Strano a dirsi, ma dopo tutto questo discorrere sui DRM, major a favore, utenti contro, politici di destra che sostengono i primi, le sinistre che appoggiano i secondi, con in mezzo qualche associazione di difesa consumatori e una sparata di Steve Jobs che sostiene che Apple, in realta’, non vuole i DRM, ebbene, strano a dirsi ma io sono favorevole ai DRM.
Ovviamente non posso fermarmi qui, e devo proseguire mettendo in chiaro il mio pensiero, se ci riesco πŸ™‚
Il mio favore verso i DRM e’ relativamente al fatto di essere strumenti per tutelare il lavoro di coloro che intendono, in qualche modo, bloccarlo. Se l’autore di una canzone non vuole che questa si diffonda se non seguendo canoni predisposti (ad esempio il pagamento di una royalty, o per una sessione di tempo, ecc), ha il sacrosanto diritto di bloccarla, mettendo appunto i lucchetti digitali. Ha lo stesso diritto di noi che, per impedire che la nostra bicicletta venga presa dal primo che capita, mettiamo un lucchetto da 5 chili in acciaio temperato. Se invece il nostro animo cordiale dicesse che e’ giusto che chiunque possa usufruire del mio mezzo a pedali, allora la lascero’ senza fermi. Pero’ si capisce che non puo’ la legge impedirmi o obbligarmi a farlo.
Sui contenuti digitali vale, secondo il mio modesto parere, lo stesso principio, ovvero che se l’autore desidera che esso non si diffonda liberamente allora utilizzera’ i blocchi digitali. Dov’e’ lo scandalo ?
Lo scandalo e’ che su Internet c’e’ oramai l’abitudine di scaricare tutto e gratuitamente, e questo e’ un errore, sebbene chiunque lo abbia fatto e lo faccia (anche il figlio di un rappresentante delle major e’ stato pubblicamente affermato), per cui qualsiasi movimento atto a bloccare questa abitudine sembra un affronto, un po’ come in un epoca di biciclette libere, qualcuno volesse che la sua, che non e’ un rottame ma una bella bici da mountain bike, con forcelle, freni a disco e cosi’ via, rimanesse sua e mettesse un lucchetto. Tutti cercherebbero di aprire quel lucchetto, qualcuno alla fine ci riesce, ed e’ giusto ?
Quello su cui si deve lavorare, come comunita’, e’ far si’ che gli autori capiscano che bloccare i contenuti digitali, come ad esempio le canzoni, non serve, mentre renderle liberamente accessibili a chiunque e’ un vantaggio perche’ l’autore si fa conosceree puo’ usare altri metodi per guadagnare soldi, come i concerti. Immaginiamo un cantante semi sconosciuto che potesse rifare delle canzoni note senza dover pagare royalty e potesse immetterle in rete, facendosi cosi’ sentire e conoscere sganciandosi dalle major, se e’ in gamba io lo vedo qualche anno dopo con parolieri che gli propongono nuovi brani inediti, vedo feste in cui ci sono i suoi concerti in cui viene pagato per la sua prestazione d’opera, insomma, vedo lo sviluppo della musica.
Utopia ? E’ quello che e’ successo con il software libero ed open source, ottimi programmi, scritti bene a piu’ mani, dove ovunque puo’ collaborare per migliorare. E tu, Steve Jobs, che sei contrario ai DRM, perche’ non rilasci il codice di MacOS X ? Semplicemente perche’ e’ facile parlare, piu’ difficile agire.

Ho necessita’ di avere due macchine ‘up and running’ nonostante abbia, fisicamente, una sola macchina. La soluzione ? Virtualizzazione. Io pero’ non sono come tanti che pensano che la virtualizzazione sia la panacea di tutti i mali, infatti se si hanno 10 macchine che occupano il 20% delle risorse, bene, in un server ce ne possono stare 5 virtualizzate (facendo finta che il server non occupi risorse), ma se io ho 10 macchine ognuna occupa il 100% delle risorse, beh, a meno che le macchine non siano dei PII e’ molto difficile farle stare in un ambiente virtuale. Non e’ il mio caso, comunque, in quanto devo solo far apparire un dns primario ed uno secondario, che realmente occupano poche risorse di sistema.
La prima idea era di provare ad usare qemu, che ho gia’ messo in funzione qualche tempo fa, ma alla fine ho preso l’occasione per provare il tanto decantato xen.
Armato della mia Debian etch e del mio fido apt-get vediamo un po’ cosa fare. Innanzitutto si installano i pacchetti necessari:
apt-get update; apt-get install xen-linux-system-2.6.18-3-xen-k7 xen-tools bridge-utils iproute debootstrap
Se avete il lilo, dovete toglierlo e installare grub perche’ questo viene usato da xen, per cui:
dpkg –purge lilo; apt-get install grub; grub-install /dev/XXX dove XXX e’ il disco su cui avete installato il sistema, ad esempio nel mio casoe’ /dev/hda.
Molto probabilmente, o meglio sicuramente, vi e’ stato cambiato il kernel con un linux-image…-xen-…, per cui e’ necessario riavviare in modo che venga usato questo. Dopo il boot io noto un sacco di messaggi a console del tipo Feb 2 18:50:55 server kernel: 4gb seg fixup, process sshd (pid 1928), cs:ip 73:b7c66c1c ma per ora non mi preoccupo, vedremo in seguito se riesco a toglierlo πŸ˜‰
A questo punto prendete una partizione del disco piuttosto ampia e createci una directory in cui andrete a create tutte le macchine virtuali. Io ne ho fatta una ad-hoc perche’ quelle che avevo sul sistema server erano tutte piuttosto piccole, ma se avete una partizione unica allora nessun problema, usate pure quella. Sempre per mantenere un po’ di ordine mi sono fatto una dir /virtual nella quale ho montato la partizione, voi vedete di fare quello che preferite πŸ™‚ La dir di default negli xen-tools e’ la /home/xen.
xen-tools e’ un insieme di script per aiutare a creare le macchine virtuali, ed e’ configurabile tramite il file conf in /etc/xen-tools/xen-tools.conf, eccone qui un mio estratto:
server:/etc/xen-tools# grep -v ^# xen-tools.conf | grep -v ^$
dir = /virtual
debootstrap = 1
size = 4Gb # Disk image size.
memory = 128Mb # Memory size
swap = 128Mb # Swap size
fs = ext3 # use the EXT3 filesystem for the disk image.
dist = etch # Default distribution to install.
image = sparse # Specify sparse vs. full disk images.
gateway = 192.168.1.1
netmask = 255.255.255.0
passwd = 1
kernel = /boot/vmlinuz-2.6.18-3-xen-k7
initrd = /boot/initrd.img-2.6.18-3-xen-k7
mirror = https://ftp.debian.org/
Tutto il resto e’ lasciato di default. Probabilmente alcune altre cose sono da cambiare, ma insomma, piu’ o meno dovrebbe essere corretto e dare un’idea di massima.
Siamo pronti ora a lanciare il comando per generare la macchina virtuale:
xen-create-image –hostname vm01 –ip 192.168.1.10
Alla fine, dopo avere creato i file immagine, averli formattati, riempiti con i file di sistema (una etch come si vede nella c onfigurazione) tramite bootstrap ed avere applicato alcune patch, mi chiede, come richiesto nella configurazione, la password di root, e per terminare con un rassicurante All done.
Funziona ? Non funziona ? Vediamo un po’…
Per cominciare vediamo se la macchina virtuale e’ vista dal sistema:
# xen-list-images Name: vm01 Memory: 128 IP: 192.168.1.10
…ed infatti in /etc/xen/ troviamo il file vm01.cfg. Lanciamo ora la macchina virtuale:
# xm create vm01.cfg -c
L’opzione -c e’ utile nel caso la macchina virtuale non parta e si voglia capire perche’, ma solitamente la si omette perche’ poi si usa ssh per connetersi. Per fermare la macchina virtual, si puo’ dare uno shutdown dall’interno della stessa, oppure dal server host dare il comando xm shutdown vm01.
Ovviamente qualcosa non va πŸ˜‰ Non viene trovato il bridge che viene cercato di default, e quindi la macchina virtuale non parte e poi…non parte in automatico (ma questo non so se sia dovuto a qualche impostazione in fase di creazione). Ovviamo a entrambe le cose, editando il file /etc/xen/xend-config.sxp, io ho tolto il commento alla configurazione indicante (network-script network-bridge) mentre ho commentato quella indicante (vif-script vif-bridge). Riavviate poi i demoni con:
# /etc/init.d/xend restart. /etc/init.d/xendomains restart
A questo punto per rendere automatico l’avvio, basta guardare in /etc/default/xendomains per capire che vengono lanciate in automatico le macchine virtuali la cui configurazione si trovi in /etc/xend/auto, per cui:
# cd /etc/xend; mkdir auto; cd auto; ln -s /etc/xend/vm01.cfg .
…e dovremmo esserci πŸ™‚
Aggiornamento:
Per riavviare le macchine virtuali, semplicemente entrate in ssh e date il comando reboot
Vi consiglio di installare, poiche’ debootstrap non li installa al momento della creazione dello spazio virtuale, i seguenti pacchetti: postfix vim locales, dopodiche’ date il comando dpkg-reconfigure locales e selezionate it_IT.UTF-8
Altro consiglio, per evitare l’errore 4gb seg fixup e’ quello di installare il pacchetto libc6-xen che, stranamente, non viene fatto in automatico durante la prima fase.

Una mia cara amica, dopo essere rimasta folgorata dal libro ‘Il codice Da Vinci’ di Dan Brown, ha acquistato anche il libro che lo precedeva ‘Angeli e demoni’ e successivamente anche l’ultimo prodotto dallo stesso autore, ‘Crypto’.
Incuriosito dal titolo, leggo la trama che viene scritta sulla spalla della copertina e da quello che ho capito, sembra tratti le vicende di un tizio che dopo avere lavorato per l’NSA (la National Security Agency statunitense) su un sistema di decifrazione globale, ha abbandonato l’agenzia per scrivere e rilasciare pubblicamente un algoritmo di cifratura estremamente forte, tanto che nemmeno ilsistemone dell’NSA riesce a decifrarlo (o craccarlo ?). La trama quindi dovrebbe girare tutta attorno alla liceita’ di rilasciare pubblicamente un qualcosa che impedisce ai governi di entrare in possesso di alcune informazioni.
A questo punto, la prima idea che passa per la mente e’ che sarebbe deleterio, chissa’ cosa farebbero i terroristi con qualcosa del genere in mano, e che soprattutto ‘io non ho nulla da nascondere’. Ebbene, la questione rimane tale finche’ non si viene colpiti nel personale o non si vedono fatti e avvenimenti che sono accaduti, come ad esempio l’aumento delle intercettazioni telefoniche, spesso abusive, i controlli mediante telecamere nelle varie citta’ e molti altre azioni, perpetrate a nostro danno in nome di una sicurezza che, in realta’ sarebbe da garantire con altri mezzi, ad esempio evitare il terrorismo eliminando alla fonte il problema risolvendo la questione israelo-palestinese.
Ebbene, tornando alla cifratura, quanti sarebbero contenti che il proprio datore di lavoro controllasse le proprie email (e avviene molti piu’ spesso di quanto si pensi, all’insaputa dei lavoratori…) perche’ non cifrate, oppure i siti web che vengono visitati perche’ non protetti, oppure che qualcuno vada a frugare nella nostra posta cartacea ? Siamo davvero sicuri che non abbiamo niente da nascondere ? A volte non si deve nascondere qualcosa perche’ e’ illegale, ma semplicemente perche’ e’ la nostra liberta’. Un omosessuale, davvero puo’ parlare liberamente di se’ in ufficio, senza temere ritorsioni ? Davvero un malato di AIDS puo’ visitare siti che lo mantengono in contatto con comunita’ o gruppi di discussione senza temere contraccolpi ?
Il fatto di non avere nulla da nascondere non impedisce che il nostro vivere quotidiano sia invece possibile preda di persone poco pulite. Oppure semplicemente non vogliamo che altri sappiano i fatti nostri. Se le forze dell’ordine volessero sapere qualcosa di me, possono chiedermelo liberamente, gli strumenti ci sono tutti.
I terroristi ? Hanno da sempre comunicato con qualsiasi sistema, senza comunque ricevere blocchi o limitazioni alla propria attivita’, perche’ quindi limitare la liberta’ di milioni di persone per qualcosa che, alla fine, non ha mai dimostrato la reale efficacia ? Tra i terroristi ci sono sicuramente persone in grado di sviluppare algoritmi crittografici, magari non fortissimi, ma che sappiano tenere a bada i crittoanalisti per qualche anno, o anche mese, comunque sufficentemente per portare avanti i loro traffici.
Vogliamo davvero che le poste siano possibili solamente tramite buste trasparenti ? Vogliamo davvero che l’unico server delle email inviate sia dello stato ? Vogliamo davvero dover comunicare ad una qualche agenzia ogni nostro movimento ? Immagino la risposta sia no, eppure…eppure…le buste possono essere ‘aperte per ispezione postale’, le email possono essere intercettate obbligando i provider a dare loro tutto il traffico, le telecamere fanno sapere dove siamo. Ovviamente il tutto a nostra insaputa. Poi, magari dopo anni, si scopre che siamo stati sotto osservazione e ci scandalizziamo, come e’ accaduto con le intercettazioni telefoniche abusive.
Per cui si’ alla cifratura, sempre e comunque, ogni volta che sia possibile. Se poi e’ necessario sapere quello che e’ stato cifrato, beh…basta chiedere. Perche’ ‘se io non ho niente da nascondere, non significa che altri vedano in quello che faccio, qualcosa che andrebbe nascosto.

Sempre piu’ spesso mi imbatto in avvenimenti che mi lasciano un po’, o tanto, perplesso, e non so se sia colpa mia che divento vecchoi e critico, oppure di un’italia, o di un mondo in cui, sempre piu’ spesso non mi rifletto. E me ne rammarico.
Una di queste e’ il trattamento di favore riservato agli handicappati, o portatori di handicap, o disabili o diversamente abili, come preferite indicare le persone che, per nascita o per eventi tragici, si vedono limitati nei movimenti o nel pensiero.
Giusto per evitare fraintendimenti, la frase sopra e’ da leggersi con tono sarcastico, in quanto gia’ l’uso delle parole denota l’effetto che, in questo intervento, vorrei sottolineare.
Il senso della domanda che mi pongo e’: che senso ha far entrare gratis una persona su una sedia rotelle in un museo ? Perche’ una persona, per il fatto di non avere l’uso delle gambe, ad esempio, entra al museo gratis ?
Di primo acchitto sicuramente penserete che sia cinico ed irrispettoso, ma questo non risponde alla mia domanda. Una persona dovrebbe avere diritto di entrare gratuitamente, o con sconto, al museo se non ha il denaro per farlo, avendo comunque diritto di accedere alla cultura, ma avete mai visto un cartello all’entrata con scritto dei limiti patrimoniali per accedere agli sconti ? Perche’ se uno e’ su una sedia a rotelle, non e’ detto che non abbia possibilita’ economiche.
Ecco il punto. Verso i disabili vengono presi accorgimenti, decisioni, quali gli sconti sull’acquisto dell’auto, sui treni, nei musei, e gli esempi sarebbero tantissimi, ma qual’e’ il motivo che spinge a tali scelte e’, a mio avviso, chiaro: poverini, questi sfortunati, dobbiamo fare qualcosa per loro. Ed e’ l’errore piu’ grave che si puo’ fare con un disabile, trattarlo come se fosse un diverso, una persona in costante necessita’ di essere aiutato, mentre invece devono essere trattati il piu’ possibile come persone senza menomazioni, spingendoli invece a dare il massimo per raggiungere gli obiettivi.
Ricordo una non vedente dire che le dava fastidio quando le prendevano il braccio per portarla in giro mentre invece era gradito che le porgessero il braccio, sarebbe stata lei a prenderlo e farsi accompagnare. Chiara la differenza.
E’ giusto quindi che ci siano degli aiuti per superare le difficolta’, ad esempio pagando sulle auto i comandi speciali che siano necessari in modo che il disabile paghi l’auto nella stessa misura di chiunque altro, ma l’IVA abbassata e’ un abuso, perche’ non e’ detto, come esposto prima, che un disabile sia povero e secondo me e’ pure un insulto.
Un altro esempio sono i parcheggi riservati. Io conosco genitori che, perche’ il figlio e’ disabile mentale e senza patente, si e’ fatta fare prima il permesso e poi il parcheggio davanti a casa, eppure il figlio sa benissimo camminare e gode di una buona autonomia. Non si poteva quel parcheggio, magari metterlo davanti a casa di una persona che realmente ha difficolta’ a muoversi (anche anziana) e cui il posto sotto casa farebbe veramente comodo ?
Il buonismo pervade in maniera oramai esasperata molte scelte, la pieta’ oserei dire, portata a limiti estremi. Le persone invece si devono aiutare quando ne hanno bisogno, non a forza.
Ricordo un episodio raccontatomi da operatori, che in vacanza al mare con un gruppo di ragazzi down (naturalmente in giugno, perche’ in agosto non si puo’, li abbiamo aiutati questi disabili con l’IVA al 10 sulle auto ma non li vogliamo vedere sulle spiagge…), si stavano divertendo tutti insieme in discoteca, quando si avvicina una signora chiedendo chi fosse il responsabile e predicando che quei poverini dovevano riposare, stare tranquilli, quando se ne esce uno di questi ragazzi che, fantasticamente le dice ‘ma perche’ non ti fai i cazzi tuoi ?’

Il 26 gennaio 2006, pannella ha iniziato lo sciopero della fame e della sete per protestare contro la pena di morte nel mondo.
A parte la dimostrazione di egocentrismo che tale comportamento denota, come se pannella si ritenesse in grado di poter alterare le posizioni di stati interi, e’ evidente l’assoluta incoerenza quando, arrivato al limite del proprio fisico cosa fa ? Smette.
E no, caro marco, allora che senso ha fare sciopero ? Se l’iran o la cina o gli usa capiscono che il tuo sciopero della sete e’ un bluff non cambieranno mai la loro strategia. Diciamo quindi quello che e’ in realta’, ovvero la ricerca di poter apparire in televisione.
Se realmente pannella volesse dare un forte peso alla sua protesta, che muoia a seguito dei suoi scioperi, altrimenti non hanno senso. E’ un ricatto e come tale va portato fino in fondo. Quale membro dell’anonima sequestri rapirebbe un bambino restituendolo in cambio di una semplice promessa di riscatto o solo perche’ sa che la polizia e’ sulle loro tracce ? Il ricatto va portato avanti fino in fondo e l’ostaggio si uccide se non si viene pagati, perche’ se i familiari capiscono che e’ uno scherza non si otterra’ mai niente. I rischi si calcolano prima del gesto. Suggerisco a pannella una dimostrazione ancora piu’ eclatante con lo sciopero del fumo: smetta di fumare in protesta a quello che vuole, fara’ un danno allo stato che non avra’ i suoi soldi e ci guadagnera’ in salute. Tanto i risultati che si prefigge con i suoi scioperi non li ottiene.

In occasione del Torneo di Capodanno organizzato da Arroccoclub di Verona, InfoSysNet Snc (la mia societa’ di consulenza) e Phase Difference hanno prodotto una versione live di Debian GNU/Linux dedicata ai giocatori di scacchi e agli amanti di questo gioco di strategia.
La distribuzione, che abbiamo chiamato ACL – Arrocco Chess Live, contiene alcuni frontend grafici per server ICS o per giocare contro il proprio computer (eboard e xboard), piu’ alcuni motori scacchistici, software di analisi (come ad esempio Crafty), e database di aperture, partite e strategie. Il tutto, ovviamente, con software libero e distribuibile gratuitamente.
Potrete trovare la ISO da masterizzare a questo indirizzo, mentre QUI trovate alcune FAQ.
Se siete interessati potete venirci a trovare presso l’Hotel San Marco di Verona durante la manifestazione, per avere chiarimenti, fornire suggerimenti etc.

Ci sono molte cose che non capisco, una di queste e’ l’omeopatia. O meglio, non capisco come la gente possa crederci ed affidarvisi senza un’analisi seria e critica. Beh, qualcuno va dal mago per farsi togliere il malocchio e (giustamente) paga fior di quattrini, quindi probabilmente e’ giusto pure che qualcuno spenda i suoi bei soldi in omeopatia.
Cos’e’ l’omeopatia ? Beh, giusto per non farvi andare su google a cercare, in breve si tratta di ‘curare il simile con il simile’: prendete una persona sana, fategli provare qualcosa (qualsiasi cosa, non vi dico cosa c’era nei primi volumi di fine ‘800), se avra’ una reazione, tipo un arrossamento, bene, vuol dire che quel qualcosa cura gli arrossamenti. Ottimo, si sarebbe portati a pensare, e’ lo stesso principio della vaccinazione…ma…in realta’ c’e’ poi la pratica delle diluizioni (immaginate se quel qualcosa fosse cianuro o arsenico) che, in breve, elimina la presenza fisica del qualcosa rendendo il rimedio omeopatico acqua pura all’analisi chimica ed e’ qui che viene fuori il tocco di genio, ovvero le agitazioni, perche’ ad ogni processo di diluizione ci sono le agitazioni del liquido che servono a trasmettere l’energia del qualcosa, all’acqua, quindi quello che cura e’ l’energia che l’acqua immagazzina, non il qualcosa in se.
Fantastico non e’ vero ? E’ come se invece di iniettarvi il virus indebolito dell’influenza, vi iniettassero acqua pura, debitamente agitata.
Ma qual’e’ la dimostrazione pratica che l’omeopatia funziona ? Semplice: non esiste. Non esistono prove di laboratorio in doppio cieco, non esistono studi epidemiologici, niente di niente, salvo qualche tentativo arenatosi nel nulla. L’unica dimostrazione che funziona e’ di tipo matematico, ovvero per assurdo: supponiamo che non funzioni, perche’ gli animali o le piante traggono beneficio dai rimedi omeopatici pur non essendo suggestionabili come potrebbe accadere all’uomo ? Si risponde quindi ad una domanda con un’altra domanda aggirando ed eludendo quello che e’ il dubbio primario: come fa il nulla ad avere effetto sull’uomo, se non quello di suggestionarlo ed attivare cosi’ sistemi di autoguarigione ?
L’altro cavallo di battagli dei difensori dell’omeopatia e’ dipingere le industrie farmaceutiche classiche come delle aziende che avvelenano e cercano il mero profitto sulle spalle delle sofferenze altrui. Avete mai provato ad andare da un omeopata ? E’ forse gratis ? E comperarne i rimedi ? Gratis ? Perche’ quindi la Pfizer o la Glaxo (che non ammiro certo, in particolare quest’ultima per la questione AIDS che valutero’ piu’ avanti nel tempo) dovrebbero essere peggiori delle aziende che producono rimedi omeopatici ?
La realta’ e’ che, come per i maghi della televisione, esistono delle sfere di sofferenza che vanno oltre la medicina tradizionale, fatta di visite e rimedi, per cui le persone vogliono maggior contatto con il medico (o chi ne fa le veci), vogliono sentirsi assistiti oltre i 5 minuti che il medico tradizionale dedica loro e sono disposti a pagare fior di quattrini per questo, ed e’ cosi’ che nascono i maghi e gli omeopati, con tutto il loro business, e la voglia di molta gente di essere diversa, di pretendere di avere capito come va il mondo, e poter dire che non e’ come pensano miliardi di persone ma come loro, gli illuminati, hanno appreso. Insomma, il far parte di un elite.
La sostanza alla fine qual’e’ ? La diatriba principale verte su una questione: i rimedi omeopatici costano, e cari, per cui li si vorrebbe gratuiti e pagati dallo stato il quale, giustamente, fino ad ora ha detto no, proprio in mancanza di studi clinici seri. Ovviamente se la gente vuole curarsi con le palline omeoopatiche, i fiori di bach, la mettiquellochevuoi-terapia, liberissima di farlo (sulla propria pelle, non quella dei figli), purche’ non sia sulle spalle della gente che lavora e paga le tasse.
Almeno chi va a Lourdes per un miracolo, a) ha fede in Dio e non nel viaggio in se’ b) non chiede il rimborso spese allo stato.
Per maggiori info vi invito a leggere il materiale sul sito del CICAP.

Bene (anzi, male), tra una modifica e l’altra, una revisione e l’altra, un emendamento e l’altro, la finanziaria segue il suo iter legislativo. Ora pare che, tolta la tassa sui SUV grazie alla quale il governo aveva dimostrato di essere cosi’ intelligente da non sapere nemmeno cosa stava tassando e di fatto sarebbe andato a tassare solo pochi esemplari di fuoristrada, si sia passati al concetto dei kW o cavalli, insomma, della potenza. Geniale.
Perche’, mi chiedo, la potenza dovrebbe essere indicatrice delle entrate di una persona ? Gia’, come ho gia’ esposto, sono contrario alle tassazioni sulle proprieta’, ma se proprio devono essere fatte, che lo siano con un minimo di criterio. Non basta, infatti, possedere un’auto da 120 kW per essere piu’ ricchi di un altro che ne possegga una da 110 kW, infatti la prima puo’ avere 10 anni ed essere di terza mano, la seconda una nuovissima ultimo modello full optional. La differenza e’ sostanziale
Il sistema per essere equi e’ molto piu’ semplice: esiste il valore residuo del mezzo, lo stesso che usano le assicurazioni per determinare il rimborso in caso di incidente o furto, basterebbe quindi rifarsi a quello e dire semplicemente che le auto con un valore residuo superiore a X mila euro hanno una tassazione del Y percento. Abberrante, ma almeno avrebbe una logica. Invece no, chi ha un mercedes ultimo modello paga come chi ne abbia una di dieci o piu’ anni (o non abbia i soldi per cambiarla).
Aggiungiamo qualcosa sulla tassa alle auto (e moto…) ‘inquinanti’: basta pagare e si acquisisce il diritto ad inquinare. Beh, certo, chi ha l’auto da 20 anni euro 0 la tiene appositamente per inquinare, non certo perche’ non ha modo di acquistarne una nuova. ‘Usa l’autobus’ dicono…in Sudafrica c’erano gli autobus per i bianchi e quelli per i neri, in Italia ci saranno gli autobus per i poveracci che non possono permettersi le auto ultimo modello, mentre gli altri se ne andranno sui loro macchinoni, sfrecciando su strade finalmente libere dal traffico.

E’ appena terminata l’ultima gara del motomondiale 2006, vittoria di hayden e rossi dietro, troppo dietro per poter far valere in termini di campionato del mondo gli 8 punti di vantaggio. Si chiude cosi’, con una scivolata nei primi giri, il sogno del recupero di valentino e la vittoria va ad un pilota che non mi e’ mai stato molto simpatico, messo a forza da honda nel mondiale per far contento il mercato usa, non ha mai brillato in realta’ con solo due vittorie e limitandosi a qualche podio o ad arrivare in fondo. La costanza va pagata, si dice, e va bene, accettiamo quindi questa vittoria come le combinate nello sci (vinte da atleti che non brillano in nessuna specialita’ ma che si piazzano in qualche maniera in tutte le discipline). Ecco…hayden e’ proprio come questi atleti. Rossi paga la grossa sfortuna iniziale ed il suo errore in questa gara. Forse la moto non preparata a dovere, forse un eccesso di foga nel cercare di stare con gli altri piu’ veloci’, chi lo sa (lui probabilmente), tant’e’. Peccato, avesse vinto sarebbe stato l’unico vincitore dei mondiale motogp formula 1000cc πŸ™‚
Bene, aspettiamo ora che passi l’inverno, vediamo i nuovi atleti vincere le combinate (esistono ancora ?), e prepariamoci ad affrontare con l’anno nuovo il nuovo mondiale motogp voluto da hrc a 800cc πŸ™‚