto e Giancarlo, con i quali scambio due parole e poi via, in fondo, ma proprio in fondo, ai partenti πŸ™‚ Il primo pezzo e’ tutto da fare in velocita’, spero che ci sia qualcuno con la voglia di tirare un treno anche qui dietro, non trovarlo significherebbe perdere un sacco di tempo solo per arrivare a Domegliara. Fortunatamente prima del via le griglie vengono un po’ compattate, quindi posso addocchiare qualcuno da agganciare.
Via…i pedali iniziano a girare, mi sento abbastanza bene per cui salto da un treno all’altro, cercando di trovare qualcuno con il ritmo giusto e la strada corre veloce fino alla salitella di Zuane, la faccio bene non certo come l’ultima volta quando avevo 140km nelle gambe, poi sempre in velocita’ si arriva a Domegliara, dove, passato il paese, mio fratello, la Federica e Andrea (tutti Verona Bike – Sportler) mi attendono per accompagnarmi nelle successive salite.
La prima e’ quella verso Mazzurega, non impossibile ma con dei tratti un po’ piu’ impegnativi, in particolare il primo chilometro. Un dolore al gluteo che mi e’ uscito dopo la Cunego inizia a darmi fastidio, prendendo anche il ginocchio…faccio finta di non sentirlo, cambio la pedalata andando piu’ a fondo con il tallone e pare che la situazione migliori un po’. Arrivati sopra inizia la discesa verso Fumane, bellissima e veloce, come piace a me.
La seconda salita, quella vera, e’ quella che sale a cascate del Molina in una cronoscalata dedicata al Cannibale, e poi proseguire fino a Fosse. E’ una salita strana, con tratti piuttosto duri, mai troppo semplice in cui e’ importante recuperare nei brevi tratti in cui diventa piu’ pedalabile. La gente e’ tanta, il ritmo buono, il gluteo continua a farmi male, in genere e’ sopportabile, ma a volte mi fa venire la malsana idea di lasciar stare e rientrare, ma fortunamente la testa riesce a cacciare indietro questi malsani pensieri.
A Fosse si gira per Sant’Anna d’Alfaedo su un altro tratto in salita ma su cui si va piuttosto veloci e noto con piacere che da un po’ non sento piu’ dolore alla gamba, segue poi una veloce e breve discesa, per poi risalire di nuovo a Fosse. Il grosso e’ fatto. Giu’ in picchiata lungo la Peri-Fosse, mi diverto come un matto a sorpassare gruppi di ciclisti, mettendo un po’ a frutto anni e anni di moto, tirando le staccate πŸ™‚
In fondo valle, mancano 10km eppure Rivalta e’ dall’altra parte dell’Adige e c’e’ un comodo ponte proprio qui davanti πŸ™‚ Trovo due persone (mi pare della Turnover) cui chiedo se posso attaccarmi a ruota, cenno positivo e via, a tutta per l’ultimo tratto, poi arrivano altri che si agganciano dietro fino a formare un bel gruppo. Sto bene, la gamba va tranquillamente e riesco a rilanciare nei momenti in cui qualcuno cerca di allungare il passo.
Al cartello del -1km la gomma davanti inizia a molleggiare, segnale inequivocabile di una foratura, ma non voglio mollare il gruppo per cui continuo a spingere; l’ultima curva secca a 50m dal traguardo la prendo con mille attenzioni, cadere e’ un attimo ma alla fine, pur con la gomma praticamente a terra riesco a tagliare il traguardo: 3h15m39s di real time
Riconsegno il chip (coda causa problemi tecnici pare, ma una volta che si sono decisi di dare i soldi senza troppi controlli si va via veloci), spingo la bici per oltre un chilometro fino alla macchina, carico armi e bagagli e me ne torno a casa, soddisfatto e contento come una Pasqua, canticchiando le canzoni che passa la radio. Il gluteo ricomincia a farsi sentire, e continuera’ a farlo per il resto della giornata πŸ™‚ ma ormai non mi interessa piu’.