A parte le code allo sportello, non ho mai avuto grossi problemi con le poste (anche perche’ cerco di averne meno a che fare possibile), ora nel giro di poche settimane mi sono ritrovato che due pacchi di materiale preso su ebay non sono arrivati e della posta non destinata al mio civico lasciata sulla cassetta postale.
Ho provato a compilare il modulo online per segnalare un disservizio ed ovviamente…ho ottenuto una pagina di errore. Ho quindi fatto la segnalazione al call center.
Ecco il testo della segnalazione che avrei voluto inviare per form:
In data 3/12/2009 veniva consegnata presso il nostro condominio varia corrispondenza destinata ad altri numeri civici: lettere bancarie, una lettera da un’ospedale ed un avviso di giacenza. Tale corrispondenza e’ stata lasciata sulla cassetta postale, pensando che il postino l’avrebbe presa e consegnata, il giorno seguente, ai corretti destinatari. Cosi’ non e’ avvenuto. Oggi, 7/12/2009 mi sono recato all’ufficio postale di competenza XXXXXX XX a segnalare il fatto, dove, con molta semplicita’, mi e’ stato detto che ‘sono cose che succedono’ e che avrei dovuto, io, reimbucare tale corrispondenza quando sarebbe stato piu’ facile prenderla in carico e darla al postino il giorno seguente.
Ora mi chiedo quanta corrispondenza non mi venga recapitata finendo in altri civici e poi buttata, soprattutto in merito al fatto che, dopo anni di acquisti su ebay, ben due consegne non sono arrivate nel giro di un mese e che mi hanno costretto a chiedere il reinvio.
A questo si aggiunga che, per la stessa zona, sono gia’ comparse in passato lamentele sul giornale cittadino L’Arena nella posta al direttore.
Chiedo che vengano prese adeguati provvedimenti, perche’ se una lettera puo’ anche essere consegnata per errore ad altro destinatario, questo non puo’ avvenire per cinque lettere ed un avviso di giacenza, ne’ e’ tollerabile che tale corrispondenza venga ignorata dal portalettere quando rimanga sulla cassetta postale, ed in piu’ non si puo’ ricevere una risposta cosi’ sbrigativa dal personale dell’ufficio postale.

Ora rimaniamo in attesa di essere chiamato dal personale ‘di secondo livello’, e vediamo come va a finire.

Lentamente, ma inesorabilmente, il digitale terrestre avanza. Vista da molti come una rivoluzione paragonabile al passaggio dal bianco e nero al colore, in realta’ offre pochi punti a favore (piu’ canali a disposizione, miglior qualita’ dove il segnale arriva, etc) e alcune delusioni (il segnale appunto non arriva ovunque e i canali sono tanti ma la qualita’ delle free to air e’ scadente).
A breve anche nella mia zona si passera’ al digitale terrestre, ma detto da un grande appassionato di Sky, la rivoluzione sara’ veramente misera, gia’ da anni sono abituato al segnale digitale, alla quantita’ e soprattutto alla qualita’ dei canali.
Nonostante io molto raramente segua i canali analogici che finiranno sul DTT, sono costretto a pagare il canone TV…o meglio, la tassa per il possesso della TV (molti non ci crederanno, ma se volete ho i bollettini πŸ™‚ ), ed ogni anno che sborso l’obolo richiesto mi sento come un idiota, e a poco lo spirito di legalita’ mi aiuta a porgere la giugulare per l’ennesimo bacio dello stato vampiro, in mezzo a tanti, troppi che per vari motivi, non pagano.
Il passaggio al DTT, obbligatorio per tutti, poteva essere l’occasione per mettere ordine a questo stato di cose, trasmettendo criptati anche i canali free, assogettandoli al pagamento della tassa TV, in questo modo tutti avrebbero dovuto pagare, e non solo noi poveri idioti. Nulla sarebbe cambiato, bastava obbligare per legge l’uso di decoder con lo slot per la scheda di stato, ed il gioco era fatto.
Cosi’ non e’ stato, cosi’ chi ha sempre evaso, continuera’ a farlo e noi, poveri idioti, ogni anno ci sentiremo sempre piu’ idioti ma sempre in prima fila. Si’, dal tabaccaio a pagare.

Oggi ho ripreso, con il ciclismo, tutte le attivita’ sportive: il tennis a fine settembre, aikido inizio ottobre ed ora la preparazione per il 2010 in bici.
Girello classico invernale, nonostante la temperatura primaverile, ovvero Verona, Lazise, gardesana fino a Torri, Albisano, Affi e poi rientro a Verona via Pescantina e Chievo, per un totale di 87 km in 3h40m per oltre 600m di dislivello. Dopo oltre 2 mesi in cui non praticavo seriamente, la fatica si e’ sentita tutta, ed un dolore al ginocchio sinistro mi ha accompagnato negli ultimi 15 km, rallentando parecchio l’andatura. Tutto sommato sono pero’ contento, ora vediamo di mantenere un po’ il ritmo, eventualmente accompagnando la preparazione con sedute di spinning visto che la spinbike ce l’ho (ed e’ attualmente usata come appendiabiti) πŸ™‚
Anche l’aikido sta andando bene, sebbene i risultati siano piuttosto scadenti, ma e’ troppo poco tempo che pratico per cui non ci si deve lamentare troppo, spero solo di riuscire a essere decentemente preparato per l’esame di passaggio di grado il 19 dicembre, magari facendo un paio di stage nel periodo preparatorio.
Il tennis sta dando soddisfazione, non riesco a giocare tanto quanto vorrei, ma i risultati si vedono, riuscendo a divertirmi senza tirare pallate a casaccio πŸ™‚

Subito, il caro lettore, si sara’ incuriosito dal titolo e si sara’ chiesto, molto probabilmente, ‘Chi e’ Eros Poli ?’. Fino a questa mattina poco ne sapevo anch’io, se non che e’ un ex ciclista professionista di Verona che, il sabato mattina, raduna un gruppo di ciclisti alla diga del chievo per un giro in bici tutti insieme. Incuriosito, ho cercato un po’ di piu’ ed e’ saltato fuori che e’ campione olimpico a Los Angeles 1984 nella cronometro a squadre, ed ha vinto la tappa del Mont Ventoux al Tour de France del 1994, una delle piu’ temibili, soprattutto per un ciclista che non aveva nelle salite l’asso nella manica.
Ebbene, si parte in gruppo in direzione Parona, poi si passa per Castelrotto (no, non quello in provincia di Bolzano πŸ™‚ ), poi si inizia a salire, una salita leggera, ma per me ostica sia perche’ al mattino faccio fatica ad andare sia perche’ mi ci vuole comunque un po’ per superare la fase ‘muscoli e testa fredde’. Comunque si va. Ad un certo punto, io ero in fondo al gruppo, mio fratello mi chiama per nome, ed Eros si volta per vedere chi sia questo personaggio dal nome nuovo e mi nota e capisce che e’ la prima volta che esco con il gruppo, quindi rallenta, mi scruta un attimo e mi dice ‘hai la bici piccola e hai la sella bassa…fermati un attimo che vediamo di regolare almeno la sella’. Estrae una serie di chiavi a brugola e mi alza la sella di un mezzo centimetro (io come me l’ha data mio fratello, qualche centimetro piu’ basso, l’ho sempre tenuta) e mi spiega come, se la gamba non sviluppa tutta la lunghezza correttamente possono sorgere dolori al ginocchio: infatti, leggete i post precedenti :), mentre per la bici piccola non si puo’ fare nulla, quella e’ e quella rimane. Ripartiamo, con il gruppo oramai avanti, e seguento la mia (lenta) andatura mi da alcuni preziosi consigli su come migliorare la posizione, il movimento del piede e come affrontare i tornanti in maniera piu’ sciolta (e se lo dice lui che non e’ un grimpeur…). Il tutto in maniera estremamente cortese e gentile.
Giustamente, passati alcune centinaia di metri nei quali mi tiene ‘sotto osservazione’, riprende un po’ il ritmo e io mi accodo ad un altro che ha piu’ o meno il mio passo e che nel frattempo abbiamo raggiunto. Poco dopo arriviamo ad un bivio dove il gruppo ci sta aspettando (che figure πŸ˜‰ ).
La salita si fa un po’ piu’ tosta, non ricordo dove si sia di preciso non avendo mai fatte queste strade, ma la gamba reagisce un po’ meglio, riesco a stare con il gruppo. Dopo alcuni chilometri il gruppo si divide: tutti tranne me e mio fratello scelgono di proseguire per una deviazione verso uno strappo, mentre noi due (o meglio io, mio fratello si e’ adeguato) preferiamo proseguire per la strada a salita piu’ tranquilla, con lo scopo di ritrovarci piu’ avanti: non ci troveremo piu’, e rimaniamo io e mio fratello a salire dalle parti di Cerna.
Proseguiamo, tanto la gamba ormai sta girando piuttosto bene, arriviamo a Sant’Anna d’Alfaedo, strappo di Ronconi e poi Erbezzo, quando decidiamo che l’ora del rientro e’ oramai giunta, per cui giu’ (quasi) a tutta verso Stallavena e da li, io sempre in scia ( πŸ˜‰ ) verso casa.
Totale: 84.4 km alla media dei 24.4
Ora vediamo come andra’ alle prossime uscite, sicuramente qualche altra con il gruppo di Eros Poli la faro’ perche’ merita veramente, e poi se si sa che dei ciclisti si trovano ad una certa ora in un certo posto, si ha anche un appuntamento e questo aiuta perche’ e’ estramamente faticoso alzarsi al sabato alle 6.45 (o anche alle 8) per andare in bici da soli πŸ™‚
Un grazie ad Eros per la cortesia e la gentilezza dimostrata verso uno che non aveva mai visto, e a mio fratello per avermi accompagnato, sicuramente rovinando una seduta di allenamento, al mio ritmo πŸ™‚

Il mio caro lettore stara’ certamente pensando alla nuova sfida che mi attende, dopo averlo lasciato nell’attesa al termine del mio ultimo post: ‘Vedro’ ora con il mio mister, CT e preparatore (mio fratello) cosa posso tentare di fare in futuro :)’.
Ebbene, la nuova sfida e’…la Gran Fondo Avesani, percorso corto.
Il tracciato non l’ho ancora percorso, ma il punto piu’ duro e’ la salita Peri-Fosse, 9.2 km di tornanti, 763 m di dislivello con una pendenza media dell’8.3%, seguito pero’ poi da un’altra salita verso Erbezzo e non ultima, la salitina finale delle torricelle, per un totale di 97.3 km.
La sfida si presenta ostica, sia per la salita Peri-Fosse, ma anche per la distanza totale, che fino ad ora non ho mai raggiunto, fermandomi di solito attorno ai 60 km.
Il morale comunque e’ molto buono, la preparazione forse un po’ meno causa acciacchi di salute e le ferie che incombono e che mi terranno lontano dalla bici per due settimane: spero di riuscire comunque a fare qualcosa di alternativo, giusto per non rimanere del tutto fermo.
Devo dire che sto ottenendo buoni risultati, con grande soddisfazione, raggiungendo in poco tempo mete che ritenevo ben oltre le mie possibilita’. Tutto e’ iniziato la settimana scorsa quando mi sono detto: ‘ok, riprendiamo dopo i problemi di salute e gli antibiotici, puntiamo in alto: Erbezzo via Bellori, dove arrivo arrivo, quando le gambe dicono stop, giro la bici e torno a casa’, bene, salvo un dolore al ginocchio destro, tipico quando forzo un po’ e che mi ha costretto ad una pausa, ho raggiunto la meta. Martedi’ scorso mi sono detto invece ‘Faccio la pissarota, da Mizzole a salire e vedo dove arrivo’, ho tenuto un rapporto piu’ duro del solito, sono salito, ho raggiunto il bivio Cerro/Rovere’ ed ho voltato per Rovere’ pensando che fosse inutile fermarsi li’, mi sono imposto di proseguire e sono arrivato oltre Rovere’, allo stabilimento del forno Bonomi, dove anche per motivi di tempo sono dovuto ridiscendere.
La prossima meta e’ raggiungere Velo Veronese, sempre via pissarota e magari riuscire a scollinare via Camposilvano-Valdiporro, raggiungendo BoscoChiesanuova.
Vediamo come reagiscono le gambe, la testa da parte sua c’e’ πŸ™‚

Sono passati esattamente 2 mesi dal mio ultimo post in cui ho segnalato l’intenzione di prendere parte alla IV edizione della Gran Fondo Damiano Cunego, ed oggi ho realizzato questa che, per me, e’ una vera impresa πŸ™‚ Due mesi non sono moltissimi considerando che posso allenarmi, se va bene, una volta a settimana, per cui l’obiettivo di fare il corto era l’unico da poter mettere nel mirino. Vogliamo un po’ di cronaca ? Eccola πŸ™‚
La sera prima ho deciso di stare leggero con la cena, ma a causa di bibite contenenti caffeina (sostanza che ho praticamente eliminato dal consumo) e l’agitazione, ho passato la notte in bianco. Colazione con the e fette biscottate con marmellata e via agli ultimi, rapidi preparativi. Vado quindi verso la caserma Duca, sede della partenza, luogo fantastico per questo scopo che avevo potuto ammirare gia’ da pubblico della Lessinia Legend: spalti, transenne, gazebo ed in occasione delle Lesinia anche una copertura a riparazione dei biker dalla fitta e fredda pioggia. Il tempo, secondo le previsioni e’ incerto (cosa voglia dire…facile dare le previsioni cosi’… πŸ™‚ ), comunque uno sguardo al cielo ed all’ultimo minuto, gia’ in griglia (cicloturisti), decido di eliminare la zavorra della giacca impermeabile.
Pronti….VIA….no, non parto…partono gli altri sfilandomi a sinistra. Arrivato il momento di partire, il biker dietro di me se ne esc con un ‘Scusa…penso che tu abbia bucato’ – ‘Ma porc…’, cosi’, mentre tutti partono allegramente, io mi sposto oltre le transenne e mi metto a sostituire la camera d’aria. Comunque, grazie alla mia esperienza di meccanico ufficiale di me stesso ( πŸ™‚ ), la cambio nel tempo record di ‘non ne ho idea’ anche perche’ il fratellone mi ha dotato di bomboletta di azoto che non ho mai usato direttamente πŸ™‚ quindi c’e’ stato anche da impararne l’utilizzo. Comunque non ho perso tantissimo tempo. Pero’ rimane il dubbio: partire senza camera d’aria di scorta (e senza pompetta che eventualmente poteva essere utile avendo lo stesso le pezze TipTop) e rischiare di bucare e fermarsi in mezzo alle valli, oppure dare forfait ? ‘Ma il cuore e’ piu’ potente di una macchina, e la paura non lo fermera” suona la sigla del cartone ‘Grand Prix’ e quindi, sono partito. ‘Non ti preoccupare, vedrai che andare via in gruppo sara’ molto bello, e andrai anche piu’ veloce del solito’ mi disse il fratellone alla domanda se potessi portarmi via il lettore MP3 che sempre accompagna le mie uscite, ed in effetti, mi sono da subito trovato con il gruppo solito: me, me e me πŸ™‚
All’uscita dalla caserma c’era il rilevatore di passaggio per i tempi, passo e vedo che lo stanno smontando: alla mia domanda di informazioni mi viene risposto che ‘eehh…l’ora di partenza vale per tutti’ che ha sortito un ‘chetacaga’, speta almanco 5 minuti, o sbusa’…’. Allora via, con gomma gonfia a tre quarti, senza ricambio, da solo e con la quasi certezza di fare tutto per niente ai fini della classifica vista la mancanza del rilevamento.
Il resto della gara e’ andato via tranquillo, dopo circa 15 km ho iniziato a prendere qualcuno, poi sulla salita da Bellori a Cerro altri a gruppi, mi sono attaccato a due coppie per prendere il ritmo e via fino al ristoro. Stavolta non ho fatto la classica pausa relax (ovvero, arrivo morto e mi devo fermare) nel paese di Lughezzano, ma ho proseguito, al ristoro sosta di pochi secondi per la banana ed il bere, e su ancora.
Dopo il discesone di vari km, inizia la salita da Cancello a S. Rocco, affrontata dopo avere assunto la maggggica pozione di carbogel (mai provati prima): se abbiano avuto effetto non ne ho idea…sicuramente le gambe, per tutta la giornata, hanno girato meglio, quindi se l’andare su a ritmi migliori fosse merito della giornata o del prodotto non saprei dire. Tant’e’, a meta salita sento un vento scuotermi e dei treni passarmi a sinistra: io sono li che sto dando il 100% e quelli del giro medio hanno gia’ fatto la parte aggiuntiva e mi hanno raggiunto, salendo lungo la strada che si inerpica come motorini.
Terminata la seconda salita, rimane da affrontare quella che io definisco ‘La bastarda’. Arrivati in cima, dopo avere dato tutto, inizia la discesa verso Montorio e quindi all’arrivo, ma…dopo 600m di leggera discesa, c’e’ ancora un tratto in salita di circa 500/600m, salita leggera che pero’ in quel momento, fa un male cane, seguita da un falsopiano e poi altri 300m di leggera salita: una bastardata, appunto πŸ™‚
Sulla prima salita mi affianca un biker del medio che appoggia la mano sulla mia spalla e mi supplica ‘hai acqua ?’ purtroppo la mia borraccia di sola acqua e ‘ a secco…mi spiace…e pensare che la borraccia con i sali e i carboidrati e’ arrivata a casa con almeno 100cc di contenuto, ma quando gliel’ho proposta era gia’ andato per la sua strada.
Da li in poi sento una presenza alle mie spalle, dopo un po’ controllo e vedo la sagoma di un altro biker, ma la discesa incombe e non ci si puo’ distrarre: rapporto massimo, e giu’ a pedalare a tutta in discesa, sul filo dei 65/70 km/h in alcuni punti, ma questa presenza non molla, continuo a spingere come un dannato, le gambe che urlano, e sempre quest’ombra che mi segue. Speravo di lasciarlo indietro, invece niente da fare…
Terminata la discesa inizia il piano, cerco di tenere una buona andatura, 45 km/h aiutato un po’ dalla leggerissima discesa, poi la strada spiana definitivamente e torno ai canonici 35 km/h di quel tratto, e sempre sento incombere questo biker alle mie spalle. Complice il vento (contrario) e la stanchezza di trainarlo dopo 10 km gli grido ‘scusa, ma devo sempre tirare io ?’, questo mi risponde ‘ho 74 anni, vai vai…non senti che vento che c’e’ ? mi fa male, devo stare al coperto’, una sorriso si fa strada sulle labbra e mentre gli faccio segno con il pollice che va bene e che sto io davanti, continuo ad andare.
Non per molto…dopo un po’ sono costretto a calare ancora il rapporto e di conseguenza la velocita’ ‘ehi, non ce la faccio piu” grido a quello che oramai pare essere il mio capitano cui sto tirando la volata, ‘vai vai…dai che arriviamo prima delle 12…’, ma oramai, a 1500m dall’arrivo sono proprio finito, calo ancora e mi assesto sui 25 km/h, quando, sul rettilineo che immette alla caserma i due che mi seguivano si spostano e mi passano. Non importa, io ho fatto la mia strada πŸ™‚
Entro nella caserma, e passo il traguardo vittorioso: vittorioso sulla notte insonne, sulla foratura, sulla fatica, guardo il tempo: 2:38 circa, tempo (per me…) grandioso. Passo sul tappeto del cronometrista, e non sento il bip. Pazienza, io so cosa ho fatto ed il tempo me lo sono preso, se compaio nelle classifiche ufficiali o meno a questo punto non mi interessa, io la mia gara l’ho vinta.
Giusto per togliermi lo sfizio, vado a chiedere informazioni al banco crono, il cui tecnico mi dice che sa del problema iniziale e che ha preso comunque il tempo a mano. Ottimo πŸ™‚ Vedo il tempo che mi hanno messo: 2:58 e rotti…eh beh πŸ™‚ 20 minuti in piu’ πŸ™‚ forse era meglio nessun tempo πŸ™‚ Io sono convinto del mio 2:38, anche perche’ per l’occasione avevo due computer da bici.
Secondo il tempo ufficiale dovrei essere 71mo su 97 della categoria cicloturisti, ma so che con il mio tempo sono tra il 30mo ed il 32mo πŸ™‚ oppure attorno al 270mo assoluto del percordo medio. Niente male, sono proprio soddisfatto. πŸ™‚
Vedro’ ora con il mio mister, CT e preparatore (mio fratello) cosa posso tentare di fare in futuro πŸ™‚
Ovviamente un plauso va anche a lui: incerto fino all’ultimo se fare il lungo o ripiegare sul medio, alla fine ha osato la sfida piu’ impegnativa, nonostante la preparazione che un inverno pieno di week end piovosi non ha consentito di portare a livelli decenti. Il tempo di arrivo non conta, in questi casi, anche se a gambe ferme rimane la delusione, ma il solo portare a termine questi percorsi e’ un’impresa da incorniciare.
ALLA PROSSIMA πŸ™‚

Torno a scrivere dopo tanto tempo. Cose da dire ne avrei avute parecchie, ma non ho mai trovato lo stimolo di farlo, ben sapendo che comunque i miei quattro (forse) lettori non se ne sarebbero di certo addolorati, d’altronde come dice qualcuno ‘sono piu’ coloro che scrivono i blog, rispetto a quelli che li leggono’ πŸ™‚ Chissa’, forse mettendo qualche donna nuda potrei aumentare le visite, ma non e’ il mio scopo πŸ™‚
Tornando al motivo, o meglio i motivi, di questo post, due cose sono successe in questi ultimi giorni.
Il primo e’ stata la partecipazione al mio primo stage di aikido presso il dojo di Pordenone. Dopo quasi tre anni devo dire che era giunta l’ora, sebbene gli stage precedenti li avessi saltati per motivi non dovuti alla mia volonta’. E’ stata un’esperienza molto interessante, sicuramente da ripetere al piu’ presto per vari motivi. Innanzitutto la presenza del Maestro Fujimoto che ho visto per la prima volta in azione dal vivo, poi l’impegno di due giorni (niente a che vedere con lo stage estivo di Laces), ma la cosa che maggiormente colpisce e’ il confronto con praticanti di altri dojo: mentre con i propri colleghi di dojo ci si conosce e oramai si tralasciano numerosi particolari, sentirsi dire che si sbagliano dei fondamentali fa male, piu’ dei Kotegaeshi, ed in questo senso sono uscito pieno di lividi πŸ™‚ L’impatto del primo giorno e’ stato parecchio traumatico, il secondo meno da un punto di vista emozionale, ma pari da quello delle capacita’ tecniche che sono nel mio caso, piuttosto limitate. Ma c’e’ ancora, spero, del tempo per lavorarci ed affinare. Ora vedo se riesco a ripetere a breve distanza quest’esperienza che ha lasciato un grosso desiderio di migliorare.
Il secondo evento e’ stata la decisione di tentare di prepararmi per il percorso breve della Granfondo Damiano Cunego: sicuramente il lungo (ma anche il medio) e’ e rimarra’ irraggiungibile, vediamo se con un po’ di tempo riesco a preparare qualcosa, senza la ricerca di un risultato ma solo dell’arrivo.
Ho iniziato qualche settimana fa con qualche uscita sul piano, giusto per muovere un po’ le gambe, ieri sono riuscito a fare una prima salita (risibile da chi pratica ciclismo anche domenicale), ma tant’e’ molto importante per il morale. Vediamo se riesco a fare queste due uscite settimanali che mi sono preposto e soprattutto se saranno sufficenti a raggiungere una preparazione minimale per l’obiettivo preposto: al massimo mi infilo in un bar a bere sambuca πŸ™‚

L’ultimo post pubblicato, nel lontano 22 settembre, terminavo con un ‘Chissa’ che un giorno non riesca ad accompagnarti, in bici, almeno per il ‘corto’. :)’. Ebbene, oggi ho inforcato per la prima volta una bici da strada (da corsa) e mi sono avventurato con mio fratello ed altri tre compari (tra cui una donna) in una prima uscita, sfidando le temperature del primo mattino dicembrino. In realta’ il meteo e’ stato molto clemente, con un pallido sole e temperature che sono state attorno ai 7/8 gradi: una gran sudata. Com’e’ andata vi chiederete ? (oppure no, ma se siete arrivati fin qui forse si’). Tutto sommato meglio del previsto: Verona – Lazise – Garda – Calmasino – Verona per un totale di 69.8 km ad una media di circa 23km/h. Per chi e’ pratico la distanza e la media sono ridicole (e se conoscete il tragitto, direi comiche), ma per me che non ho mai preso in mano una bici da strada e la cui mountain bike non corre certo il rischio di usurarsi, penso sia un buon risultato. Unici problemi: un ginocchio che tende a dolere dopo qualche decina di km e la sella non proprio comoda (anche in mountain bike, aggravato dai terreni accidentati ma alleviati dalla minor distanza). Bene, vedro’ di fare in modo che questa uscita non rimanga una solitaria esperienza πŸ™‚ anche se tra aikido il martedi’ ed il giovedi’, ed il tennis al mercoledi’, devo dedicargli un giorno del week end, ed alzarsi presto il sabato e la domenica e’ molto dura πŸ™‚

Ieri si e’ svolta l’annuale gara ciclistica Gran Fondo Luca Avesani, una terribile manifestazione che si svolge tra il monte Baldo e la Lessinia. Ha partecipato mio fratello e, con mio grande orgoglio, e’ riuscito a portare in fondo l’impresa di percorrere tutti i 183,5 chilometri del percorso, superando la salita che porta sul monte Baldo, la terribile Peri – Fosse con i suoi tornanti, e la lunga arrampicata da Fosse a San Giorgio.
Un’impegnativa impresa che ha aggiunto alla fatica della salita, lo sforzo di temperature temibili: attorno ai 2 gradi sul monte Baldo, 5/6 gradi a San Giorgio, unita a nebbia che in alcuni tratti si trasformava in ghiaccio.
Ebbene in tutto questo, mio fratello e’ riuscito a portare a termine il percorso piu’ lungo e faticoso. Io l’ho seguito in moto per fare da ‘reporter’ ed ho potuto apprezzare non solo la sua fatica ma quella di tutti quelli (e quelle) che in solitario arrancavano sulle salite, accompagnati solo dalla fatica, dal freddo, e da un’incrollabile forza di volonta’.
Questo e’ il vero ciclismo, questo e’ vero sport.
Grande fratellone, sono proprio orgoglioso di te. Chissa’ che un giorno non riesca ad accompagnarti, in bici, almeno per il ‘corto’. πŸ™‚



QUI la galleria di foto.

Oggi, come iscritto alla newsletter del CICAP, il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale, ho ricevuto la comunicazione per l’XI convegno nazionale che si terra’ a Padova dal titolo ‘Eppur si crede…Superstizioni all’alba del XXI secolo’. Essendoci solo 200 posti disponibili, mi sono subito iscritto, in quanto molto interessato ad alcuni campi di studio del CICAP, in particolare la lotta all’omeopatia, a tutte le pseudoscienze e pseudocapacita’ delle persone.
Ecco di seguito il testo.

All’alba del XXI secolo, tra missioni nello spazio, straordinarie nuove scoperte scientifiche e progressi della medicina, non solo sopravvivono ma prosperano credenze irrazionali e superstizioni degne del medioevo. Come sempre guaritori promettono cure miracolose, astrologi affermano di potere prevedere il futuro osservando le stelle e sensitivi sostengono di potere risolvere qualunque problema di amore, salute o lavoro attraverso filtri e riti magici.
Ma al vecchio bagaglio di credenze magiche si sono aggiunte negli anni numerose nuove pseudoscienze, molto piΓΉ subdole perchΓ¨ credute (o spacciate) per vere anche da legittimi scienziati. E’ il caso, per esempio, di chi vorrebbe trasformare suggestioni di tipo religioso in dogmi scientifici, come cercano di fare i moderni ‘creazionisti’, acerrimi negatori di Darwin e dell’evoluzione delle specie. Oppure come chi sostiene che molecole d’acqua pura, prive di qualunque altra sostanza attiva, sarebbero in realtΓ  potenti medicine grazie a misteriose proprietΓ  ‘magiche’ tutte da dimostrare, come avviene con l’omeopatia. O, ancora, c’Γ¨ chi immagina spiegazioni pseudoscienfitiche per i cosiddetti cerchi nel grano o chi ipotizza complotti globali per avvelenare il mondo intero attraverso le scie degli aeroplani.
Per discutere di questo e altro ancora, il CICAP organizza a Padova, per il 4 e 5 ottobre, un Convegno intitolato ‘Eppur si crede… Superstizioni e credenze all’alba del XXI secolo’. L’incontro, che si tiene presso la Fornace Carotta (Via Siracusa 61), vede la partecipazione di alcuni tra i piΓΉ noti scienziati e studiosi che in questi anni si sono occupati di scienza, pseudoscienza e credenze irrazionali. Interverranno, tra gli altri, l’astrofisico Steno Ferluga, l’ordinario di Psicologia del mezzi di comunicazione di massa Luciano Arcuri, i chimici Luigi Garlaschelli e Simone Angioni, la biologa Beatrice Mautino, il patologo Giorgio Dobrilla, l’ingegnere Francesco Grassi, lo studioso di bufale e leggende Paolo Attivissimo e il Segretario del CICAP Massimo Polidoro.
Per allietare la serata, inoltre, Γ¨ prevista una conferenza-spettacolo dal titolo ‘Magia? Illusioni del paranormale’. La conferenza presenta il punto di vista del CICAP riguardo alle indagini sui fenomeni misteriosi, con sorprendenti dimostrazioni ‘dal vivo’ di facoltΓ  apparentemente paranormali. Con Marco Morocutti del CICAP e il prestigiatore Nicolas D’Amore.
Infine, Γ¨ previsto nel corso del convegno un intervento straordinario di Piero Angela.

Il programma del convegno
Il sito del CICAP