Eccomi qui, con quasi una settimana di ritardo, a raccontare com’e’ andata la mia seconda gran fondo (in realta’ il circuito fondo da poco meno di 89 km), ritardo dovuto a motivi di lavoro.
Tutto ha avuto inizitio il sabato pomeriggio, con il ritiro del pacco gara, che ritengo molto buono: zainetto (economico), bottiglia di vino, borraccia vuota, integratore di carboidrati, barretta energetica, un berretto ed un paio di calzini. Considerato il miserrimo pacco gara della Lessinia Legend del mercoledi’ prima, una cuccagna πŸ™‚
Andiamo presto, ma c’e’ gia’ un sacco di gente, atmosfera allegra, per me inizia gia’ l’ansia, non sono abituato πŸ™‚ e poi vedere tutte queste gambe depilate, polpacci e quadricipiti che hanno macinato migliaia di km…mi sento un po’ fuori posto. La location e’ stata cambiata in fretta e furia per ordine del Comune, probabilmente per paura che, dopo il Giro d’Italia, bloccare nuovamente le strade della citta’ avrebbe dato troppo fastidio alla cittadinanza, ma secondo me non e’ poi cosi’ male.
Arriva quindi la domenica mattina. Per la prima volta mi alzo presto per fare colazione, voglio vedere se ottengo un beneficio: quindi sveglia alle 5.30, colazione con the’, fette biscottate e nutella e poi di nuovo a letto.
Sveglia alle 7, preparazione, e poi mi dirigo in bici verso la zona di partenza.
C’e’ gia’ un sacco di gente, alle 8.15 del mattino, le griglie sono piene, gente festosa, odore di creme e unguenti. Attendo, fuori griglia, tanto non ho alcuna velleita’ di classifica ed e’ gia’ tanto se riesco a portarla a termine senza sputare un polmone. Alle 8.45 l’altoparlante gracchia ‘si prega a chi e’ in griglia di tornare indietro’: ci saranno almeno mille persone, completi di bici, pronti al via, e non e’ comprensibile la richiesta: fischi si alzano dalla massa di ciclisti. Mi metto in griglia pure io, assieme a mio fratello che, per questa occasione si mette a mia disposizione per fare insieme il percorso. Fa caldo, il sole inizia a picchiare, i primi iniziano a muoversi, poi i secondo e poi via via il serpentone prende vita ma, arrivati all’incrocio, invece di tirare dritto come prevederebbe il circuito, si gira a destra, poi ancora a destra e poi ancora a destra, per tornare al punto di partenza πŸ™‚ In sostanza per rifare le griglie fanno fare il giro dell’isolato: scopo forse raggiunto, ma creano ulteriori casini. Comunque, dopo un’altra attesa si riparte ma, qualche km dopo altro stop. Secondo me i mezzi dello staff sono rimasti indietro e li aspettiamo mentre fanno un’altra strada. Il caldo aumenta ma almeno riesco a sciogliere un po’ la tensione.
Finalmente si parte seriamente, cerco di tenere il ritmo di mio fratello davanti a me, ma i primi chilometri sono sempre molto difficili, perdo un po’ contatto, cerco altri con un ritmo piu’ adatto al mio, mentre mio fratello ogni tanto rallenta per aspettarmi. Molte forature: l’anno scorso e’ toccato a me, e spero che questa volta vada tutto liscio, anche se mi sono premunito per benino: camera d’aria di scorta ma anche pezze TipTop e mastice πŸ™‚
Inizia la prima, lunga salita, comprensiva di cronoscalata. Nel test di un paio di settimane prima l’ho fatta in circa 1h05m, ma sento di avere un buon ritmo ed anche il tratto piu’ duro riesco a superarlo senza entrare troppo in affanno. I chilometri della salita passano, mio fratello non si vede se non quando rallenta per farsi raggiungere poco prima dello strappo dei Ronconi: lo raggiungo, e poco prima del termine della cronoscalata gli faccio un bello scherzetto: scatto e gli rubo la cronoscalata per due decimi di secondo πŸ™‚ Tempo: 52m31s34d
Inizia poi il saliscendi verso Erbezzo, qualche strappo e poi breve ristoro.
Si riprende in direzione BoscoChiesanuova, altri strappetti di qualche centinaio di metri, ma la gamba risponde bene, molto bene e via verso Valdiporro, discesona con qualche curva pericolosa, e poi salita verso San Francesco, costante e pedalabile. Arrivati a San Francesco si prosegue con uno strappetto verso Camposilvano, per scollinare e scendere verso Velo Veronese e qui la sorpresa: discesa piuttosto tecnica, con un susseguirsi di tornanti fino al bivio fondo/granfondo e salita…salita che non avevo previsto nel giro d’ispezione un paio di settimane prima…la prima idea e’ che sia la stessa salita che avevo in programma, ma presa un po’ piu’ a valle, ma con il proseguo della salita mi rendo conto che no, e’ proprio un’altra, il caldo si fa sentire, il sole picchia piuttosto forte e la salita e’ abbastanza tosta (e lunga), ma lassu’ vedo una strada, sicuramente dove termina questo tratto. Arrivo abbastanza provato, mio fratello e’ li che mi aspetta dopo avere allungato giocando un po’ con se stesso, e sono convinto che d’ora in poi sara’ discesa ma mi rendo conto che la strada su cui siamo sbucati non e’ esattamente quella prevista e un dubbio si insinua, dubbio che dopo pochi chilometri si materializza con San Mauro: c’e’ un’altra salita da fare, quella che avevo provato.
Dopo la discesa passato San Mauro, ecco l’imbocco della salita, la terza e ultima. Le gambe sono stanche, le borracce iniziano ad essere vuote, il loro contenuto fa gia’ parte dell’atmosfera. Pedalo e poco prima dello scollinamento iniziano ad arrivare i primi del percorso lungo. Cerco Senna977, non vedo alcuna maglia nera della Cervelo: peccato, volevo incitarlo un po’ dovo avere letto delle sue imprese sul web (il giorno dopo scopriro’ che ha cambiato maglia). Comunque scollino, accompagnato da mio fratello che anche in questa occasione si e’ fermato ad aspettarmi, non mi fermo al secondo ed ultimo ristoro, oramai la testa e’ all’ostacolo successivo: una salitella, o piu’ un falsopiano, di poche centinaia di metri, ma che dopo i chilometri precedenti assume un diverso grado di difficolta’. Lo passo, ed inizia la discesa, sempre attaccato alla Wilier Le Roi di mio fratello, fino al piano e via verso Montorio sul filo dei 40km/h. Le gambe urlano che non ce la fanno piu’, chiedo di rallentare un po’, ma la risposta e’ un mantenere il ritmo. Sento che dietro ci sono degli intrusi, altri che succhiano la ruota, mancano un paio di chilometri, forse meno; incrociamo un atleta Verona Bike in panne, peccato. Poco dopo arriva un treno di qualita’, formato dal secondo gruppo di testa del gruppo, il loro ritmo e’ decisamente superiore e mio fratello decide di aggregarsi e mi lascia libero di rallentare.
A circa 600/800m dall’arrivo eccolo li’ mio fratello, con il tubolare posteriore sgonfio…senza rallentare gli allungo la pompa pensando che potesse essere sufficente: non lo sara’…il tubolare e’ esploso in una buca della strada: arrivera’ mestamente spingendo la sua Le Roi.
Gli ultimi chilometri miei sono un bel susseguirsi di emozioni, in particolare soddisfazione: mai avrei pensato di arrivare a questo livello, per molti un livello basso, quasi infimo, ma per me impensabile solo un paio d’anni fa, e a dire il vero anche qualche mese fa, quando ho ripreso a fare qualche salita dopo la pausa autunnale e le uscite invernali.
Alla fine: tempo finale 4h04m03s75c, 1507mo su 1944. Sono molto contento πŸ™‚
Un grazie ovviamente a mio fratello che mi ha seguito e sostenuto per tutto il percorso πŸ™‚


E’ da parecchio che non scrivo nel blog πŸ™‚ ma il momento topico della stagione ciclistica (la mia) si sta avvicinando: manca oramai una settimana alla Gran Fondo Damiano Cunego 2010.
La novita’ di quest’anno e’ che partecipero’ al circuito medio, 98km con un dislivello di 1880m (qui la planimetria), e non al corto. L’aumento di distanza e il tipo di salita, soprattutto la cronoscalta verso Erbezzo, mi hanno fatto temere fino all’ultimo di dover ripiegare sul corto, ma la settimana scorsa ho testato il giro e l’ho portato a termine quindi, in termini assoluti, la gamba c’e’ e la testa anche, per cui non dovrei arrivare a casa a bordo del servizio scopa πŸ™‚ I tempi, ovviamente, sono quelli che sono…controllando il mio tempo sulla cronoscalata con quelli dell’anno scorso mi posiziono…mmhh…dire ‘nella parte bassa della classifica’ e’ un eufemismo…siamo onesti e diciamo pure negli ultimi 20 su oltre 2700 πŸ™‚ ma non ho alcuna velleita’ di classifica, per me la GF Cunego e’ solo uno stimolo per poter prendere la bici la domenica mattina d’inverno con -2 gradi πŸ™‚
Altra novita’ di quest’anno, mio fratello non fara’ il lungo ma fara’ il medio con me, anche perche’ il 2 giugno va a fare il lungo in mountain bike nella Lessinia Legend, e comunque mi ha seguito per un po’ tutto l’anno e quindi ha messo da parte la sua preparazione.
A proposito di preparazione, la mia quest’anno e’ iniziata molto presto, con uscite sul lago di Garda tipiche per i ciclisti della zona, per cui sono riuscito a fare abbastanza fondo, ma ho iniziato tardi a fare salite, per cui la gamba e’ quello che e’, penso che comunque, a conti fatti, sia migliore rispetto all’anno scorso. L’obiettivo di quest’anno e’ non mollare ma eventualmente fare una fase di mantenimento in vista del 2011, perche’ in un paio di mesi i livelli (che gia’ di loro erano bassini, diciamolo chiaramente :)) sono tornati a zero, ed ho fatto una gran fatica a riportarmi a quelli attuali.
Ieri ho fatto una bella uscita, con salita verso Erbezzo (non dalla strada della Cunego, ma facendo quella nuova), poi proseguito verso passo Fittanze facendo la strada del bivio del pidocchio…bellissima…la consiglio a tutti i ciclisti perche’ e’ tranquilla, pedalabile, senza strappi, con paesaggi stupendi. Subito dopo avere scollinato…acqua, tanta acqua, acqua a vagonate πŸ™‚ da sopra Fittanze per tutta la discesa fino a Stallavena…acqua che in alcuni tratti della valle attraversava la strada in piccoli torrenti πŸ™‚ La prima volta che arrivo cosi’ in alto, e la prima volta che prendo cosi’ tanta acqua. Speriamo quindi di avere gia’ dato, in vista della Gran Fondo Damiano Cunego πŸ™‚ e che la settimana prossima sia una bella giornata di sole πŸ™‚

Oggi ho ripreso, con il ciclismo, tutte le attivita’ sportive: il tennis a fine settembre, aikido inizio ottobre ed ora la preparazione per il 2010 in bici.
Girello classico invernale, nonostante la temperatura primaverile, ovvero Verona, Lazise, gardesana fino a Torri, Albisano, Affi e poi rientro a Verona via Pescantina e Chievo, per un totale di 87 km in 3h40m per oltre 600m di dislivello. Dopo oltre 2 mesi in cui non praticavo seriamente, la fatica si e’ sentita tutta, ed un dolore al ginocchio sinistro mi ha accompagnato negli ultimi 15 km, rallentando parecchio l’andatura. Tutto sommato sono pero’ contento, ora vediamo di mantenere un po’ il ritmo, eventualmente accompagnando la preparazione con sedute di spinning visto che la spinbike ce l’ho (ed e’ attualmente usata come appendiabiti) πŸ™‚
Anche l’aikido sta andando bene, sebbene i risultati siano piuttosto scadenti, ma e’ troppo poco tempo che pratico per cui non ci si deve lamentare troppo, spero solo di riuscire a essere decentemente preparato per l’esame di passaggio di grado il 19 dicembre, magari facendo un paio di stage nel periodo preparatorio.
Il tennis sta dando soddisfazione, non riesco a giocare tanto quanto vorrei, ma i risultati si vedono, riuscendo a divertirmi senza tirare pallate a casaccio πŸ™‚

Subito, il caro lettore, si sara’ incuriosito dal titolo e si sara’ chiesto, molto probabilmente, ‘Chi e’ Eros Poli ?’. Fino a questa mattina poco ne sapevo anch’io, se non che e’ un ex ciclista professionista di Verona che, il sabato mattina, raduna un gruppo di ciclisti alla diga del chievo per un giro in bici tutti insieme. Incuriosito, ho cercato un po’ di piu’ ed e’ saltato fuori che e’ campione olimpico a Los Angeles 1984 nella cronometro a squadre, ed ha vinto la tappa del Mont Ventoux al Tour de France del 1994, una delle piu’ temibili, soprattutto per un ciclista che non aveva nelle salite l’asso nella manica.
Ebbene, si parte in gruppo in direzione Parona, poi si passa per Castelrotto (no, non quello in provincia di Bolzano πŸ™‚ ), poi si inizia a salire, una salita leggera, ma per me ostica sia perche’ al mattino faccio fatica ad andare sia perche’ mi ci vuole comunque un po’ per superare la fase ‘muscoli e testa fredde’. Comunque si va. Ad un certo punto, io ero in fondo al gruppo, mio fratello mi chiama per nome, ed Eros si volta per vedere chi sia questo personaggio dal nome nuovo e mi nota e capisce che e’ la prima volta che esco con il gruppo, quindi rallenta, mi scruta un attimo e mi dice ‘hai la bici piccola e hai la sella bassa…fermati un attimo che vediamo di regolare almeno la sella’. Estrae una serie di chiavi a brugola e mi alza la sella di un mezzo centimetro (io come me l’ha data mio fratello, qualche centimetro piu’ basso, l’ho sempre tenuta) e mi spiega come, se la gamba non sviluppa tutta la lunghezza correttamente possono sorgere dolori al ginocchio: infatti, leggete i post precedenti :), mentre per la bici piccola non si puo’ fare nulla, quella e’ e quella rimane. Ripartiamo, con il gruppo oramai avanti, e seguento la mia (lenta) andatura mi da alcuni preziosi consigli su come migliorare la posizione, il movimento del piede e come affrontare i tornanti in maniera piu’ sciolta (e se lo dice lui che non e’ un grimpeur…). Il tutto in maniera estremamente cortese e gentile.
Giustamente, passati alcune centinaia di metri nei quali mi tiene ‘sotto osservazione’, riprende un po’ il ritmo e io mi accodo ad un altro che ha piu’ o meno il mio passo e che nel frattempo abbiamo raggiunto. Poco dopo arriviamo ad un bivio dove il gruppo ci sta aspettando (che figure πŸ˜‰ ).
La salita si fa un po’ piu’ tosta, non ricordo dove si sia di preciso non avendo mai fatte queste strade, ma la gamba reagisce un po’ meglio, riesco a stare con il gruppo. Dopo alcuni chilometri il gruppo si divide: tutti tranne me e mio fratello scelgono di proseguire per una deviazione verso uno strappo, mentre noi due (o meglio io, mio fratello si e’ adeguato) preferiamo proseguire per la strada a salita piu’ tranquilla, con lo scopo di ritrovarci piu’ avanti: non ci troveremo piu’, e rimaniamo io e mio fratello a salire dalle parti di Cerna.
Proseguiamo, tanto la gamba ormai sta girando piuttosto bene, arriviamo a Sant’Anna d’Alfaedo, strappo di Ronconi e poi Erbezzo, quando decidiamo che l’ora del rientro e’ oramai giunta, per cui giu’ (quasi) a tutta verso Stallavena e da li, io sempre in scia ( πŸ˜‰ ) verso casa.
Totale: 84.4 km alla media dei 24.4
Ora vediamo come andra’ alle prossime uscite, sicuramente qualche altra con il gruppo di Eros Poli la faro’ perche’ merita veramente, e poi se si sa che dei ciclisti si trovano ad una certa ora in un certo posto, si ha anche un appuntamento e questo aiuta perche’ e’ estramamente faticoso alzarsi al sabato alle 6.45 (o anche alle 8) per andare in bici da soli πŸ™‚
Un grazie ad Eros per la cortesia e la gentilezza dimostrata verso uno che non aveva mai visto, e a mio fratello per avermi accompagnato, sicuramente rovinando una seduta di allenamento, al mio ritmo πŸ™‚

Il mio caro lettore stara’ certamente pensando alla nuova sfida che mi attende, dopo averlo lasciato nell’attesa al termine del mio ultimo post: ‘Vedro’ ora con il mio mister, CT e preparatore (mio fratello) cosa posso tentare di fare in futuro :)’.
Ebbene, la nuova sfida e’…la Gran Fondo Avesani, percorso corto.
Il tracciato non l’ho ancora percorso, ma il punto piu’ duro e’ la salita Peri-Fosse, 9.2 km di tornanti, 763 m di dislivello con una pendenza media dell’8.3%, seguito pero’ poi da un’altra salita verso Erbezzo e non ultima, la salitina finale delle torricelle, per un totale di 97.3 km.
La sfida si presenta ostica, sia per la salita Peri-Fosse, ma anche per la distanza totale, che fino ad ora non ho mai raggiunto, fermandomi di solito attorno ai 60 km.
Il morale comunque e’ molto buono, la preparazione forse un po’ meno causa acciacchi di salute e le ferie che incombono e che mi terranno lontano dalla bici per due settimane: spero di riuscire comunque a fare qualcosa di alternativo, giusto per non rimanere del tutto fermo.
Devo dire che sto ottenendo buoni risultati, con grande soddisfazione, raggiungendo in poco tempo mete che ritenevo ben oltre le mie possibilita’. Tutto e’ iniziato la settimana scorsa quando mi sono detto: ‘ok, riprendiamo dopo i problemi di salute e gli antibiotici, puntiamo in alto: Erbezzo via Bellori, dove arrivo arrivo, quando le gambe dicono stop, giro la bici e torno a casa’, bene, salvo un dolore al ginocchio destro, tipico quando forzo un po’ e che mi ha costretto ad una pausa, ho raggiunto la meta. Martedi’ scorso mi sono detto invece ‘Faccio la pissarota, da Mizzole a salire e vedo dove arrivo’, ho tenuto un rapporto piu’ duro del solito, sono salito, ho raggiunto il bivio Cerro/Rovere’ ed ho voltato per Rovere’ pensando che fosse inutile fermarsi li’, mi sono imposto di proseguire e sono arrivato oltre Rovere’, allo stabilimento del forno Bonomi, dove anche per motivi di tempo sono dovuto ridiscendere.
La prossima meta e’ raggiungere Velo Veronese, sempre via pissarota e magari riuscire a scollinare via Camposilvano-Valdiporro, raggiungendo BoscoChiesanuova.
Vediamo come reagiscono le gambe, la testa da parte sua c’e’ πŸ™‚

Sono passati esattamente 2 mesi dal mio ultimo post in cui ho segnalato l’intenzione di prendere parte alla IV edizione della Gran Fondo Damiano Cunego, ed oggi ho realizzato questa che, per me, e’ una vera impresa πŸ™‚ Due mesi non sono moltissimi considerando che posso allenarmi, se va bene, una volta a settimana, per cui l’obiettivo di fare il corto era l’unico da poter mettere nel mirino. Vogliamo un po’ di cronaca ? Eccola πŸ™‚
La sera prima ho deciso di stare leggero con la cena, ma a causa di bibite contenenti caffeina (sostanza che ho praticamente eliminato dal consumo) e l’agitazione, ho passato la notte in bianco. Colazione con the e fette biscottate con marmellata e via agli ultimi, rapidi preparativi. Vado quindi verso la caserma Duca, sede della partenza, luogo fantastico per questo scopo che avevo potuto ammirare gia’ da pubblico della Lessinia Legend: spalti, transenne, gazebo ed in occasione delle Lesinia anche una copertura a riparazione dei biker dalla fitta e fredda pioggia. Il tempo, secondo le previsioni e’ incerto (cosa voglia dire…facile dare le previsioni cosi’… πŸ™‚ ), comunque uno sguardo al cielo ed all’ultimo minuto, gia’ in griglia (cicloturisti), decido di eliminare la zavorra della giacca impermeabile.
Pronti….VIA….no, non parto…partono gli altri sfilandomi a sinistra. Arrivato il momento di partire, il biker dietro di me se ne esc con un ‘Scusa…penso che tu abbia bucato’ – ‘Ma porc…’, cosi’, mentre tutti partono allegramente, io mi sposto oltre le transenne e mi metto a sostituire la camera d’aria. Comunque, grazie alla mia esperienza di meccanico ufficiale di me stesso ( πŸ™‚ ), la cambio nel tempo record di ‘non ne ho idea’ anche perche’ il fratellone mi ha dotato di bomboletta di azoto che non ho mai usato direttamente πŸ™‚ quindi c’e’ stato anche da impararne l’utilizzo. Comunque non ho perso tantissimo tempo. Pero’ rimane il dubbio: partire senza camera d’aria di scorta (e senza pompetta che eventualmente poteva essere utile avendo lo stesso le pezze TipTop) e rischiare di bucare e fermarsi in mezzo alle valli, oppure dare forfait ? ‘Ma il cuore e’ piu’ potente di una macchina, e la paura non lo fermera” suona la sigla del cartone ‘Grand Prix’ e quindi, sono partito. ‘Non ti preoccupare, vedrai che andare via in gruppo sara’ molto bello, e andrai anche piu’ veloce del solito’ mi disse il fratellone alla domanda se potessi portarmi via il lettore MP3 che sempre accompagna le mie uscite, ed in effetti, mi sono da subito trovato con il gruppo solito: me, me e me πŸ™‚
All’uscita dalla caserma c’era il rilevatore di passaggio per i tempi, passo e vedo che lo stanno smontando: alla mia domanda di informazioni mi viene risposto che ‘eehh…l’ora di partenza vale per tutti’ che ha sortito un ‘chetacaga’, speta almanco 5 minuti, o sbusa’…’. Allora via, con gomma gonfia a tre quarti, senza ricambio, da solo e con la quasi certezza di fare tutto per niente ai fini della classifica vista la mancanza del rilevamento.
Il resto della gara e’ andato via tranquillo, dopo circa 15 km ho iniziato a prendere qualcuno, poi sulla salita da Bellori a Cerro altri a gruppi, mi sono attaccato a due coppie per prendere il ritmo e via fino al ristoro. Stavolta non ho fatto la classica pausa relax (ovvero, arrivo morto e mi devo fermare) nel paese di Lughezzano, ma ho proseguito, al ristoro sosta di pochi secondi per la banana ed il bere, e su ancora.
Dopo il discesone di vari km, inizia la salita da Cancello a S. Rocco, affrontata dopo avere assunto la maggggica pozione di carbogel (mai provati prima): se abbiano avuto effetto non ne ho idea…sicuramente le gambe, per tutta la giornata, hanno girato meglio, quindi se l’andare su a ritmi migliori fosse merito della giornata o del prodotto non saprei dire. Tant’e’, a meta salita sento un vento scuotermi e dei treni passarmi a sinistra: io sono li che sto dando il 100% e quelli del giro medio hanno gia’ fatto la parte aggiuntiva e mi hanno raggiunto, salendo lungo la strada che si inerpica come motorini.
Terminata la seconda salita, rimane da affrontare quella che io definisco ‘La bastarda’. Arrivati in cima, dopo avere dato tutto, inizia la discesa verso Montorio e quindi all’arrivo, ma…dopo 600m di leggera discesa, c’e’ ancora un tratto in salita di circa 500/600m, salita leggera che pero’ in quel momento, fa un male cane, seguita da un falsopiano e poi altri 300m di leggera salita: una bastardata, appunto πŸ™‚
Sulla prima salita mi affianca un biker del medio che appoggia la mano sulla mia spalla e mi supplica ‘hai acqua ?’ purtroppo la mia borraccia di sola acqua e ‘ a secco…mi spiace…e pensare che la borraccia con i sali e i carboidrati e’ arrivata a casa con almeno 100cc di contenuto, ma quando gliel’ho proposta era gia’ andato per la sua strada.
Da li in poi sento una presenza alle mie spalle, dopo un po’ controllo e vedo la sagoma di un altro biker, ma la discesa incombe e non ci si puo’ distrarre: rapporto massimo, e giu’ a pedalare a tutta in discesa, sul filo dei 65/70 km/h in alcuni punti, ma questa presenza non molla, continuo a spingere come un dannato, le gambe che urlano, e sempre quest’ombra che mi segue. Speravo di lasciarlo indietro, invece niente da fare…
Terminata la discesa inizia il piano, cerco di tenere una buona andatura, 45 km/h aiutato un po’ dalla leggerissima discesa, poi la strada spiana definitivamente e torno ai canonici 35 km/h di quel tratto, e sempre sento incombere questo biker alle mie spalle. Complice il vento (contrario) e la stanchezza di trainarlo dopo 10 km gli grido ‘scusa, ma devo sempre tirare io ?’, questo mi risponde ‘ho 74 anni, vai vai…non senti che vento che c’e’ ? mi fa male, devo stare al coperto’, una sorriso si fa strada sulle labbra e mentre gli faccio segno con il pollice che va bene e che sto io davanti, continuo ad andare.
Non per molto…dopo un po’ sono costretto a calare ancora il rapporto e di conseguenza la velocita’ ‘ehi, non ce la faccio piu” grido a quello che oramai pare essere il mio capitano cui sto tirando la volata, ‘vai vai…dai che arriviamo prima delle 12…’, ma oramai, a 1500m dall’arrivo sono proprio finito, calo ancora e mi assesto sui 25 km/h, quando, sul rettilineo che immette alla caserma i due che mi seguivano si spostano e mi passano. Non importa, io ho fatto la mia strada πŸ™‚
Entro nella caserma, e passo il traguardo vittorioso: vittorioso sulla notte insonne, sulla foratura, sulla fatica, guardo il tempo: 2:38 circa, tempo (per me…) grandioso. Passo sul tappeto del cronometrista, e non sento il bip. Pazienza, io so cosa ho fatto ed il tempo me lo sono preso, se compaio nelle classifiche ufficiali o meno a questo punto non mi interessa, io la mia gara l’ho vinta.
Giusto per togliermi lo sfizio, vado a chiedere informazioni al banco crono, il cui tecnico mi dice che sa del problema iniziale e che ha preso comunque il tempo a mano. Ottimo πŸ™‚ Vedo il tempo che mi hanno messo: 2:58 e rotti…eh beh πŸ™‚ 20 minuti in piu’ πŸ™‚ forse era meglio nessun tempo πŸ™‚ Io sono convinto del mio 2:38, anche perche’ per l’occasione avevo due computer da bici.
Secondo il tempo ufficiale dovrei essere 71mo su 97 della categoria cicloturisti, ma so che con il mio tempo sono tra il 30mo ed il 32mo πŸ™‚ oppure attorno al 270mo assoluto del percordo medio. Niente male, sono proprio soddisfatto. πŸ™‚
Vedro’ ora con il mio mister, CT e preparatore (mio fratello) cosa posso tentare di fare in futuro πŸ™‚
Ovviamente un plauso va anche a lui: incerto fino all’ultimo se fare il lungo o ripiegare sul medio, alla fine ha osato la sfida piu’ impegnativa, nonostante la preparazione che un inverno pieno di week end piovosi non ha consentito di portare a livelli decenti. Il tempo di arrivo non conta, in questi casi, anche se a gambe ferme rimane la delusione, ma il solo portare a termine questi percorsi e’ un’impresa da incorniciare.
ALLA PROSSIMA πŸ™‚

Torno a scrivere dopo tanto tempo. Cose da dire ne avrei avute parecchie, ma non ho mai trovato lo stimolo di farlo, ben sapendo che comunque i miei quattro (forse) lettori non se ne sarebbero di certo addolorati, d’altronde come dice qualcuno ‘sono piu’ coloro che scrivono i blog, rispetto a quelli che li leggono’ πŸ™‚ Chissa’, forse mettendo qualche donna nuda potrei aumentare le visite, ma non e’ il mio scopo πŸ™‚
Tornando al motivo, o meglio i motivi, di questo post, due cose sono successe in questi ultimi giorni.
Il primo e’ stata la partecipazione al mio primo stage di aikido presso il dojo di Pordenone. Dopo quasi tre anni devo dire che era giunta l’ora, sebbene gli stage precedenti li avessi saltati per motivi non dovuti alla mia volonta’. E’ stata un’esperienza molto interessante, sicuramente da ripetere al piu’ presto per vari motivi. Innanzitutto la presenza del Maestro Fujimoto che ho visto per la prima volta in azione dal vivo, poi l’impegno di due giorni (niente a che vedere con lo stage estivo di Laces), ma la cosa che maggiormente colpisce e’ il confronto con praticanti di altri dojo: mentre con i propri colleghi di dojo ci si conosce e oramai si tralasciano numerosi particolari, sentirsi dire che si sbagliano dei fondamentali fa male, piu’ dei Kotegaeshi, ed in questo senso sono uscito pieno di lividi πŸ™‚ L’impatto del primo giorno e’ stato parecchio traumatico, il secondo meno da un punto di vista emozionale, ma pari da quello delle capacita’ tecniche che sono nel mio caso, piuttosto limitate. Ma c’e’ ancora, spero, del tempo per lavorarci ed affinare. Ora vedo se riesco a ripetere a breve distanza quest’esperienza che ha lasciato un grosso desiderio di migliorare.
Il secondo evento e’ stata la decisione di tentare di prepararmi per il percorso breve della Granfondo Damiano Cunego: sicuramente il lungo (ma anche il medio) e’ e rimarra’ irraggiungibile, vediamo se con un po’ di tempo riesco a preparare qualcosa, senza la ricerca di un risultato ma solo dell’arrivo.
Ho iniziato qualche settimana fa con qualche uscita sul piano, giusto per muovere un po’ le gambe, ieri sono riuscito a fare una prima salita (risibile da chi pratica ciclismo anche domenicale), ma tant’e’ molto importante per il morale. Vediamo se riesco a fare queste due uscite settimanali che mi sono preposto e soprattutto se saranno sufficenti a raggiungere una preparazione minimale per l’obiettivo preposto: al massimo mi infilo in un bar a bere sambuca πŸ™‚

L’ultimo post pubblicato, nel lontano 22 settembre, terminavo con un ‘Chissa’ che un giorno non riesca ad accompagnarti, in bici, almeno per il ‘corto’. :)’. Ebbene, oggi ho inforcato per la prima volta una bici da strada (da corsa) e mi sono avventurato con mio fratello ed altri tre compari (tra cui una donna) in una prima uscita, sfidando le temperature del primo mattino dicembrino. In realta’ il meteo e’ stato molto clemente, con un pallido sole e temperature che sono state attorno ai 7/8 gradi: una gran sudata. Com’e’ andata vi chiederete ? (oppure no, ma se siete arrivati fin qui forse si’). Tutto sommato meglio del previsto: Verona – Lazise – Garda – Calmasino – Verona per un totale di 69.8 km ad una media di circa 23km/h. Per chi e’ pratico la distanza e la media sono ridicole (e se conoscete il tragitto, direi comiche), ma per me che non ho mai preso in mano una bici da strada e la cui mountain bike non corre certo il rischio di usurarsi, penso sia un buon risultato. Unici problemi: un ginocchio che tende a dolere dopo qualche decina di km e la sella non proprio comoda (anche in mountain bike, aggravato dai terreni accidentati ma alleviati dalla minor distanza). Bene, vedro’ di fare in modo che questa uscita non rimanga una solitaria esperienza πŸ™‚ anche se tra aikido il martedi’ ed il giovedi’, ed il tennis al mercoledi’, devo dedicargli un giorno del week end, ed alzarsi presto il sabato e la domenica e’ molto dura πŸ™‚

Ieri si e’ svolta l’annuale gara ciclistica Gran Fondo Luca Avesani, una terribile manifestazione che si svolge tra il monte Baldo e la Lessinia. Ha partecipato mio fratello e, con mio grande orgoglio, e’ riuscito a portare in fondo l’impresa di percorrere tutti i 183,5 chilometri del percorso, superando la salita che porta sul monte Baldo, la terribile Peri – Fosse con i suoi tornanti, e la lunga arrampicata da Fosse a San Giorgio.
Un’impegnativa impresa che ha aggiunto alla fatica della salita, lo sforzo di temperature temibili: attorno ai 2 gradi sul monte Baldo, 5/6 gradi a San Giorgio, unita a nebbia che in alcuni tratti si trasformava in ghiaccio.
Ebbene in tutto questo, mio fratello e’ riuscito a portare a termine il percorso piu’ lungo e faticoso. Io l’ho seguito in moto per fare da ‘reporter’ ed ho potuto apprezzare non solo la sua fatica ma quella di tutti quelli (e quelle) che in solitario arrancavano sulle salite, accompagnati solo dalla fatica, dal freddo, e da un’incrollabile forza di volonta’.
Questo e’ il vero ciclismo, questo e’ vero sport.
Grande fratellone, sono proprio orgoglioso di te. Chissa’ che un giorno non riesca ad accompagnarti, in bici, almeno per il ‘corto’. πŸ™‚



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