Cicloturismo 2015: Parigi – Londra attraverso l’Avenue Verte

Questo e’ il resoconto della mia prima esperienza, datata agosto 2015, come cicloturista.

L’idea nacque nel 2013, leggendo un articolo su un quotidiano online in cui veniva presentato un percorso molto intrigante che univa Parigi a Londra, attraverso una serie di percorsi ciclabili e strade secondarie. Girai l’articolo ad una collega (non avezza ad Internet e ai social, e che quindi non apparira’) che qualche tempo prima mi aveva detto che le sarebbe piaciuto fare del cicloturismo, e subito ne fu entusiasta, poi la cosa decanto’ fino a fine 2014 quando decidemmo di verificare la possibilita’ di avventurarci in questa impresa: il giorno dopo eravamo gia’ in possesso del libro di Alberto Fiorin ‘Parigi – Londra in bicicletta’ (Ediciclo Editore) e a febbraio 2015 c’era gia’ la prima prenotazione effettuata.

Certamente a chi pratica cicloturismo da anni ed ha molta esperienza, un percorso di questo tipo, con poco piu’ di 500km, puo’ apparire semplice, pero’ per noi era la prima volta con la logistica, i trasporti, i bagagli, le difficolta’ e gli imprevisti che possono capitare pedalando in paesi stranieri, per cui abbiamo cercato di fare il tutto nel modo piu’ attento possibile, programmando per bene ogni aspetto.

Questo racconto, oltre a voler far rivivere in chi legge cio’ che e’ accaduto, vuole anche essere uno sprono a coloro i quali volessero iniziare a pedalare per un viaggio attraverso paesi stranieri, in piena liberta’ e tranquillita’, seguendo l’esperienza diretta di chi ha percorso la stessa strada. Ci sono le tracce che partono dai punti del primo colpo di pedale al mattino e arrivano fin davanti ai posti dei pernottamenti. Le tracce le potete seguire serenamente, sono quelle che io ho fatto e, a parte un errore nella penultima tappa che comportano un allungamento di un paio di km (di salita), seguono quello che e’ consigliato nel libro di Alberto Fiorin che potete trovare in libreria, in particolare il percorso corto delle due varianti, per poter godere maggiormente dell’ambientazione ‘impressionista’.

I pernottamenti sono tutti in ottimi b&b o hotel economici e ci siamo trovati perfettamente, a parte l’Ibis Budget che fa parte di una catena estremamente economica, ma anche questo frutto di una precisa scelta, per questo vi elenco anche i dettagli in modo che, se interessati, possiate contattare le persone per verificare l’eventuale disponibilita’, in questo modo, come ho detto sopra, avrete le tracce esatte per arrivare direttamente alle strutture. Noi abbiamo prenotato tutto in anticipo, compresa la traversata in traghetto, perche’ il periodo in cui siamo andati e’ alta stagione e c’e’ il rischio di non trovare un posto libero ed essere costretti a deviare, magari di sera, stanchi e con il maltempo, in altri paesi vicini, cosa non facile in bici.

La preparazione

Non si parte per un giro in bici senza un minimo di preparazione, sia fisica che di attrezzatura. La preparazione fisica mia era piu’ che buona, venendo da una stagione di corse e allenamenti, la collega invece praticava altri sport, meno specifici e quindi era un po’ un punto di domanda. Le bici che avevamo a disposizione era la mia vecchia MTB Specialized prestata alla collega e la MTB Galmod di mio fratello per me, quest’ultima gia’ provata da un paio di rotture al carro posteriore e riparata, tanto che sara’ il mio cruccio cerca di non stressarla troppo meccanicamente. Per il trasporto dei bagagli abbiamo optato per un carrello porta merci (lo vedete nelle foto sottostanti) comperato su Amazon, su cui caricare tutto il bagaglio e far fare a me il mulo della situazione. Era la scelta piu’ ovvia, per i livelli di preparazione. Avevamo previsto di fare dei giri di test, alla fine siamo arrivati a Parigi il giorno della partenza con zero km.

Di certo migliore e’ stata la preparazione logistica, ho preparato le tracce in formato gpx ed ho usato l’applicazione Google my maps per averle a disposizione sia sui cellulari che su un tablet che abbiamo usato come navigatore. Questa soluzione pero’ presenta principalmente due difetti: la prima e’ la durata delle batterie che non consentono di avere un controllo continuo della tappa, il secondo e’ che non si tratta di veri e propri navigatori, per cui viene visualizzata la traccia da seguire e la posizione corrente, e solo quando ci si scosta dalla traccia e’ evidente di essere fuori rotta, il che, unito al punto precedente, obbliga a fermarsi, attivare il tablet, attendere che si sincronizzi la posizione che e’ rimasta indietro e capire dove andare. Ah e sperare che non ci sia troppa luce o il display e’ difficilmente leggibile. In qualche modo, comunque, si riesce a trarsi d’impaccio. Il percorso e’ comunque ben segnato in tutta la parte francese, meno in quella inglese (nel 2015). Anche la scelta dei pernottamenti ha seguito la filosofia del cercare di stare piu’ vicini possibili alla traccia, per cui dopo aver deciso a grandi linee le lunghezze delle tappe ci siamo concentrati a trovare delle strutture nei dintorni dei punti di arrivo.

09/08/2015 – Il viaggio di avvicinamento

Uno dei primi problemi con cui ci si scontra con questo tipo di viaggio in bici parte prima, ovvero come avvicinarsi al punto di partenza, in questo caso Parigi. Non volendo usare l’auto, non ci sono molti modi per portare due biciclette piu’ il carretto piu’ i bagagli in modo economico. La nostra fortuna e’ stata quella di trovare un amico trasportatore che fa consegne sia a Parigi che a Londra e che si e’ offerto di portare le biciclette ed il carretto nella prima citta’ e recuperarle nella seconda, gratuitamente. Ci siamo quindi dovuti occupare solo del trasporto bagaglio. La scelta e’ caduta sul treno per l’andata e l’aereo per il ritorno.

Siamo partiti dalla stazione di Verona con il treno regionale Verona-Lambrate delle ore 05.40 e arrivo alle ore 07.26, da li la metro che unisce Lambrate con la stazione Porta Garibaldi per prendere il TGV delle 08.45 con arrivo previsto a Parigi alle 16.13 (il sito SNCF delle ferrovie francesi )

Il consiglio per spendere meno possibile e’ farsi furbi con la prenotazione del TGV. Sul sito delle ferrovie francesi c’e’ una visione d’orizzonte prenotazioni di qualche mese (mi sembra si possa prenotare con massimo tre mesi di anticipo, ma verificate), basta andare e cercare di prenotare per vedere qual e’ il limite. A questo punto segnatevi il giorno in cui la data che avete previsto la vostra vera prenotazione sara’ disponibile in modo che, al mattino, siate tra i primi a prenotare il vostro viaggio perche’ i primi posti solitamente godono di forti sconti, poi gia’ dai giorni successivi si rischia di pagare il prezzo pieno.

Il viaggio da Milano a Parigi non e’ dei migliori a causa di un problema all’impianto di aria condizionata della carrozza che fa salire inesorabilmente la temperatura, tanto che il personale (gentilissimo) inizia a distribuire bottiglie d’acqua e si prodiga nell’avvisare che ci sono alcuni posti in altre carrozze per chi abbia problemi di salute, e solo in mezzo alle Alpi complice l’aria esterna, il convoglio viene rinfrescato. Arriviamo abbastanza provati, ma con in tasca un voucher per richiedere uno sconto su un ulteriore viaggio: praticamente abbiamo viaggiato gratis.

Arriviamo all’hotel dove ci accertiamo che abbiano ricevuto le bici, che troviamo depositate in un angolo, per cui procedo ad aprire le sacche e al montaggio delle ruote e sistemazione in vista del giorno dopo. Sorpresa numero uno, l’inesperienza di non sgonfiare gli pneumatici, e mi ritrovo con entrambe le gomme della Specialized a terra a causa dello scoppio delle camere d’aria. Non c’e’ problema, ho almeno sei camere d’aria di scorta, per cui mi metto a smontare il tutto ma ecco che, al momento di montare la camera d’aria nuova la valvola e’ del tipo largo, mentre il cerchio ha il buco piccolo. Dannazione, questi sono i piccoli particolari cui non si pensa e che possono rovinare tutto. Non so dove a Parigi possa comperare una camera d’aria nuova, e comunque e’ domenica, difficilmente sarebbe aperto. Poi il colpo di inventiva: il cerchio e’ di alluminio ed ho un cacciavite a croce che posso usare per alesare il foro, e cosi’ un po’ alla volta lo allargo quel tanto che basta per far passare la valvola. Perfetto: primo ostacolo superato alla grande. Alla sera giro per la citta’ e visita a Montmartre.

Pernottamento: Ibis Styles Parigi Cadet Lafayette 11 Bis Rue Pierre Semard Ile de France 75009 PARIGI, FRANCE Tel: +33 1 487 82 894 mail: H7952@accor.com

10/08/2015 – I tappa (Parigi – Cergy 77.3km/301m d+)

Lunedi’ mattina usciamo presto per dirigerci al punto di partenza ufficiale che si trova presso la basilica di Notre Dame, in cui c’e’ anche un cartello che indica la destinazione

Le bici sono a posto, il carretto pure anche se il carico e’ piuttosto ingombrante (e pesante). Lo attacco per la prima volta alla bici ed e’ tutto ok. ‘Pronti ? Andiamo’. La prima sensazione, dopo alcuni colpi di pedale mi fanno restare di stucco: la pedalata e’ ‘molleggiata’, perche’ il carretto ha uno snodo elastico che tende a fare ‘tira e molla’ a mano a mano che si spinge sui pedali, il tutto accentuato dal peso (siamo tra i 50 e 60kg totali da trainare) del rimorchio che sbilancia la bici a destra e sinistra ed in piu’, pure con l’allenamento, non e’ cosa facile far avanzare il tutto. Sto zitto, ma per non rovinare l’atmosfera gioiosa della partenza di questa nuova esperienza, ma sono piuttosto perplesso di riuscire ad arrivare a Londra. Giunti sotto la casa del Gobbo dopo un paio di km, devo dire che mi sono gia’ abituato al molleggio, facciamo alcune foto di rito e poi via, lungo la Senna. Nonostante i cartellini segna percorso ed il tablet, riusciamo a perderci quasi subito cercando di uscire dalla metropoli e facciamo alcuni giri alla ‘Rotonde de la Villette’. Qui incontriamo una coppia che sta facendo piu’ o meno lo stesso giro, intenta a cercare di capire come uscire dalla Rotonde leggendo lo stesso libro nostro, ci avviciniamo e con il tablet riusciamo a ritrovare la retta via. Con Erika e Alfredo, questi i loro nomi, facciamo buona parte della prima tappa.

Arriviamo a Saint Denis dove facciamo una breve visita alla cattedrale, che dovrebbe essere quella che viene descritta nelle vicende di Tom il Costruttore raccontate da Ken Follet ne ‘I pilastri della terra’. Passata Saint Denis il secondo inconveniente: le mie vecchie scarpe da MTB cedono e la suola sinistra si scolla dalla tomaia, rimanendo appesa al pedale tramite l’attacco. Ovviamente non posso pensare di andare avanti cosi’ per cui ricerca veloce con il tablet e…fortuna a pochi km c’e’ un negozio Decathlon proprio lungo il percorso. Entro ad acquistare due pedali senza attacchi, getto le scarpe in un cestino e indosso quelle da running che ho in borsa e con le quali terminero’ il viaggio. Ne approfitto anche per rimpolpare la scorta di camere d’aria, che non si sa mai.

Riprediamo il percorso lungo la Senna, pranzo a Nanterre in un bar vicino alla stazione sempre in compagnia di Erika e Alfredo. Attenzione che prima di arrivare a Nanterre c’e’ un ponte piuttosto ostico da attraversare, e’ una scalinata con uno spazio liscio a sinistra su cui far scorrere la bicicletta, cosa facile se e’ scarica ma piu’ complicata se avete le borse, ed impossibile con il carretto: l’ho dovuto sganciare e portare di peso, grazie ad Alfredo, lungo la salita e la discesa del ponte.

Dopo pranzo la strada ci porta nel ‘Parco degli impressionisti’, un’isolotto non molto lungo che si puo’ percorrere tranquillamente e godere di un ottimo momento di quiete.

Si torna quindi a pedalare lungo la Senna, le strade sono belle con alcuni tratti sterrati, il traffico lo incontreremo solo una volta arrivati in Inghilterra o nei centri abitati di arrivo, da qui in poi solo strade secondarie poco frequentate che addirittura tagliano fuori i paesi, il che rende necessario talvolta fare delle brevi deviazioni per trovare qualcosa da mangiare o bere.

Bello il passaggio a Maison Lafitte, con l’ippodromo e le sue piste da trotto e galoppo.

Arriviamo a Cergy, il pernottamento e’ in un hotel di fascia ultraeconomica Ibis ma e’ quello piu’ vicino alla traccia e che non ci costringe a deviazioni, per cui va bene, si tratta solo di dormire una notte e si riesce a farlo risparmiando meglio ancora. Prima pero’ andiamo a cena in un locale vicino (5 minuti a piedi), Grill Courtepaille in cui abbiamo mangiato bene: consigliato.

Il percorso e’ pianeggiante e non presenta difficolta’.

Pernottamento: Ibis Budget Cergy Saint Christophe 1, Avenue du Promenoir Rue du Petit Albi PA d’Horloge BP 68289 95804 CERGY PONTOISE, FRANCE Tel: +33 892 680 920 mail: H4981@accor.com

Dati I tappa su Strava

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11/08/2015 – II tappa (Cergy – Giverny 55.5km/365m d+)

La seconda tappa e’ quella che potrei definire ‘la tappa impressionista’, portandoci tra le braccia dello spirito di Monet.

Il percorso non presenta molti aspetti degni di nota, non attraversiamo paesi importanti ne’ monumenti caratteristici, siamo in piena campagna e il paesaggio e’ rurale con qualche sterrato. Mentre attraversiamo una strada in mezzo a due campi coltivati, un trattore sta lavorando la terra alzando un enorme polverone che, spinto dal vento, incrocia proprio la nostra strada. Il contadino alla guida del mezzo si accorge di noi e si ferma, cosi’ il vento sposta lontano il nuvolone polveroso e possiamo attraversare indenni: ci giriamo e lo salutiamo, ringraziandolo.

Arriviamo al b&b dove abbiamo prenotato la camera, molto bello e isolato, ci presentiamo alla proprietaria, sgancio il carretto e con le sole bici proseguiamo verso Giverny, a vedere la casa di Monet con il suo, consentitemi, splendidissimo giardino, con il lago, le ninfee da lui disegnate in innumerevoli quadri, il celeberrimo ponte e i tanti, tantissimi fiori: e’ valsa davvero la pena fare questa deviazioni per ammirare uno spettacolo unico. Poi siamo tornati al b&b per il pernottamento. Attenzione che non c’e’ molto per la cena, noi ci siamo affidati ad un panino.

Pernottamento: La Roseraie 2, Rue des Jacobins Sainte Genevieve les Gasny, 27620 FRANCE Tel: +33 (0) 607 675 643 mail: sylvie.pekar@free.fr

Dati II tappa su Strava

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12/08/2015 – III tappa (Giverny – Gourney-en-bray 70.0km/348m d+)

Si parte la mattina e dopo pochi km la strada e’ in leggera discesa consentendoci di tenere una buona velocita’ con minima fatica. Il paesaggio e’ molto simile a quello della tappa precedente, a volte si passano dei paesi fantasma in cui non c’e’ assolutamente nessuno, eppure dovrebbe esserci qualche abitante perche’ le auto sono parcheggiate. Ci rendiamo conto che le strade indicate dalle nostre tracce tagliano volontariamente alcuni centri abitati, ed infatti e’ sbagliando strada che riusciamo a mangiare: la deviazione e’ chiara nella traccia, all’altezza di Neuf-Marche’, nonostante tutto io la consiglio, magari non andate fuori dal paese lungo la strada trafficata come abbiamo fatto noi, una volta trovato da mangiare tornate indietro e ricollegatevi con la traccia corretta.

A St. Germen de Fly sosta per un caffe’ che, nonostante sia stato ordinato ‘petit’ arriva a riempire la tazzina.

Arriviamo a Gourney en Bray, finalmente un paese con degli abitanti ed e’ pure molto carino con numerosi esercizi di parrucchieri, farmacie e istituti di bellezza. Incontriamo per caso Erika e Alfredo che sono assieme ad una coppia di romani, anche loro in giro in bicicletta sulla stessa rotta; per strada non incontriamo nessuno, solo qualche sporadico cicloturista che percorre la strada in senso opposto, da Londra a Parigi, ma nessuno che segua il nostro percorso, evidentemente si va piu’ o meno alla stessa velocita’ per cui non ci si raggiunge mai.

Scendiamo dall’hotel molto caratteristico e carino per andare in un brasserie che avevamo addocchiato poco prima, ma sono le 22 ed e’ gia’ chiusa, dobbiamo quindi optare per una pizzeria/gelateria ‘Le Prado’, unico locale ancora aperto: pizza e insalatona soddisfacenti.

Pernottamento: Le Cygne Hotel ** – 20, rue Notre Dame – 76 220 Gournay-en-Bray Tel : +33 (0)2 35 90 27 80 en.hotellecygne.fr mail: hotel.le.cygne@orange.fr

Dati III tappa su Strava

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13/08/2015 – IV tappa (Gourney-en-bray – Bures-en-bray 54.5km/442m d+)

Fino ad oggi il tempo e’ stato perfetto, con un bel sole, cielo sereno e temperatura ottimale. Ma gia’ dal giorno prima i siti di previsioni meteo davano poca speranza dal 13 in poi, con una forte perturbazione in arrivo da ovest su tutto il nord della Francia, e noi c’eravano nel mezzo. Siamo andati a letto quindi con la certezza che il giorno dopo saremmo partiti sotto una forte pioggia e vento. In realta’ aveva piovuto durante la notte, al mattino le strade erano bagnate ma nessuna precipitazione, tanto che a Gourney-en-Bray era uscito un bel sole caldo.

Finalmente abbiamo incontrato qualche gruppo organizzato, come ho detto prima sono stato molto colpito dalla mancanza di cicloturisti, vuoi per il periodo favorevole (la settimana di ferragosto), sia perche’ il tragitto e’ affascinante e quindi mi aspettavo molti piu’ incontri. I gruppi incontrati, come i precedenti, erano tutti in direzione opposta. Incontriamo nuovamente Erika e Alfredo con i quali faremo un bel tratto di strada assieme, fin quasi all’arrivo quando loro si separeranno per cercare dove passare la notte mentre noi avevamo gia’ la prenotazione in un b&b.

In questa tappa iniziano a farsi sentire le salite. Siamo partiti da Parigi con una tappa completamente pianeggiante ma, mentre ci si dirige verso nord, si devono superare delle colline o dei saliscendi, e ad ogni tappa si fanno piu’ impegnative. In realta’ sono delle salitelle, ma con il carretto attaccato le pendenze e’ come se raddoppiassero di difficolta’ e alla fine della giornata le gambe sentono la fatica.

Merita una sosta il castello di Mesnier-en-Bray, che assomiglia a quelli visibili nelle fiabe, con un bel giardino molto particolare con alberi dipinti e vari animali da cortile.

Il b&b e’ vicino alla pista ciclabile, si tratta di uscire, fare una bella salita che porta al paese e poi una discesa altrettanto impegnativa, e gia’ mi gusto la partenza del giorno dopo, con il carretto da portare su. Pero’ la stenza merita e la proprietaria, invero un po’ rustica, alla fine e’ simpatica e la cena, che consumiamo nella struttura, molto piacevole. L’avevo scelto perche’ dalla cartina era poco distante dalla pista ciclabile, consentendo di non deviare troppo dal percorso, pero’ non era ben visibile l’orografia della strada. Pazienza, ci pensero’ il giorno dopo, l’importante e’ poter l’indomani partire, essere in poco tempo sulla ciclabile per poter raggiungere rapidamente l’imbarco del traghetto. Le bici dormiranno in un garage di campagna, controllate a vista dalle galline.

Pernottamento: Au Mesnil Le Bas Bray (Chemin o Ferme) du Bas Bray 76660 Bures-en-Bray – FRANCE Tel: +33 (0) 672 692 572 www.lebasbray.com mail: lebasbray76@gmail.com

Dati IV tappa su Strava

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14/08/2015 – V tappa (Gourney-en-bray – Newhaven – Brighton – Newhaven 58.9km/375m d+)

Ultimo pezzo francese per arrivare al traghetto. La partenza dal b&b non e’ cosi’ difficoltosa come poteva apparire il giorno prima: rapportino e via. Finamente mi tolgo di dosso la paura di non arrivare in tempo, la prenotazione e’ importante per potersi garantire il passaggio, ma significa anche avere una scadenza e, da Parigi, sarebbero potuti accadere mille imprevisti. Percorriamo i 30km che ci separano dalla Manica con un buon ritmo, e’ tutta una ciclabile immersa nel verde che finisce poco prima di Dieppe, la citta’ portuale. Attraversata la citta’ raggiungiamo il porto. Nell’attesa di salire, c’e’ anche una famiglia piuttosto numerosa di cicloturisti composta anche di ragazzini, a dimostrazione che, calibrando bene le tappe, questo percorso puo’ essere adatto davvero a tutti.

Scendiamo a Newhaven dopo quattro ore di traversata ma l’orologio va portato indietro di un’ora quindi e’ come se ne durasse tre. Salutiamo un cicloturista tedesco che stava andando a Glasgow, in Scozia e gli auguriamo buona fortuna nell’attraversare le colline Inglesi. Che non sono per niente facili, lo vediamo gia’ in questa cittadina in cui non c’e’ una strada pianeggiante. Raggiungiamo il b&b, gestito da un cinese per la verita’ non molto simpatico, ma almeno ci lascia portare la bici all’interno dopo qualche insistenza visto che secondo lui avrebbero dovuto dormire in strada, ed invece le possiamo portare nella stanza delle colazioni che tanto non credo verra’ mai usata visto il costo esorbitante del breakfast: consiglio di prendere dei biscotti e arrangiarvi in camera, visto che sono tutte dotate di bollitore, tazze e bustine di the.

Dopo avere sganciato il carretto, nonostante qualche dubbio sul meteo, partiamo in direzione Brighton. Il tempo sembra tenere ma minaccia di buttare giu’ un bell’acquazzone da un momento all’altro. Brighon e’ una bella cittadina di mare e vale la pena di andarla a vedere, con il suo pier, le giostre, le luci, i chioschi dei dolci, la gente che fa il bagno nel mare del nord con 15 gradi di temperatura…ce n’e’ di gente strana. Dopo aver trovato una banca per prelevare il contante, rientriamo prendendo qualche goccia d’acqua proprio a pochi km dal b&b, giusto per fare contento anche questo cielo plumbeo che ha tenuto duro per tutto il giorno.

La sera e’ tutto chiuso, a parte un pub i cui avventori erano impegnati a vedere Aston Villa vs Manchester United ed in cui servivano solo birra, ed un kebabbaro, e sara’ quest’ultimo a fornirci l’alimentazione composta da un hamburger niente male, nonostante il pregiudizio iniziale.

Pernottamento: Newhaven Lodge 12 Brighton Road, Newhaven, East Sussex, BN9 9NB Tel: 0044 (0) 1273 513 736 www.newhavenlodge.uk mail: newhavenlodge@hotmail.com

Dati V tappa su Strava

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15/08/2015 – VI tappa (Newhaven – East Grinsted 82.8km/980m d+)

E’ stato il mio primo ferragosto passato pedalando, e devo dire che non e’ stato per niente male, su e giu’ per le colline del Sussex. La sera precedente, sul tardi, aveva iniziato a piovere e cosi’ ha proseguito durante parte della notte, ma al mattino c’era il sole ed i gabbiani, vista la vicinanza con il porto, erano pure un po’ fastidiosi col loro conversare.

Sveglia, colazione in camera (nel senso, a base di vivande proprie) e poi partiamo direzione East Grinsted, sapendo che la tappa sara’ piuttosto lungo e movimentata, probabilmente sulla carta la piu’ difficoltosa, a proseguire quel crescendo di cui accennavo in precedenza. La strada e’ molto carina uscendo dal paese, affianca il mare per qualche chilometro per poi voltare a sinistra e attraversare dei gruppi di case che immagino siano per le vacanze.

Entriamo poi in un bel parco, le ‘Seven Sisters’ e dopo poco piu’ di 10km il secondo errore di percorso dopo quello della III tappa, stavolta vi invito ad evitarlo: ci siamo trovati su una strada molto trafficata e per di piu’ con una ripida salita. Io non sono molto convinto che sia la strada giusta per cui in cima, prima di proseguire lungo un’altrettanto ripida discesa (che sarebbe diventata di nuovo salita dovendo tornare indietro), verifico sul tablet che qui prende segnale e mi rendo conto dell’errore e dell’aver fatto un chilometro di salita ripida per niente. Una volta ritrovata la traccia proseguiamo in un bellissimo habitat, fatto di parchi ed alberi tagliati da una strada con pochissimo traffico, affiancando ville di campagna come nei telefilm inglesi. Unica pecca e’ che si tratta di una zona collinare, fatta di brevi salite piuttosto cattive e ripide discese, si sale a velocita’ molto ridotta con le marce basse, ma e’ tutto uno spettacolo, immersi come si e’ in un verde lussureggiante.

Ad un certo punto crediamo di esserci di nuovo persi, ci fermiamo in un piccolo centro abitato dove chiediamo ad un altro ciclista la direzione per quella che e’ chiamata Cuckoo Trail, una strada ciclabile sterrata immersa in un bosco rigoglioso, tra le piu’ frequentate (dicono, ma noi abbiamo visto poco traffico in realta’) del sud dell’Inghilterra. E’ il percorso ex ferrovia e, teoricamente, non puo’ superare piu’ di un certo grado di pendenza, ma subito ci accorgiamo che in effetti e’ cosi’ ma e’ tutta piu’ o meno sul valore limite: si sale di continuo per una ventina di km, mai impegnativa come i tratti cattivi precedenti, ma non mollano mai. Ed io ho sempre quei cinquanta/sessanta chili da trascinarmi. Ci fermiamo un una sorta di bicigrill dove pranziamo a base di panino e Coca Cola. Il percorso, nella sua difficolta’, e’ pero’ meraviglioso, tra felci enormi ed alberi ovunque, a tratti anche insidioso a causa del terreno reso umido dalle pioggie dei giorni precedenti, pioggie che comunque riusciamo a schivare, vedendo i nuvoloni girarci attorno.

Terminata la Cuckoo Trail ci troviamo vicino ad una casa con la strada sbarrata. Controlliamo il tablet e siamo giusti, il passaggio e’ di qui, ma non capisco da dove si debba passare. Assieme a noi si fermano un altro paio di cicloturisti e poi una famiglia italiana pure in bici, loro sono armati di cartina e quindi non sono di molto aiuto. Torno indietro per controllare i cartellini indicanti il percorso e mi confermano che siamo sulla strada corretta. E poi lo vedo, mezzo nascosto dalla folta vegetazione, un cartellino che indica di aggirare il blocco e passare per un pertugio, lo imbocchiamo non senza un po’ di esitazione visto che il sentiero sterrato pare andare verso il nulla, ma noi stoici proseguiamo mentre gli altri esitano un po’. Segue una discesa mozzafiato sempre su sterrato che sembra un single track come se ne vedono nelle gare di MTB, su un percorso mezzo fangoso e ripide variazioni di direzione, e farlo con il carretto e’ una figata tanto che mi sono sempre chiesto come abbia fatto a passare e a cosa sarebbe successo se si fosse piantato contro un albero. Ma anche le cose belle durano poco e al termine della discesa ci si para davanti un grande parco in cui incrociamo due ciclisti con bici da strada e bagagli che vorrebbero fare il percorso inverso e cerco di consigliare loro di trovare una strada alternativa.

Al termine di una giornata piuttosto impegnativa, arriviamo al posto del pernottamento, una camera in quella che sembra in tutto e per tutto una casa privata. Il proprietario e’ un anziano signore che da il senso dell’inglese vecchio stampo, sia nel modo di parlare che nei gesti, e il tutto e’ davvero molto british. Per la cena optiamo per andare a mangiare in centro, e alla fine scegliamo un ristorante spagnolo che si rivela di buona qualita’. Poi a nanna, con bici e carretto al coperto.

Pernottamento: Cranston House Guest House Cranston Road – East Grinstead West Sussex – RH19 3HW Tel: 00 44 (0) 1342 323 609 www.cranstonhouse.co.uk mail: stay@cranstonhouse.co.uk

Dati VI tappa su Strava

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16/08/2015 – VII tappa (East Grinsted – Londra 79.4km/531m d+)

Ultima tappa, partiamo al mattimo presto per raggiungere la meta di questo viaggio ‘on the road’ a pedali. Il tempo sembra tenere, le nuvole sono attorno ma ho speranza che si arrivi a Londra asciutti.

Dopo circa 15 chilometri, a Three Bridges, sbagliamo un incrocio e attraversiamo il paese per un chilometro ad andare e altrettanto per tornare sulla traccia, ovviamente in leggera salita. Ripresa la strada corretta, proseguiamo ancora un po’ pria di accorgerci che il carretto ha una ruota a terra. Potrebbe essere un disastro perche’ per strada non c’e’ anima viva e comunque e’ l’ora di pranzo di una domenica, per cui non c’e’ alcuna speranza di trovare un negozio di bici aperto per ovviare al problema, che sembra di poco conto ma in realta’ no lo e’, perche’ ho almeno sei camere d’aria di scorta ma sono tutte per le bici e non per la piccola ruota del carretto. Ma ecco che mi ricordo di avere acquistato da Decathlon, prima di partire, delle pezze autoadesive, molto simili a quelle classiche da accoppiare con il mastice ma molto piu’ pratiche e comode: devo solo trovarle, se mi ricordassi dove le ho messe. Inizio dai posti piu’ ovvii e piu’ accessibili, tra cui i borselli, lo zainetto, la taschina latera della borsa sul carretto ma niente, alla fine cedo al fato e scarico il carretto, sparpagliando su tutto il marciapiedi borse e borsoni. Non le trovo, inizio a pensare di averle lasciate da qualche parte a casa prima di partire, ma proprio quando le speranze sono al minimo eccole, smonto la ruota, tappo il buco, gonfio, sospiro e…tiene. Perfetto. Sono altamente consigliate, perche’ economiche, per nulla ingombranti e assolutamente pratiche non necessitando del mastice che, quando serve, e’ sempre secco.

Ripartiamo affiancando l’aeroporto di Gatwick, con numerosi aerei che ci passano sulla testa.

Il tratto che ci separa dalla capitale inglese e’ ancora piuttosto lungo e costellato di salite, che non mancano mai, nemmeno attraversando i paesi, ma c’e’ un tratto in particolare di strada collinare circondato da bellissimi prati verdi, in cui si immaginano gruppi fare picnic, o passeggiare a piedi o a cavallo.

L’avvicinamento verso Londra e’ ricco di attesa, passando tra parchi pieni di gente che legge, chiacchiera, mangia, corre, approfittando di una temperatura perfetta per stare all’aria aperta nonostante il cielo coperto. Sono parchi enormi che iniziano ben prima che la citta’ si presenti all’orizzonte, poi eccoli i primi grattacieli che si stagliano in lontananza con il London Eye, i parchi che finiscono e lasciano il posto ai quartieri esterni della citta’, le strade sempre piu’ grandi, i palazzi sempre piu’ imponenti. Poi il Chelsea Bridge, le strade del centro con le corsie blu per le bici e la convivenza tra ciclisti e autobus, un ciclista urbano mi sorpassa ma trattengo lo spirito competitivo e lo lascio sfilare e, finalmente, il Big Ben termine del percorso ufficiale. Il tempo di farci delle foto commemorative, con l’emozione di avere portato a termine una bella impresa e poi via a sistemarci nell’hotel, che ci vedra’ pernottare per un paio di notti mentre visiteremo la citta’. Le bici ed il carretto sono subito sistemate nelle sacche perche’ al mattino seguente passera’ il corriere a ritirarle mentre noi rientreremo in aereo direttamente a Verona. L’hotel e’ in una zona molto ricca di uffici finanziari per cui la sera non e’ facile trovare da mangiare, infatti la prima sera, stupiti da quest’assenza di movimento, abbiamo optato per un McDonald’s.

Pernottamento: Ibis Styles Londra Southwark Rose 43-47 Southwark Bridge Road SE1 9HH LONDRA – UNITED KINGDOM Tel: 00 44 207 01 514 80 mail: H7465@accor.com

Dati VII tappa su Strava

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Conclusioni

Portato a termine il primo giro cicloturistico, devo dire che e’ stata un’esperienza estremamente positiva in tutto. La lunga preparazione logistica primaverile, quasi maniacale, e’ stata perfetta e ci ha reso possibile affrontare l’incognita con una buona dose di serenita’. Certo, il primo impatto, il primo colpo di pedale ed i primi chilometri sono stati densi di domande, ma gia’ durante la prima tappa si e’ capito che, salvo imprevisti, saremmo arrivati a Londra. L’unica fonte di ansia e’, per assurdo, il programmare tutte le tappe con i pernottamenti ed il traghetto prenotati perche’ se succede qualcosa si rischia di perdere la traversata o il dormire. Se ad esempio avessimo bucato il carretto nei 30km prima di arrivare a Dieppe, difficilmente saremmo riusciti a fare tutto in tempo utile. Poi e’ chiaro che su un traghetto due bici trovano sempre posto, ma per il pernottamento sarebbe stato piu’ difficile. Non prenotare, d’altra parte, offre la serenita’ di non dover arrivare esattamente in un posto, magari fermarsi prima, ma anche qui c’e’ sempre il rischio di trovare tutto occupato e a fare chilometri aggiuntivi alla ricerca di un alloggio, cosa che in bici, magari di sera o sotto la pioggia, non e’ raccomandabile, mentre avendo tutto prenotato si sa che i chilometri sono quelli previsti e che in fondo alla tappa c’e’ una doccia calda ad aspettarti. E poi ci sarebbe da portarsi dietro tutto l’occorrente per dormire e mangiare, troppo stressante per un modo di viaggiare che, nelle nostre teste, doveva essere esclusivamente di relax.

Il percorso e’ molto bello e merita di essere gustato dall’inizio alla fine. Forse la parte francese, piu’ facile in termini orografici, presenta meno spunti essendo sostanzialmente tutto percorso agricolo ma con un suo fascino, mentre la parte inglese e’ davvero bellissima sebbene piu’ difficile ciclisticamente, ma immersa nel verde quasi nella sua interezza. Proprio la parte inglese pero’ e’ quella che non la rende del tutto adatta alle famiglie, la guida dice che e’ un percorso fattibile, secondo me non proprio, a meno che non si programmino tappe da qualche decina di km da fare in tutta la giornata, perche’ sicuramente si dovranno attendere i ragazzini sopra le salite piu’ dure.

Il carretto e’ andato abbastanza bene, ma non lo usero’ piu’. Il motivo principale e’ che non e’ pratico, ad esempio nel passaggio sopra il ponte e’ stato piuttosto complicato, e poi nei paletti che delimitano le ciclabili non sempre si poteva passare agevolmente, a volte era necessario fermarsi e spostarlo a mano non essendoci spazio di manovra. Quando poi serve qualcosa, come ad esempio le pezze per riparare la gomma, si devono disseminare i bagagli in giro, ed in caso di pioggia sarebbe davvero un grosso problema.

Come mezzo di trasporto la MTB si e’ rivelata la scelta migliore visti i lunghi tratti di sterrato. Forse anche una bici da trekking si sarebbe ben comportata, ma credo che in linea di massima la mountain bike offra maggiori possibilita’ di adattamento ad ogni percorso, sia che si tratti di asfalto che di sterrato leggero o bosco.

Un plauso agli automobilisti francesi ed inglesi che si sono dimostrati davvero encomiabili e mi hanno positivamente sorpreso, abituato agli scenari italiani costantemente attaccati ai clacson ed in cui si viene sorpassati a folle velocita’ e a pochi centimetri di distanza, qui i guidatori restano dietro fino a quando non c’e’ modo di passare in assoluta sicurezza, nonostante il carretto ingombrante e le velocita’ molto ridotte, mettono la freccia, si spostano completamente sulla corsia opposta e rientrano inserendo l’altra freccia quando sono a debita distanza. Addirittura sulle salite piu’ ripide, visto che si trattava di strade comunque tortuose, se ne stavano dietro anche qualche minuto a passo d’uomo, e mai un colpo di clacson o segnali di insofferenza. Forse siamo stati fortunati, ma l’idea che mi sono fatto e’ che ci sia proprio tutta un’altra cultura e tutto un rispetto che, sfortunatamente, in Italia manca.

Gia’ durante il percorso si pensava a quale sarebbe potuto essere un degno seguito per il 2016, pensieri che hanno poi preso forma nei mesi successivi.

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