Altro giro, altra granfondo. E che granfondo: la GF Internazionale Nove Colli, a Cesenatico. Attesa, desiderata. Temuta. Quest’anno poi, in cui non sono stato estratto per la Maradona Dles Dolomites, diventa la gara culmine della mia stagione, quella per cui ci si alza al sabato mattina per allenarsi, per cui si cerca di sfruttare ogni scampolo di tempo per pedalare. Perche’ la Nove Colli non e’ semplicemente una gara, e’ un evento che va vissuto dall’inizio alla fine, un evento che ogni ciclista amatoriale dovrebbe vivere almeno una volta. Ma ecco il racconto delle due giornate.
L’idea e’ di partire presto, vogliamo arrivare, almeno per una volta, prima delle 12 e vedere la partenza dei runner che affronteranno la Nove Colli Running, vorremmo salutare Giancarla Agostini ed un altro amico che a piedi percorreranno gli oltre 200km del tracciato, ma anche per anticipare un po’ i tempi, fare con calma e mangiare ad orari piu’ consueti. ‘Mi raccomando, alle 7 si parte’. Consegno anche la bici il giorno prima a mio fratello in modo da dover solo caricare al volo il bagaglio.
Infatti, sabato alle 8 si parte 🙂 La strada scorre veloce, ed io mi lascio prendere dai pensieri, i soliti: non ho tanta strada nelle gambe, non ho fatto tanto dislivello e, a parte la ‘scampagnata’ a Cesenatico in bici, non ho nemmeno giri lunghi avendo raramente superato i 100km per uscita. In piu’ alla GF 3 Laghi ho sofferto abbastanza nonostante i soli 140km e il minor dislivello e, cosa abbastanza rara, mi erano pure venuti fuori i crampi al quadricipite sinistro. Dovevamo fare un paio di uscite lunghe come preparazione che pero’ sono saltate. Pero’ l’eccitazione c’e’, la voglia di provarci pure, perche’ quest’anno si va per fare il lungo; non ci sara’ sosta sul Barbotto per decidere cosa fare, a quel rifornimento si tirera’ dritto e ci si fermera’ solo al ristoro dopo il bivio. Dopo aver girato a destra. Salvo imprevisti.
Arriviamo con un po’ di anticipo, riusciamo a recuperare Flavio che e’ sceso apposta dalla Svezia la settimana prima e si sta preparando con un gruppo di connazionali, raggiungiamo il centro sportivo e recuperiamo i pacchi gara. La tensione inizia a salire, l’adrenalina comincia a circolare nel vedere la gente, gli stand. Incrocio e saluto Chiara Ciuffini, la vincitrice di numerose prove svoltesi ultimamente, vedo il DS del team Beraldo per cui corre Roberto Cunico, il vincitore della passata edizione (e numerose altre gare) e la voglia di mettersi in griglia e’ sempre piu’ forte. Ma prima c’e’ da andare a sistemare il bagaglio e scaricare le bici. Guardo l’orologio e sono le 11.50. A fare le cose con troppa calma abbiamo perso il via della9CR. Peccato.
A questo punto non ci rimane che andare a mangiare (un bel piatto di pasta allo scoglio innaffiato da una brocca di vino bianco), andare a ripostare, a fare un bagno di gente nella zona espositiva e mangiare il gelato. Il tempo e’ buono, c’e’ il sole anche se un vento piuttosto forte e fresco infastidisce non poco. Alla sera ultimi preparativi del materiale, controlli, applicazione dei numeri di gara e poi a letto.
La sveglia suona presto qui a Cesenatico, la partenza dei primi e’ alle 6:00, noi avremo una mezz’oretta di ritardo vista la nostra griglia rosa, ma comunque si deve far colazione, prepararsi, svegliarsi per bene, portar giu’ le bici e andare nel posto assegnatoci. Niente pasta a colazione, primo perche’ non c’era e secondo perche’ ho voluto stare sul classico o quasi, quindi ho optato per un cappuccino, qualche pezzo di torta ed un bel panino integrale al prosciutto, oltre ad un bicchiere di succo d’arancia. Poi, indossata la tuta da pittore per ripararci dal freddo, ci avviamo verso il via raccogliendo lungo il percorso Francesco, un altro veronese (ma di origini romagnole) che ho iscritto a suo tempo e che e’ alla sua prima partecipazione: partiremo insieme ma lui ha un’altra gamba.
Arriviamo piu’ o meno allo stesso posto dell’anno scorso ma siamo piu’ avanti, abbiamo quindi gia’ guadagnato parecchie decine di posizioni rispetto al 2012 ( 😀 ) e cerchiamo Flavio anche tramite telegono: e’ piu’ avanti essendo arrivato prima, decidiamo quindi di stare dove siamo e di raggiungerlo in seguito. L’attesa passa veloce, manca poco quando ci togliamo la tuta ed il sole sta gia’ facendo capolino e quando si sente il rumore delle tacchette che si agganciano capiamo che e’ arrivato il momento. Lentamente sfiliamo sotto il cavalcavia di Cesenatico e passiamo sul tappeto del cronometraggio. VIA.
L’andatura e’ meno forzata rispetto agli altri anni, o almeno cosi’ mi sembra, mio fratello e’ sempre al massimo a qualche decina di metri, sta andando con Francesco mentre io non riesco a sfruttare gli stessi buchi nella massa di ciclisti in continuo movimento alla ricerca delle scie, ma poi finalmente mi riaccodo a lui e di Francesco non c’e’ piu’ traccia. Prosegue la parte iniziale in velocita’ per i primo 30km scarsi, tra rilanci, rotonde, curve. Recuperiamo anche Flavio quando manca poco al primo colle, si aggancia e con noi arriviamo ai piedi della salita.
Il polenta non e’ una salita difficile, presenta un paio di strappetti ma tutto sommato si affronta agevolmente, bisogna solo stare attenti al traffico: non e’ difficile infatti che si formino dei veri e propri ingorghi, con ciclisti che per superare la ressa passano sui marciapiedi, che qualcuno perda l’equilibrio o che si metta il piede a terra. Fortunatamente, a parte un paio di momenti, riusciamo a passare il paese di Bertinoro (abbiamo gia’ perso Flavio, lo troveremo al traguardo dopo che avra’ optato per il medio) e a proseguire l’ascesa e poi giu’ in discesa.
Anche la seconda ascesa di Pieve di Rivoschio passa tranquilla, controllo il cardiofrequenzimetro e sono attorno ai 150bpm.
Il terzo colle, il Ciola, passa pure, non dico con disinvoltura, ma senza grandi problemi. Sto bene, la gamba sta andando meglio di quanto mi aspettassi e pedalare e’ un piacere.
Discesa veloce e poi attacco al Barbotto. La salita simbolo della Nove Colli, il tanto temuto Barbotto con il suo ultimo tratto al 18%, non e’ da sottovalutare perche’ e’ il momento della verita’, dopo quello si decide implicitamente cosa si fara’ al bivio nonostante i buoni propositi. Salgo bene, anche Michele sale bene e non c’e’ traccia dell’appannamento che lo ha colpito l’anno precedente. Sull’ultima rampa c’e’ parecchia gente ai bordi a fare il tifo, qualcuno cede e scende dalla bici e raggiungera’ il GPM a piedi. Scolliniamo in 24:53 io e 24:54 Michele, contro i rispettivi 25:56 e 26:17 del 2013. Come prvisto non ci fermiamo al ristoro e proseguiamo e al bivio, al grido di ‘di medio c’e’ solo il dito’ coniato da Orsi Gabriele (aka Senna977) e di un ‘ci g’ha paura sta a casa’, giriamo a destra seguendo le indicazioni per i 200km.
Prossima ascesa il quinto colle, il monte Tiffi, ma prima incrociamo, in un tratto di strada di circa 500m condiviso dalla gara in entrambe le direzioni, il gruppo dei primi e resto impressionato dalla velocita’ con cui scendono: abbiamo ben quattro colli di distanza 🙂 Sul Tiffi inizio a soffrire un po’ troppo per essere a poco meno della meta’ della strada e nella mia testa inizia a prendere forma il dubbio di avere sbagliato e che forse sto pretendendo troppo dalla preparazione che ho. Mi lascio sfuggire un ‘Non so proprio come andra’ a finire…’. La perdita di sicurezza e’ rapida e mi annebbia un po’, ho le gambe stanche. E c’e’ ancora molta strada da fare. Fortunatamente mio fratello propone alcune soste rapide che mi aiutano a recuperare: mi basta mettere a terra il piede ad un ristoro, il tempo di riempire una borraccia per poter ripartire.
Sul Perticara riacquisto fiducia, oramai i colli fatti sono piu’ di quelli da fare, i cartelli dei km all’arrivo sono in doppia cifra e nonostante la fatica si faccia sentire, riesco a salire bene con il rapporto piu’ agile.
Anche il Pugliano passa abbastanza bene, per quanto possa passare bene una salita di circa 9km con dei bei tratti dopo quasi 140km di gara. Poi giu’ a tutta.
Il passo delle siepi e’ molto simile al Tiffi, salita corta (meno di 5km) ma con alcuni tratti un po’ impegnativi, ma e’ quello che viene dopo che mi preoccupa.
Cerco di non pensarci troppo ma il Gorolo, quello si’ mi fa paura. Quando si fa il medio si pensa al Barbotto come LA salita della gara ma quando si affronta il lungo e’ qui che ci si scontra con i propri demoni. Per arrivarci c’e’ un tratto piuttosto lungo pianeggiante, qui l’anno scorso abbiamo trovato un romano che s’e’ messo davanti a menare ai 40km/h senza chiedere alcun cambio e ci ha portati ai piedi della salita (che non conoscevamo) in bellezza. Quest’anno siamo in un gruppo piuttosto nutrito, ma davanti nessuno ha voglia di tirare e si va a circa 30km/h. Ad un certo punto, a meta’ del tratto pianeggiante, da dietro parte una ragazza (che scopriremo poi essere tedesca) che si mette davanti a fare la lepre, e subito il gruppo riprende vigore e l’andatura si alza. Arriviamo cosi’ ai piedi del Gorolo. La salita e’ subito impegnativa per il primo terzo e faccio fatica, poi pero’ spiana nel mezzo cosi’ da tirare un po’ il fiato fino a quando non si vede il paese, ed e’ allora, nell’ultimo terzo, che le cose si fanno piu’ complicate: testa bassa a guardare la ruota davanti, ascoltare il cuore che batte nella testa che da un po’ mi fa male, la bocca resa dolciastra dai sali che fa venire voglia di bere semplice acqua, ma anche questa la supero e scollino con i polmoni che bruciano. Devo rallentare vistosamente per recuperare fiato tanto che Michele allunga un po’ finche’ non lo riprendo al ristoro. Il cronometro si ferma a 21:24 per me e 21:21 per mio fratello, quando nel 2012 i tempi furono rispettivamente 23:43 e 24:41.
Ripartiamo rapidamente, ormai e’ fatta, il pensiero che ho fin dall’avvio, la visione del rettilineo in cui i due percorsi si dividono in vista dell’arrivo (130km dritto, 200km a sinistra), io che giro a sinistra, e’ piu’ vivido che mai e ce l’ho davanti agli occhi. Un paio di salitelle mi fanno perdere il contatto con mio fratello che allunga mentre dopo qualche minuto vengo ripreso dal gruppo che avevo alle spalle, capitanato dalla tedesca. Capisco che non devo lasciarlo andare, e’ un buon gruppo, mi alzo sui pedali e richiudo in coda e li rimango finche’ non recupero Michele poco dopo. Nella discesa finale ho degli accenni di crampi, sempre al quadricipite sinistro, ma riesco a rintuzzarli per un po’ fino a quando non si fanno piu’ forti a una decina di chilometri dall’arrivo dove dovro’ lasciare la pedalata per massaggiarmi il muscolo, ma comunque rimanendo sempre nel gruppo.
Ultimi cavalcavia, rettilineo, e come nell’immagine che mi accompagna da ore, giro a sinistra e poi…il traguardo insieme a Michele, mano nella mano al cielo.
Sono stanchissimo, ma contento per aver portato a termine il mio obiettivo stagionale. Il tempo finale sara’ di 8:43:33 (8:21:35 in movimento), che e’ di oltre 40 minuti inferiore all’anno scorso. Serata, come da tradizione, a mangiare il fritto all’osteria degli inseguiti, sul porto canale e poi rientro a casa.
Non c’e’ niente da fare, la Nove Colli e’ un evento che va oltre la semplice GF. Secondo me arrivare al mattino, correre e andare via non rende il giusto merito. La Nove Colli va, secondo me, vissuta il giorno prima, assaporata nella gente, nei sapori della romagna, e’ un’esperienza che ogni ciclista o, come mi considero io, pedalatore, dovrebbe vivere.
Il pagellone
Organizzazione 10: Ottimo tutto, niente da eccepire, congratulazione.
Strade 6: Insomma…a parte un tratto asfaltato di fresco (anche troppo) il resto soffre come tutte le strade italiane ed e’ in uno stato di sostanziale abbandono. Molto brutta la discesa di San Leo.
Percorso 7: Io non lo trovo entusiasmante. Bello, se la giornata e’ buona offre dei begli scorci paesaggistici (per quando in gara non guardi molto in giro), ma preferisco la maesta’ delle dolomiti. Come tracciato invece e’ molto nervoso, non presenta salite lunghe dove impostare un ritmo, ci sono i colli che non sono regolari, presentano qualche rampa piuttosto accentuata e in ogni caso ci sono tanti saliscendi, uno fra tutti e’ il Barbotto dopo il quale uno si aspetterebbe la discesa mentre invece si trova ad affrontare un paio di salite.
Pacco gara 6/7: Discreto, c’era dentro una giacca antipioggia sportful e qualche integratore.
La mia gara 9: Ho dato tutto quello che avevo, ho migliorato il tempo, mi sono divertito e, ancora una volta, ho sconfitto i miei demoni e la mia pigrizia, piu’ di cosi’… 🙂
Mio fratello 10 e lode.