Dopo molti, troppi mesi riprendo in mano il blog, cercando di rovistare nella memoria per recuperare le ultime due gare del 2014, prima che si passi al 2015 πŸ™‚ Eccomi qui quindi a raccontare la mia GF Damiano Cunego 2015
Se dovessi scegliere una parola con cui definirla potrei scegliere direttamente il termine francese debacle: ‘In senso fig., grave o clamorosa sconfitta, disastro, sfacelo, spec. in campo politico, sociale, o anche sportivo: andare incontro a una d.;’.

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Altro giro, altra granfondo. E che granfondo: la GF Internazionale Nove Colli, a Cesenatico. Attesa, desiderata. Temuta. Quest’anno poi, in cui non sono stato estratto per la Maradona Dles Dolomites, diventa la gara culmine della mia stagione, quella per cui ci si alza al sabato mattina per allenarsi, per cui si cerca di sfruttare ogni scampolo di tempo per pedalare. Perche’ la Nove Colli non e’ semplicemente una gara, e’ un evento che va vissuto dall’inizio alla fine, un evento che ogni ciclista amatoriale dovrebbe vivere almeno una volta. Ma ecco il racconto delle due giornate.

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Portata a termine anche la GF Giro dei 3 laghi e, anche quest’anno come da tradizione, c’era pure il quarto lago che scendeva copioso dal cielo πŸ™‚
Per il 2014 l’idea era di portare a casa il giro lungo in questa gara e sarebbe stata la prima volta, essendo un po’ troppo presto nel calendario e quindi arrivando quando la preparazione non e’ al massimo. Pero’ la volonta’ c’era.
Gia’ durante i giorni precedenti al week end le previsioni meteo erano poco incoraggianti, ma si sa che non ci si deve mai fidare degli algoritmi a lungo periodo. Ed infatti…

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Esco da un weekend un po’ impegnativo. Il ‘main event’ previsto era il giro del lago di Garda, la mia prima volta, che si sarebbe dovuto tenere il 7 febbraio ma che, a causa delle avverse condizioni meteo era stato rimandato di due settimane.
Venerdi’ sera giro di messaggi, il tempo e’ inclemente e la pioggia cade copiosa per cui si decidera’ al mattino successivo. Al risveglio le strade sono parecchio bagnate ma praticabili, in previsione, appunto, del giro del lago di Garda, optiamo per un giro tranquillo: siamo io, mio fratello e il nuovo iscritto Riccardo, e alle 8.30 partiamo in direzione Est.

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Accidenti, e’ il 15 febbraio 2014 e non ho ancora scritto un resoconto dell’annata ciclistica 2013, eppure e’ stata la migliore: vediamo di porvi rimedio πŸ™‚
La stagione non e’ iniziata nel migliore dei modi con tanta acqua, sia nella parte di preparazione che nella GF giro dei tre laghi, poi pero’ mi sono ripreso e nelle successive sono riuscito a fare sempre il lungo, raggiungendo cosi’ il mio obiettivo: Merckx, Cunego (sebbene accorciato dalla direzione), Nove Colli e Maratona Dles Dolomites, ora potrei anche appendere la bici al chiodo, ma invece no, ora vediamo il nuovo obiettivo che e’ cercare di fare le stesse cose ma con meno fatica. O meglio, la fatica sara’ piu’ o meno uguale ma si spera di abbassare i tempi πŸ™‚
Intanto, sotto con gli allenamenti πŸ™‚

E cosi’ anche per il 2013 chiudo la stagione di gare con la granfondo che si chiamava South Garda Road ma che e’ stata rinominata GF Colnago Desenzano: sembra ieri che son passato da gambali e manicotti alla tenuta estiva, ed invece son gia’ trascorsi i mesi caldi e le gare (e tante altre cose sono cambiate).
Ma veniamo alla gara.

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Il titolo e’ chiaro e devo dire che riassume bene i giorni precedenti la mia partecipazione alla GF Eddy Merckx 2013. L’indecisione era tanta e solo al bivio ho deciso, quando non era piu’ possibile rimandare.
Il monte Baldo mi ha sempre incusso un timore reverenziale, non so perche’, ma ogni volta che devo salirlo da qualche parte mi prende l’ansia. Ed infatti non ci sono salito spesso e nelle due gare che ne affrontano i versanti o non partecipo (all’Avesani, per motivi di calendario) oppure giro al medio (la Merckx, appunto).
E cosi’, a tutti coloro che mi chiedevano cosa avrei fatto rispondevo baldanzoso ‘non so di preciso, ma l’intenzione e’ di fare il lungo’, mentre in realta’ il primo a non crederci ero proprio io: so come sono le salite del medio, pensare di aggiungerci anche l’ascesa a San Valentino (quest’anno e’ cambiata) di sedici chilometri mi lasciava alquanto perplesso. Davvero, non ci ho dormito nemmeno la notte prima.
La settimana precedente non ho fatto molto per vari motivi se non un’uscita il venerdi’ e che doveva essere tranquilla, fatta piu’ per provare il Garmin Edge 500 che ho preso su ebay e che si e’ rivelata ancor piu’ tranquilla (ma non meno piacevole) quando prima di iniziare la salita di giornata ho incontrato due conoscenti e con loro sono salito su una collina che domina la citta’, chiacchierando.
Arriva quindi sabato pomeriggio, decido di approfittare ed andare in moto, e’ da tantissimo tempo che non faccio un po’ di strada con il mio amato V4 (e si e’ pure sentito…), alle 15 ho appuntamento con un ragazzo per fare il cambio pettorale e cedergli quello di mio fratello, che non partecipera’ (lasciandomi da solo ad affrontare la decisione del percorso). L’operazione si svolge in maniera rapida, non devo fare la coda per l’abilitazione del chip perche’ ho quello personale, e quindi dopo aver salutato il neo ‘603’, prendo la moto e mi avvio a salutare mio cugino che sta seguendo una ragazza cui fornisce i telai, presso il kartodromo di Ala.
Nuvoloni neri girano attorno alle montagne del basso trentino, scende qualche goccia d’acqua, decido di avviarmi perche’ voglio andare a visionare la salita del Baldo. Smette subito per cui inizio l’ascesa e quasi subito me la ricordo, l’ho fatta l’anno scorso con Michele, l’ho patita, anzi l’abbiamo patita, un casino, complice la sparata da Verona ad Avio ed il caldo di quella giornata. Salgo, piano, non ho voglia di correre ma voglio gustarmela, per una volta senza fare fatica. Non sembra dura come la ricordavo, ma e’ chiaro che vedere le cose seduti su un V4 da 750cc puo’ ingannare, il sellino di una bici e’ molto piu’ scomodo e faticoso. Finita la salita i dubbi rimangono. Tutti. La discesa invece e’ molto bella e veloce, la strada quasi perfetta, poi una volta in valle rendersi conto che mancano ancora oltre venti chilometri all’arrivo e’ un altro bel colpo ai buoni propositi: come ci arrivo al termine se mi trovo da solo ? Che poi non sono tutti piani, sono ondulati…in che stato saranno le gambe ?
Tutti questi sono pensieri che mi porto fino a casa e che, probabilmente, mi disturbano il sonno tanto che non credo di avere dormito piu’ di un paio d’ore.
Sveglia alle 4.30, ho deciso di cambiare colazione, mi faccio del riso bollito con un po’ di olio d’oliva e pezzi di grana (non ho voglia di mettermi a grattarlo, va bene cosi’), nell’ottiche proprio di fare il lungo se riusciro’ a dissipare i dubbi strada facendo e visto che alla Nove Colli anticipare la colazione potrebbe avermi aiutato a soffrire meno. Poi torno a letto per un’altra ora di pseudo sonno. Alle 6.00 la sveglia torna a suonare, mangio un altro po’ e via. Il tempo e’ bello, c’e’ il sole e l’aria e’ gia’ ad una buona temperatura vado in griglia con il mio 602 e sento che ha piovuto la notte, per cui la speranza e’ che quello che doveva scendere sia sceso. Attendo il via senza grossa ansia, solo una signora aldila’ della transenna, mi urla nelle orecchie per parlare con un’amica dall’altra parte…per 10 minuti.
Alle 8.35, pronti via, si parte come al solito a tutta e io mi trovo con il cuore in gola gia’ al cavalcavia dopo un chilometro, poi via a velocita’ elevata stando in gruppo, anche perche’ c’e’ un bel vento contrario, sempre oltre i quaranta e in alcuni punti (dove ci si mette un po’ di discesa) abbondantemente oltre i cinquanta. Gia’ sulla salita di Zuane pero’ non sono contento…ricordo le parole che mi ha detto l’amico Gioacchino il giorno prima ‘non tirarti il collo a Zuane, falla tranquillo che poi hai tutto il tempo per recuperare’, per cui mi metto del mio passo, non cerco nessuno…e’ una salita semplice, corta di circa un chilometro, ma ci si arriva in gruppo, praticamente ci si ammassa, e soprattutto rompe il ritmo veloce delle gambe. Ed infatti soffro ancora….mi dico ‘andiamo avanti e vediamo’. Giu’ verso Domegliara per affrontare la prima salita, quella che porta a Mazzurega e poi alla Pela. Il caldo inizia a farsi sentire e sudo tantissimo, e com’e’ abitudine cerco sempre di stare in quelle poche zone d’ombra che alcuni alberi che costeggiano la strada possono offrire: ogni anno e’ cosi’, questo tratto e’ caldissimo. Insulto due ciclisti che gettano le carte per terra: ma davvero l’involucro di una barretta, se tenuto in tasca, puo’ compromettere la prestazione ? Non capisco, loro evidentemente meno perche’ non accennano risposta. Poi sorrido quando ad uno dei due, con un pettorale sotto il 20, si rompe il reggisella: sono un bastardo lo so.
Giu’ a tutta nella discesa tecnica verso Fumane, falsopiano fino a prendere la seconda salita che porta a Fosse, poi Sant’Anna e di nuovo a Fosse dopo un leggero tratto a scendere. E’ una salita bellissima, a tratti con delle belle pendenze e soprattutto che non molla mai…sempre a salire, non un tratto pianeggiante se non nel finale. La prima salita verso Mazzurega mi aveva dato modo di capire che sono in tanti a passarmi, il mio ritmo e’ veramente basso e avevo voglia di fermarmi e tornare indietro, ma ormai sono in ballo e devo ballare: e’ strano quello che passa nella testa in quei momenti. Ora, sulla salita verso Fosse, soffro forse un po’ meno, le maglie di chi mi e’ attorno sono sempre, piu’ o meno, le stesse e cio’ e’ sintomatico del fatto che sono ormai tra gente del mio livello. Finisce la cronoscalata con un tempo di 40m49s, a riprova delle sensazioni visto che l’anno scorso l’avevo portata a termine in 35m37: un 13% perso per strada. Proseguo verso Fosse, poi Sant’Anna con qualche compagno casuale, poi di nuovo Fosse e giu’ a Peri: quest’anno non vedo nessuno piantato sul famigerato tornante a sinistra. Mentre scendo supero qualcuno e mi ritrovo da solo, al che mi chiedo cosa fare…o rallento e aspetto qualcuno o cerco di forzare un po’ per raggiungere chi e’ davanti perche’ arrivare in valle da soli non sarebbe per niente piacevole, ed infatti opto per la seconda opportunita’ e, raggiunti un paio di ciclisti tiro i remi in barca per gli ultimi due tornanti. In valle siamo un gruppetto, si parte di buona lena ma poi si inizia a tirare indietro…mi metto davanti e tiro io per l’ultima parte di SS12 ed il pezzo interno prima del bivio.
Bivio che, inesorabilmente, si avvicina. I dubbi invece che essersi diradati sono aumentati. Una grossa voce mi dice ‘molla li, gira a sinistra e porta a casa il medio’ ma una piu’ flebile mi dice ‘nelle gambe hai la Nove Colli, ricordi ? 210km invece di 140km e oltre 3800m di dislivello contro i 2800m di questa…ce la puoi fare’, ma nel mentre ho pensato ‘dietro di me non ce ne sono molti, e se mi trovo da solo a salire ? E se mi trovo da solo a scendere ? E nel tratto finale ? E se sforo il limite di tempo ?’. Ultime centinaia di metri, poche decine…cosa fare ? All’improvviso l’illuminazione: il tizio davanti a me gira inaspettatamente a destra, percorso lungo…decido cosi’ di seguirlo: se e’ qui con me non dev’essere molto piu’ forte in salita quindi non credo saro’ da solo, poi passati qualche centinaio di metri mi volto e vedo altri che si aggiungono a noi, lontani, e qualche dubbio scema.
Vorrei dire ‘i primi chilometri’, ma dovrei dire ‘le prime centinaia di metri’ piu’ propriamente, facciamo ‘il primo chilometro e mezzo’ passa abbastanza bene, riesco anche a chiacchierare con due del team Pinarello ed un altro e saliamo affiancati, piano piano, con l’ultimo o al massimo il penultimo rapporto, anche questa salita non molla mai e presenta nel tratto iniziale (i primi quattordici chilometri πŸ˜€ ) il pezzo piu’ impegnativo, poi ‘spiana’. In alcuni tratti si puo’ tirare il fiato ma non sono tantissimi, molte di piu’ sono le volte in cui il Garmin segnala un 11%/12% ma cosa posso fare se non pedalare ? Ogni tanto butto giu’ un paio di denti e mi alzo per qualche secondo per poi ritorare a sedermi. Vedo alcuni ciclisti con pettorale scendere e mi chiedo se abbiano ceduto (dubito) abbiano avuto dei problemi (voglio sperare) o siano saliti, passati sul tappeto del rilevamento e deciso di rientrare da questo versante che presenta un tratto in valle molto piu’ corto (spero di no). Passo qualcuno, mi fa impressione (postivamente) una ragazza con il viso affaticato ma estremamente determinato. Ad un certo punto vedo un cartello giallo ‘Ristoro 500m’ che mi lascia perplesso…il ristoro e’ in cima e manca piu’ di 500m…manca la casa con la fontana dove io e mio fratello ci fermammo, mancano i prati aperti con le mucche ma soprattutto…non sta spianando affatto…impossibile…eppure…’Ristoro 100m’ e poi ecco li, su un tornante ‘Ristoro volante’…azz…mi hanno fregato πŸ™‚ si deve salire ancora…ed infatti dopo poco ecco il tornante con la casa piu’ fontanella e dopo un altro po’ gli spazi aperti, le mucche. Avvicino un altro paio di ciclisti che si lamentano e a cui dico ‘tranquilli, un tornante o due ed e’ finita’ e loro mi rispondono che sperano proprio abbia ragione, ed e’ cosi’: dopo piu’ di un’ora e mezza di salita ecco il parcheggio ed il ristoro. Sono bagnato fradicio ma non voglio fermarmi a mettere la mantellina antipioggia che ho portato, non ho freddo, e mi butto in discesa. Devo segnalare un due paesi, capannelli di persone che incitavano a gran voce: e’ stata un’emozione, tanto da averne il groppo in gola e se non fossi stato concentrato sulla strada forse mi sarei messo a piangere. Lo so, forse e’ eccessivo ma essere li, dopo tutta la fatica, dopo essere riuscito ad arrivare lassu’, ho pensato di meritarli e questi incitamenti me li sono presi tutti. Poi dei ragazzi che ti corrono appresso sulla strada gridando se gli regalavo una borraccia…mi sembra di rileggere i post su twitter dei Prof e dei loro passaggi con il giro d’Italia, ed ho sorriso. Sugli ultimi chilometri di discesa inizia a piovere, una pioggia leggera e non mi fermo a mettere la mantellina.
La strada spiana, usciamo da Mori e siamo in un gruppetto di almeno quattro ciclisti, poi ne raggiungiamo e recuperiamo altri. Tiriamo un po’ a testa, quando tocca a me decido di fare almeno un paio di chilometri, e mentre sono li che spingo controvento, un fenomeno mi scatta in faccia ad almeno 5km/h in piu’, al che mi infastidisco (mancano piu’ di 20km, che senso ha ?) e lo lascio davanti a tirare ma dopo poche centinaia di metri rallenta ma non si sposta, e se vuol stare li che ci rimanga, poi qualcuno passa e gli da il cambio ma io gli resto dietro, per me puo’ tirare lui anche fino all’arrivo visto che ci tiene. Questo personaggio in piu’ ha il brutto vizio di continuare a strappare: chi tira va via costante e lui accelera, poi rallenta e fa qualche metro di buco, poi chiude, poi lascia, e tutti noi dietro siamo costretti a fare lo stesso, quando poi il capofila si sposta accelera vistosamente (almeno per alcune decine di metri) ed il poveraccio che ha avuto il cambio si trova a dover accelerare invece di poter prendere posto in coda. Insomma…davvero uno che non sa stare in gruppo. Alla fine glielo urlo ‘vai via costante che non serve a niente continuare a scattare’ e credo l’abbia capita. Intanto la pioggia inizia a scendere copiosamente, son gia’ bagnato fradicio e la mantellina e’ al sicuro nella tasca della maglietta, non posso fermarmi per indossarla, perderei troppo tempo e resterei da solo. Arriva di nuovo il mio momento per tirare in prossimita’ del ricongiungimento con il medio, quando c’e’ un vero e proprio diluvio: in pochi istanti la strada e’ allagata, gocce enormi scendono e dal rumore che fanno sul casco devono esserci chicchi di grandine mescolati, non si vede nulla con gli occhiali pieni d’acqua e le gocce che si infilano tra lente e viso, ma testa bassa e menare, mancano cinque chilometri, ai meno tre la visibilita’ e’ praticmente nulla ed il compagno di gara che ho davanti rallenta vistosamente e si sposta a destra esclamando ‘ho bucato’, mi dispiace, successe anche a me il primo anno di bucare a un solo chilometro dall’arrivo, ma riuscii lo stesso a concludere senza fermarmi.
Intravedo la curva a destra dell’arrivo, la prendo assieme agli altri, non scatto perche’ inutile, affronto gli ultimi metri di salita e passo sotto l’arco del traguardo, bagnato fradicio, infreddolito ma contento: tempo ufficile 6h01m50s.70 in gnegnegnesima posizione, laggiu’ in fondo. Al riso party andro’ dopo aver messo la bici sull’auto sfruttando un momento di pausa del diluvio e cambiandomi in auto. Riso party ottimo.
Alla fine cosa dire ? Contentissimo, sebbene il tempo sulla cronoscalata sia indicativo di come sia la mia preparazione rispetto all’anno scorso (mi mancano tanti metri di dislivello causa l’inverno piovoso) vedo pero’ che con costanza e testa riesco comunque ad arrivare dove mi impongo. E ho messo in tasca anche questo lungo. Ora sotto con la Maratona delle Dolomiti, tra sole due settimane, che affrontero’ con lo stesso spirito di Nove Colli e Merckx: la inizio e ai bivi decidero’ dove andare.
Il pagellone:

Pacco gara 7: un sacco traforato da usare in lavatrice con i capi delicati contenente copriscarpe, berretto, calze, maarmellatina, wd40. Molte cose che uno ha gia’ ma che trovo sempre utili.
Organizzazione 10 e lode: nel tempo non si e’ mai smentita. Mai una sbavatura, sempre tutto perfetto. Probabilmente la migliore tra quelle cui ho partecipato.
Strade 7: a parte la strada che da Fumane sale a Sant’Anna effettivamente rovinata (ma facendola in salita non e’ un gran problema), il resto ha un manto che va dal sufficente all’ottimo nell’ultimo tratto della discesa, appena riasfaltato.
Sicurezza 8: quasi la perfezione. Sicuramente grazie all’ausilio dei militari lungo il percorso, ogni incrocio era presidiato da personale con bandiera e fischietto, le curve pericolose e gli angoli a rischio coperti da materassi o protezioni e personale che avvisava, questo anche con la pioggia e dopo sei ore di gara.
Voto finale 9: una granfondo che difficilmente puo’ migliorare e che ogni anno (questa e’ la mia terza partecipazione) sembra incredibile come riesca a riconfermare l’elevata qualita’
La mia gara 10: per come e’ iniziata, per quello che c’e’ stato nel mezzo, per come la testa ed il cuore l’abbiano avuta vinta, per l’ennesima volta, sulle gambe, per le emozioni di ricevere gli incitamenti, per aver portato a casa questo lungo. Per tutto questo mi do un 10 tondo tondo.
Dati Garmin
Dati Strava

Ieri ho fatto la terza granfondo della stagione, la Gran Fondo Damiano Cunego e, stranamente mi sono divertito.
Ovviamente il tono e’ ironico, io mi diverto sempre e sara’ nel momento in cui non mi divertiro’ piu’ che smettero’ di pagare e partecipare a queste manifestazioni, ma fino ad allora, quando potro’, saro’ sempre al via πŸ™‚
Non bastano i Di Luca o, notizia di oggi, i Santambrogio per farmi passare la voglia, a me non interessa di loro, sono uno che non guarda i risultati assoluti ma solo i propri, i miglioramenti che posso avere con ‘l’altro me’, quello che starebbe sul divano in primis e poi su quello che ha fatto certi percorsi l’anno precedente…e non posso prendermi in giro barando.
La premessa era d’obbligo, ma veniamo ai fatti…no cacchio…di Di Luca e Santambrogio ho gia’ parlato…per fatti intendo gli avvenimenti !!!
Le giornate precedenti non presagivano nulla di buono. A parte una singola uscita mercoledi’ (abbastanza buona visti i tempi, ma era un giro pianeggiante), erano piu’ le voci che giravano su bdc-forum.it a smuovere un po’ le acquee. Ogni anno gli organizzatori *DEVONO* fare qualcosa per rovinare il nome di questa manifestazione, sembra sia d’obbligo, quasi fosse una necessita’ abbassare a forza il numero dei partecipanti: eravamo 3500/3800 una volta a percorrere le magnifiche strade della Lessinia, quest’anno il totale degli arrivati e’ stato un misero 770. Le cause ? Scelte scellerate gli anni precedenti: partenza con doppio giro della caserma distruggendo di fatto la divisione delle griglie di partenza e mescolando tutti solo perche’ nessuno le aveva predisposte, distribuzione pacchi gara al palazzetto fornace con code enormi, partenze dal palazzetto e arrivo a chilometri di distanza che costringeva a pellegrinare attraverso la citta’ per arrivare al pasta party o a fare una doccia, ogni anno mancanza assoluta nel controllo delle griglie contro i furbetti, e cose cosi’.
Molti si erano gia’ lamentati, io stesso avevo suggerito a Damiano Cunego via facebook di controllare e monitorare questa gara che in fin dei conti porta il suo nome, anche a tutela sua (poi faccia quello che vuole), e fino all’anno scorso facendo parte del circuito del prestigio in qualche modo si era salvata, quest’anno pero’ la debacle di partenti. E cosa accade ? Accade che viene tagliato di netto il percorso lungo…dai 145km per 3300m di dislivello si e’ passati ad un 95km per nemmeno 2000m di dislivello che, confrontati con il medio da 85km e 1400m non danno questa gran differenza. Ma poi c’e’ altro che naviga contro l’organizzazione. Il sito riporta ancora le date 2012, sembra essere morto se non per qualche modifica di poco conto e mancando le notizie essenziali, ad esempio il cambio percorso con la nuova altimetria, le tracce GPS, il chilometraggio (tutte cose che si potevano fare anche con google maps in pochi minuti…e che qualcuno sul forum ha fatto) e fino a venerdi’ mattina non ci sono i pettorali (vabbe’ qui e’ piu’ la winning time forse): confrontatelo con quello della Eddy Merckx. Era poi possibile fare altre modifiche per aumentare il percorso e l’altimetria, ad esempio salendo al passo fittanze o chiedendo una deroga anche su al corno d’aquilio per poi scendere sempre da fittanze. Forse a questo punto, prendendo per buone le motivazioni della mancata autorizzazione causa fondo stradale pericoloso da parte dei comuni, sarebbe stato meglio far andare tutti sul medio con tante scuse e fine.
Io ho sempre difeso questa granfondo che e’ stata la prima che ho fatto e passa in posti meravigliosi, nonostante tutto e tutti, ma con quest’anno penso di aver dato fondo ad ogni riserva di pazienza. La faro’ ancora, se ci sara’, ma non mi esporro’ piu’ per prenderne le difese e sinceramente spero che passi in mani piu’ amorevoli.
Dopo lo sfogo, ecco la gara πŸ™‚
Sabato vado a ritirare i pacchi gara senza il mio capitano, alle prese con dei fantomatici alberi di ciliegie (ogni tanto riesce a inventare delle buone scuse), io ho un mezzo appuntamento con qualcuno del forum: alla fine incontrero’ solo Emanuele, carpese…carpiato…carpigiano…insomma originario di Carpi ma mezzo trapiantato a Verona, incontro anche amici che da tanto non vedevo (il giamba ad esempio, e Mirko o Mirco…chiedere alla winning time… πŸ˜€ ). Quattro chiacchiere e via. Alla sera barbeque e vino…ecco col senno di poi forse sarebbe stato meglio optare per altre pietanze ma pazienza.
Al mattimo mi sveglio tranquillo, la partenza e’ vicina a casa e posso fare tutto con calma e alle 8.15 puntuale come un treno svizzero arriva mio fratello a prendermi e insieme si va in bici al punto di partenza, entriamo in griglia e aspettiamo. La temperatura e’ freschina e non sembra nemmeno di essere al 2 giugno, tanto che indosso i manicotti. Poi pero’ si parte, li sfilo subito e li lancio al mio pubblico πŸ™‚ Porca zozza…ma che e’ ? Subito 50km/h cosi’, da freddo…robe che solo alla nove colli !!! tangenziale, superstrada…gia’ qui inizia a sfilarmi un bel po’ di gente…mio fratello lo vedo allontanarsi gia’ da subito ma riesco a tenere il contatto visivo poi, all’altezza di Grezzana nemmeno quello…vai vai…io son gia’ al gancio e fuorisoglia. La processione di chi mi passa sembra interminabile, ho paura che tra un po’ mi sorpassi pure un furgone di Bonizzato con seguito appresso. Macche’ devo tener duro, so che e’ quasi sempre cosi’…parto lento, fatico, ma una volta che ho rotto il fiato e ingranato la mezza marcia in qualche maniera vado avanti. Quasi, appunto. Si’ perche’ arrivato a Bellori non sono molto convinto di proseguire e l’idea di fermarmi e tornare indietro e’ veramente forte. Ma c’e’ una cosa, che oltre l’orgoglio personale, mi spinge ad andare avanti. Ho deciso di dedicare questa granfondo ad un amico di facebook che se ne sta su un letto d’ospedale dopo un grave incidente in bici occorsogli un paio di giorni prima: il suo nome campeggia sul pettorale e sul numero di gara. E cosi’ me lo dico ‘non posso mollare, io sto facendo una cosa che ho scelto e che mi piace, andiamo avanti e vediamo’. E cosi’ inizio ad affrontare la prima salita.

Una cosa che c’e’ da dire di bello su facebook e’ che ha il grande potere di accentrare su delle passioni un gran numero di persone, cosi’ ad esempio tra i miei contatti ho parecchi ciclisti, gente che viaggia, gente che vince ma anche gente normale, e le incontri in qualche uscita, ci fai due chiacchiere, e dopo poco ti sembra di essere amiconi perche’ la pedalata serale avvia un conoscersi che poi prosegue in via digitale. E cosi’ mi raggiunge e supera il giamba (‘eh, ciao vado sul del mio passo’…e non lo vedro’ piu’ πŸ™‚ ), scambio due chiacchiere con Federica e con Romeo che le fa da scudiero, e lentamente arrivo a scollinare…molto lentamente nonostante l’accelerata che ho provato a dare nell’ultimo chilometro: vedremo il tempo della cronoscalata.
Saliscendi verso Erbezzo fatto del mio ritmo quando al ristoro vedo mio fratello che mi aspetta: fortuna che gli avevo detto al via ‘ogni tanto guarda indietro per vedere se ci sono, non fare come al tuo solito che parti sparato’…la prossima volta gli dico di girarsi ogni poco πŸ™‚ (ma e’ giusto cosi’, anzi, grazie per avermi aspettato…potevi cercare il tuo tempo senza starmi appresso πŸ™‚ ).
Ripartiamo, io ho piuttosto freddo e gia’ dal termine della cronoscalata ho indosso lo spolverino antiaria, ma la temperatura non e’ delle mie congeniali…ne’ freddo da vestirsi pesante, ne’ caldo da stare leggeri, il tutto condito da un buon vento che sferza le montagne. Arriviamo rapidamente a BoscoChiesanuova e optiamo per il pseudo lungo e quindi giriamo in direzione Branchetto/San Giorgio per la seconda salita di 10km. Fatico veramente tanto, troppo…sarebbe una salita pedalabile a parte un po’ l’ultimo tratto, ma non riesco a tenere un ritmo decente e mi trascino (e proprio il caso di dirlo) su al passo, dove iniziamo a scendere. ‘o cacchio, ma non e’ tutta discesa…ci sono gli strappetti !!!’ e infatti ci sono i due strappetti prima di Camposilvano e poi quello, malefico, prima di San Rocco…ma prendendoli un po’ in velocita’ li passiamo.
Giu’ a tutta al traino di un MTB Golosine che vuole stare davanti…e se vuole lui, chi siamo noi per impedirgli di essere artefice del suo destino ? πŸ˜€ Quasi al termine della discesa sfiliamo una ragazza del team LGL con le trecce che escono dal casco ‘oh finalmente’ esclama ‘stavo giusto aspettando rinforzi’ – ‘vieni vieni, attaccati qui’ (senza malizia, per favore, questo e’ un blog serio πŸ™‚ ), ma poi mi giro e vedo che non ha preso in considerazione il nostro suggerimento e non e’ in coda (ho detto niente malizia, suvvia). Poseguiamo quando ormai sul piano passa in azione il capitano dando il cambio all’MTB Golosine, ma solo per poco, perche’ sul binario a sinistra passa un direttissimo con due Miche-Legend che si portano al rimorchio la ragazza LGL…via, prendi al volo il trenino e subito la velocita’ si alza (‘azz se m’e’ costato prendere quel treno’ dira’ il giorno successivo mio fratello πŸ˜€ ). I due davanti si danno il cambio (penso siano atleti del lungo o del medio gia’ arrivati tornati indietro e che la stanno tirando), la ragazza fatica a tenere il ritmo e allora ci mettiamo pure noi ad incitarla, anche in dirittura d’arrivo dove io ed il mio capitano arriviamo insieme (anzi, lui davanti di 10 centesimi…).
Al pasta party incontro di nuovo Emanuele, con cui ci sediamo a mangiare e a parlare. Poi una ragazza si avvicina a mio fratello ‘scusa…sei BestKevin ?’ mio fratello le indica che sono io ‘ciao…sono Alessandra’…devo far girare le rotelle per capire chi sia, ma dopo qualche frazione di secondo la riconosco con i due codini: e’ un mio contatto su facebook !!! Fantastica questa cosa…davvero…in mezzo a centinaia di persone incontrarne una che viene addirittura dalla Toscana. Stringerle la mano e’ un piacere perche’ lei e’ davvero una che non molla mai…leggi di sue uscite in bici con ogni tempo e lo fa con una passione invidiabile che ti spinge e ti coinvolge. Uscendo incontro Gioacchino, altro atleta conosciuto su facebook con cui mi fermo a scambiare quattro chiacchiere: e’ l’unico momento perche’ fa parte di quelli che quando io arrivo hanno gia’ fatto la doccia, pasta party e spesso gia’ in autostrada per il rientro πŸ™‚
Ultimi saluti al compagno di pasta party Emanuele, recupero la bici dal recinto presidiato e con tanto di etichetta autoadesiva da applicare alla bici e una matrice da conservare per il ritiro: *ottima questa cosa !!!*, meglio di quella della nove colli dove basta scambiare il numero della propria bici con un’altra di maggior valore per potersene andare tranquilli.
Alla fine quindi ? Alla fine mi sono divertito, ed e’ cio’ che conta, aldila’ dell’organizzazione lacunosa (che quest’anno devo dire e’ stata migliore del previsto, a parte appunto il taglio del percorso che poteva essere gestito meglio).
Risultato: 97.5km in 3h50m20s alla media dei 27.27km/h, tutto sommato non male…devo dire sorpreso visto come mi sono davvero trascinato su per le salite.

Anche questa volta endomondo ha smesso di andare senza motivo…ma ho gia’ ordinato un Garmin Edge 500 usato.
Settimana prossima sotto con la Gran Fondo Eddy Merckx, dove il lungo e’ un vero lungo, che avrei pure la tentazione di provare in vista della Maratona dles dolomites di fine mese. Decidero’ al momento, come al solito…di sicuro niente barbeque e vino la sera prima, o non arrivo nemmeno a Sant’Anna πŸ˜€

Come chiusi il 2012? Con una frase che, nella sua brevita’, racchiudeva un po’ il rammarico di un’annata: ‘Non ho mantenuto il buon proposito di fare qualche lungo, anzi, non ho fatto nemmeno quello della South Garda Road (si veda il post dedicato), ma chissa’ che per il 2013 non ci riesca: l’obiettivo e’ sempre il lungo della nove colli, fregandomene altamente del tempo :)’
Ebbene, con grande soddisfazione posso dire che finalmente ci sono riuscito: ieri 19 maggio 2013 ho portato a casa un lungo, e che lungo…proprio quello che inseguivo e che avevo posto come obiettivo ‘massimo’ della mia carriera di pedalatore (lasciamo il termine ‘ciclista’ a chi veramente lo merita), ovvero coprire i 209km per oltre 3800m di dislivello della GF Nove Colli. Il tempo di circa 9h23m conferma il mio ‘fregandomene altamente del tempo’: l’obiettivo non era il tempo, era arrivare in fondo e fino all’ultimo…beh ma procediamo con ordine, la cronaca.
Parto con mille dubbi a causa della preparazione un po’ cosi’. Il meteo non ha lasciato molte possibilita’ di uscire ed infatti di km nelle gambe ne ho pochi e soprattutto e’ molto poca la salita, basti pensare che di quest’anno non sono mai andato sulla mia amata lessinia ed il giorno in cui ci sarei potuto andare ho rotto la catena. Ho sopperito portando la spinbike (che uso al posto dei rulli) in garage, ma non puo’ di certo bastare come preparazione, mancano le uscite lunghe, manca il fondo, mancano le salite. E lo so, in bici nessuno corre, ma basta guardare ai miei tempi su strava.com per capire che non sto bluffando e le statistiche indicano un impietoso -20%.
Io e mio fratello partiamo per Cesenatico, lui un po’ piu’ in ottica di fare il lungo o almeno dare una possibilita’ al pensarci, tanto che scambia qualche parola con gli amici del gruppo SPK-Patos (che puntano ai 200km) per partire insieme e decidere poi il da farsi.
Sabato di ritiro pacchi gara, ma il freddo ed il vento non ci danno una grande voglia di andare a vedere gli stand per cui ben presto ce ne andiamo a letto, il mio post su facebook e’ piuttosto emblematico: ‘gran vento, che non spazza via i dubbi. Vedremo di divertirci’.
Al mattino il vento sembra essere cessato, il cielo pare sgombro dei nuvoloni neri minacciosi del giorno prima, insomma…a parte il freddo che combattiamo indossando sopra la divisa estiva (a parte l’intimo di cotone da mezza stagione) le tute da imbianchini usa e getta e entrando in griglia come dei fantasmi…qualcuno ci avra’ sorriso alle spalle ma pazienza, si stava cosi’ caldini che quando l’abbiamo tolte ci e’ dispiaciuto πŸ™‚
‘Allora che facciamo ?’ – ‘Boh’ – ‘Se non facciamo il lungo quest’anno…senti stiamo con i Patos, e vediamo come va, sul Barbotto decidiamo’. Il che significa tenere un ritmo meno forsennato nella prima parte e cercare di capire poi il da farsi.
Al via (avvenuto circa 30 minuti dopo i primi, essendo in griglia rosa) stiamo con i nostri amici veronesi, a circa 40km/h, senza passare di gruppo in gruppo alla ricerca del piu’ veloce, ma adattandosi un po’, quando due dei Patos iniziano a prendere il largo. Cerchiamo di chiudere un po’ ma poi si capisce che stanno andando per i fatti loro (avevano detto chiaramente che volevano cercare di fare la loro azione) e li lasciamo andare. Prendiamo quindi la prima salita, il Polenta, con ritmo blando anche perche’ il traffico e’ notevole come al solito, chiacchierando un po’, poi dalla discesa in poi prendiamo un po’ di distacco e non vedremo piu’ gli amici in fluo, ma nonostante cio’ non spingiamo eccessivamente ed i chilometri successivi passano. Sul Ciola mio fratello soffre un po’ ma poi successivamente, sul Barbotto si comporta egregiamente, dosando bene le forze. Ci fermiamo al ristoro, prendiamo il nostro tempo per tirare il fiato e capire il da farsi e nel frattempo arrivano anche i Patos: ‘Dai, la rischiamo’ e’ la mia decisione definitiva ‘al massimo rientro sul carro scopa’. Poi pero’ aggiungo ‘oh, siamo a 90km e 1700m, praticamente e’ come dover ricominciare’. Ma ormai la decisione e’ presa, si va.
Breve discesa verso Sogliano e al bivio urlo ‘per i 200 gira a destra, per i 130 gira a destra’…e giriamo a destra per il lungo. La salita del monte Tiffi passa abbastanza bene perche’ sebbene presenti alcuni tratti piu’ ripidi e’ breve, un po’ meno la successiva verso Perticara piu’ lunga e con tratti secondo me piu’ incisivi. Anche la salita del Pugliano e’ piu’ o meno della stessa lunghezza ma una maggiore pendenza media e diventa difficoltosa perche’ le gambe iniziano ad essere al lumicino e i chilometri sul ciclocomputer salgono sempre piu lentamente. Idem verso il passo delle siepi, breve ma con maggior pendenza media. I dubbi, ad ogni salita, si sommano finche’ nel tratto in leggera discesa verso il Gorolo non troviamo un romano che si piazza davanti ed inizia a menare ai 50km/h: ietato perdere il treno…e via, testa bassa, non si sposta e non vuole cambi. Arriviamo cosi’ rapidamente alla base del Gorolo dove lo ringraziamo. Il Gorolo e’ piuttosto impegnativo e dietro sento uno descriverlo ‘inizia cosi’ [tosto], poi spiana. Nel tratto finale c’e’ la morte.’. In effetti la descrizione calza a pennello, la frase che mi viene in mente e’ (detta con tono alla Giacobazzi) ‘certo che mettere una rampa al 17% dopo 180km e’ cattiveria’ πŸ™‚ Pero’, che soddisfazione: sappiamo che il grosso e’ finito (sebbene qualche bontempone ce lo stesse dicendo fin dal Perticara). Pochi mangia e bevi (alcuni fastidiosi) e poi ci si trova sul piatto finale. Troviamo un gruppo che tira abbastanza bene, ma mi trovo quasi subito davanti e non mi sottraggo e mi faccio qualche chilometro a menare, poi mi volto un po’ e non vedo mio fratello che gia’ da un po’ e’ alle prese con i crampi per cui lascio andare il trenino e rallento e vengo raggiunto: la persona che aveva davanti, giunto ad un cavalcavia e’ ceduto di botto senza dare modo di poter chiudere, e si e’ trovato in difficolta’. Mi metto di nuovo a tirare, copriamo gli ultimi chilometri sempre a testa bassa facendo il conto alla rovescia ed insieme tagliamo il traguardo.
L’emozione e’ grande, finalmente un mio ‘sogno’ (tra virgolette perche’ le cose importanti nella vita sono altri) e’ stato coronato.
Ora mi aspettano un paio di granfondo, la Cunego e la Merckx, e a fine giugno si va con la maratona dles dolomites, chissa’ se anche la riusciro’ a fare il lungo…meno chilometri ma piu’ dislivello e tipologia di salite diverse. Chissa’ πŸ™‚
Peccato che endomondo mi abbia lasciato a piedi…ci tenevo.