Pochi mesi sono passati dall’ultimo, importante evento artistico che ho avuto il piacere di visitare: “Van Gogh. Tra il grano e il cielo”, svoltosi a Vicenza quando l’idea del giro cicloturistico per il 2018 aveva già preso forma, a grandi linee, nella mia testa e in quella della mia estemporanea accompagnatrice ed ormai ex collega ed era ormai diventata definitiva. Quest’anno si sarebbe andati in Olanda.
Il problema più grande da superare, inizialmente, è stato quello del mezzo di trasporto. Scartato il treno per la scarsità di collegamenti e la necessità di numerosi cambi, così come pure il Flixbus e da ultimo l’aereo per i costi, alla fine non è rimasta che l’auto. Abbiamo preso in considerazione l’idea di noleggiarne una perchè si tratta di un viaggio lungo, ma valutati i costi e l’impossibilità di sapere a priori il modello che ci sarebbe stato assegnato (e di conseguenza la capacità del baule), abbiamo optato per andare con la mia.
La preparazione
Come nei viaggi precedenti, l’organizzazione è iniziata molto presto per cercare di programmare ogni singolo aspetto, dal pernottamento ai trasferimenti ai luoghi da visitare, in un calendario scadenzato fin nei minimi particolari. L’idea di base era di arrivare ad Amsterdam dopo un giorno di viaggio, montare le bici ed il giorno dopo partire in bici, attraversare le principali città rientrando ad Amsterdam, seguendo il filo conduttore di Van Gogh. A mano a mano che abbiamo valutato il da farsi, si è aggiunto un giorno di viaggio anticipando la partenza con sosta a Francoforte, un giorno aggiuntivo per vedere con più calma la capitale olandese e un giorno dedicato a Texel, una delle isole Frisone. Preparare tutto richiede tempo e certezza di quello che si vuole fare, il che non è così scontato se non si conoscono i luoghi che si vogliono andare a visitare, come nel nostro caso.
Il primo passo è avere una traccia da seguire, e anche in questo ci è venuta incontro la guida “Olanda in bicicletta – Le più belle piste ciclabili tra città d’arte, canali e tulipani“, edito da Ediciclo Editore, prodiga di consigli, suggerimenti e indicazioni e sulla base di questa stendere il percorso, le tappe e i luoghi di pernottamento. Ne sono uscite cinque tappe più quella sull’isola di Texel. Il dislivello non sarebbe stato un problema, vista l’orografia della nazione arancione, mentre a preoccupare era stato il vento, ma le tappe non sono uscite di lunghezza eccessiva e quindi tutto sommato non siamo partiti con il patema.
Per la navigazione io ho continuato ad usare il dispositivo che uso durante l’anno, il Garmin 520, con le mappe OpenStreetMap al posto di quelle originali, mentre per l’altra bici è stato preso un Mio Cyclo 200 e le tracce le ho fatte con il sito ridewithgps.com.
Il mio dispositivo funziona bene, ma non ha la funzione di navigazione, semplicemente visualizza la traccia sulla mappa, offre le indicazioni di svolta (che devono essere presenti nella traccia stessa) ma quando le tracce di un percorso si accavallano in qualche incrocio, diventa complicato da seguire: questo non è un problema quando si fanno i percorsi principali, ma lo diventa se le tracce seguono percorsi cittadini, come aveamo programmato, in modo da visitare i vari luoghi. Anche per questo motivo la scelta è caduta sul Mio, che è l’apparato più economico che faccia da navigatore cartografico e consenta di seguire delle tracce scaricate. Purtroppo non avevo capito come visualizzare i POI impostati (ad indicazione dei luoghi da visitare), che in effetti è possibile fare con il Garmin ma non con il Mio (o almeno non nella versione del software che era caricato), per cui parte dei problemi sono rimasti irrisolti, ma tutto sommato è andata bene.
Deciso il mezzo di trasferimento e le tappe, con ampio anticio (gennaio per agosto) abbiamo prenotato i pernottamenti. I prezzi in Olanda sono generalmente alti, e le camere ne risentono, abbiamo quindi optato per camera più colazione durante le tappe, mentre per le giornate ad Amsterdam ci siamo limitati al solo pernottamento arrangiandoci per la colazione (12€ a testa), portandoci da casa sei bottiglie da mezzo litro di latte, un bollitore in cui scaldarlo a bagnomaria, biscotti e fette biscottate. La soluzione s’è rivelata vincente e ve la consiglio.
I mezzi di trasporto a pedali quest’anno sono variati: dopo aver danneggiato la bici di mio fratello l’anno scorso, sono tornato in possesso della mia Specy mentre l’accompagnatrice s’è fatta carico di acquistare una mountain bike Scott usata su cui abbiamo spostato il portapacchi, il manubrio rialzato, la sella e tutto l’occorrente. La mia non ha dato problemi mentre la Scott aveva alcuni problemi al cambio che però non si sono fatti sentire non essendoci montagne da superare. Sulla mia ho potuto usare le scarpe con l’attacco (si vedono nella foto introduttiva), un paio di Giro da MTB con lacci e attacco, non che fossero indispensabili, ma quando si è abituati a sentire il piede fissato al pedale se ne ricava un certo senso di sicurezza, in più si sono rivelate piuttosto comode nella camminata nonostante la rigidezza della suola.
Questa è la mia bici pronta in condizioni di viaggio: portapacchi tubus, borse posteriori Vaude aqua back plus e relativa protezione, quest’ultima più per riparare dalla polvere le borse e lo zaino che ho messo sopra, al manubrio un borsello sempre Vaude. Da notare la cavalletta centrale della Decathlon, a dire il vero piuttosto instabile tanto che alla fine l’ho parcheggiata quasi sempre appoggiandola, ed il “parafango” posteriore in vinile (si intravede nella zona del freno posteriore), fatto in casa ritagliandolo a misura e fissato con delle fascette: sembra una stupidaggine, ma impedisce efficacemente che le borse si sporchino in caso di pioggia e polvere, e ciò aiuta quando poi la sera le si devono portare in camera.
Quale carta sconti per turisti prendere
Uno dei dilemmi che più ci hanno pervasi durante la fase preparatoria è stata: quale carta prendere ? Normalmente si viene dirottati sulla “I Amsterdam Card”, che consente l’ingresso illimitato per un certo periodo in alcuni musei e, in opzione, sui mezzi di trasporto della città. Quello che non viene detto è che c’è un’altra possibilità, riservata agli abitanti olandesi, ed è la museeumkart. Questa carta viene rilasciata in versione provvisoria a chiunque ed ha validità un mese e può essere rinnovata solo se si ha una residenza in olanda e portata a dodici mesi nella versione definitiva. La particolarità di questa carta è di avere una durata più lunga (un mese) ma soprattutto consentire l’accesso gratuito non solo ai musei ma anche ad altri luoghi culturali come i castelli e le residenze e non solo ad Amsterdam ma in tutta l’Olanda. Il dubbio era come fare per ritirarla e come funzionasse, perchè essendo mirata esclusivamente alla popolazione locale, il sito è scritto solo in olandese e non si trovano molte informazioni in giro. Alla fine abbiamo optato per la museeumkart, dal costo di 60€.
MA…e qui c’è un ma grande come una casa, non scritto da nessuna parte e nemmeno sul regolamento online. La museeumkart nella versione provvisoria, consente solo cinque ingressi, e l’abbiamo scoperto dopo averne usufruito tre volte. L’idea era quella di sfruttarla, girando in varie città, il più possibile, anche ad Amsterdam, ed invece a causa di questa limitazione alla fine siamo stati costretti a fare anche l'”I Amsterdam Card”. Col senno di poi, non saremmo entrati in un paio di posti fuori Amsterdam e tutto sommato avremmo risparmiato qualcosa.
Il consiglio è di pensare per tempo a cosa volete andare a visitare fuori Amsterdam, perchè tolta la casa di Anna Frank e il palazzo reale, le due carte sono sovrapponibili, per capire se vale la pena o meno fare anche la museeumkart. Secondo me, no.
Abbiamo scoperto che esiste anche la holland card, ma non ho maggiori informazioni in merito.
Altro consiglio è di controllare per tempo le prenotazioni al museo Van Gogh e alla casa di Anna Frank, perchè i posti si esauriscono in fretta, noi abbiamo monitorato il periodo di anticipo per assicurarci i posti nelle fasce orarie desiderate appena fossero disponibili.
Dove lasciare l’auto
Altro tema caldo è il parcheggio. Arrivare in auto ad Amsterdam non è un problema, ma dove la si lascia per il periodo in cui si gira in bici ? Ci sono dei parcheggi molto economici, i “park and ride”, però non consentono di lasciare il mezzo per molti giorni altrimenti il costo aumenta a dismisura.
Per noi la soluzione è stata semplice. Abbiamo scelto come base di arrivo e per il pernottamento al termine del giro l’Hotel Ibis Amsterdam Ciy West (sotto trovate il riferimento), che ha un grande parcheggio coperto e al chiuso, ed abbiamo chiesto se fosse possibile lasciare l’auto anche nel periodo in cui non eravamo loro ospiti e la risposta è stata positiva, ed al costo molto basso di 7.5€ al giorno (sabato e domenica sono gratuiti) abbiamo potuto lasciare l’auto al sicuro. E’ una soluzione molto economica per gli standard di quella città.
I Tappa: Amsterdam – Utrecht
Si parte la mattina un po’ più tardi del previsto, verso le 9.30. La tappa prevede all’incirca 75km, con una deviazione al castello di De Haar per ritirare la museeumkart. La temperatura è molto buona, e dopo un prologo di circa quattro chilometri, la partenza vera del tour avviene alla stazione. Le strade di Amsterdam sono perfette per le bici anche se negli incroci di maggior dimensione è necessario avere un po’ più di pratica per capire il funzionamento delle ciclabili, pena scampanellate dei residenti (in realtà molto limitate, visto anche il bagaglio a far capire la nostra non padronanza negli spostamenti) o attraversamenti all’italiana. Però è appena usciti dal centro della città che si capisce come l’Olanda sia davvero il paradiso per il ciclismo, per le strade dal manto stradale perfetto, con ciclabili sempre presenti e, se necessario, a discapito delle auto. Ci sono strade, cosa che notai anche in Danimarca, in cui le auto condividono la stessa corsia per entrambi i sensi di marcia e possono usufruire della ciclabile temporanemante quando si incrociano, e se la ciclabile è impegnata da una bici, si accodano e aspettano, senza isterismi.
La strada verso Utrecht affianca un canale che viene usato anche dalle chiatte che vengono usate per spostare materiali e merci, senza affollare l’autostrada. Si pedala in assoluta tranquillità, attraversando piccoli paesi e interi quartieri su barche ormeggiate. Il tempo, inizialmente buono e soleggiato, inizia a cambiare e, arrivati a Maarssen inizia a piovere copiosamente e la temperatura scende rapidamente: ci fermiamo un paio di volte, una sotto un ponte e poi ad un supermercato Jumbo dove ne approfittiamo per acquistare il necessario per il pranzo. Il terzo scroscio ci sorprende mentre siamo in paese e due alberi ci proteggono per un po’, ma ad un certo punto ripartiamo lo stesso. Prendiamo la deviazione prevista per il castello e la pioggia si fa davvero insistente. Dopo un errore nella traccia che non considerava una strada chiusa da un cancello, chiedendo a dei gentili paesani arriviamo alla reggia di De Haar, dove dopo aver ritirato la card ne approfittiamo per scaldarci facendo una visita, che con la carta è gratuita: è stata una piacevole sorpresa e la consiglio.
Una volta usciti riprendiamo le bici, ma prima di lasciare la proprietà ricomincia a piovere forte e restiamo riparati sotto il volto del cancello per una decina di minuti, per ripartire quando la pioggia scende con meno veemenza. Dovrebbe mancare poco, infatti dopo aver fatto a ritroso la strada del bivio, iniziamo ad attraversare Utrecht, la pioggia ha smesso di scendere tanto che arriviamo allo Star Lodge Hotels asciutti. L’hotel è molto buono, vicinissimo ad una fermata dell’autobus con cui siamo andati in centro per cenare. La città sarebbe da visitare con più calma, ma siamo arrivati in ritardo rispetto al programma e non abbiamo avuto modo. Cena al locale tedesco Kartoffel: simpatico il personale, cibo buono, buona birra e prezzi in linea.
La traccia
L’hotel
Partenza:
IBIS AMSTERDAM CITY WEST
Transformatorweg 36 – 1014 AK Amsterdam
Arrivo:
STAR LODGE HOTELS
Biltsestraatweg 92 – Utrecht – 3573 – Paesi Bassi
II Tappa: Utrecht – Rotterdam
La giornata inizia col cielo coperto, e sarà variabile per tutto il giorno, a volte sole, a volte nuvoloso e qualche goccia d’acqua, ma niente di preoccupante. Il paesaggio è rurale, con mucche e pecore in ampi pascoli, e si pedala circondati dal verde incontrando numerose aziende agricole. Arriviamo a Gouda, la città dell’omonimo formaggio con il sole, giusto per fare compere nel supermercato proprio nella piazza principale molto affollata, e pranzare, poi il tempo di visitare la chiesa ed il tempo cambia ancora, tanto che usciamo mentre scende una debole pioggia, ma dura pochi minuti. Andiamo a prendere un caffè da Kaldi, sempre in piazza (consigliato) e poi ripartiamo in direzione di Rotterdam dove arriviamo verso le 17, quindi abbiamo il tempo di visitare un po’ la città, sempre usando le bici dopo averle scaricate. Faccio notare che nella traccia, dopo Moordrecht, c’è un giro strano, dovuto al fatto che seguendo la traccia originaria si arriva ad un ponte levatoio (uno dei tanti) fuori uso, siamo quindi stati costretti a tornare indietro per riallaccarci tramite un ponte precedente e passando attraverso un paese.
Rotterdam è una città veramente sorprendente, moderna e con palazzi e grattacieli che paiono frutto di architetti lasciati liberi di esercitare la propria fantasia, vale la pena girarla, per cui consiglio di partire un po’ prima per avere più tempo per godersela.
Cena al Burger Trut.
La traccia
L’hotel
DAYS INN ROTTERDAM CITY CENTRE
Schiekade 730, Noord, Rotterdam – 3032 AL – PB
III Tappa: Rotterdam – Den Haag (L’Aia)
Lasciamo Rotterdam con una giornata leggermente nuvolosa, ma oggi non pioverà. Solo il vento piuttosto forte sarà tanto fastidioso quando contrario quanto benvoluto quando a favore.
Dopo circa 15 km arriviamo nella cittadina di Delft, famosa per le sue ceramiche artistiche, dove visitiamo il negozio della Royal Delft, non esimendoci da un acquisto.
Il vento inizia a soffiare da sud con una buona intensità, ed è proprio la direzione che dobbiamo tenere per arrivare ai successivi punti da visitare, la diga di Maeslantkering ed il faro rosso di Hoek van Holland. La traccia va a zig zag, questo perchè attraversa campi e zone coltivate e finalmente le serre, ma non solo di fiori come ci si potrebbe aspettare ma spesso di pomodori, tanto che ci sono immense serre monoprodotto ed aziende specializzate solo in questo ortaggio. Ci fermiamo davanti ad una di esse per acquistare una confezione di pomodorini ciliegino da mangiare come spuntino; la rivendita è un carrello davanti ad un cortile, con vari ripiani su cui sono presentati i vari prodotti con relativo prezzo ed una cassetta in cui mettere i soldi. Non ci sono persone a supervisionare, semplicemente ci si ferma, si prende ciò che si vuole e si lascia il denaro nella cassetta.
La strada a zig zag comporta che in taluni momenti si viaggi con il vento contro, e si fatica, talaltri con il vento di lato e si viene spinti un po’ da una parte all’altra.
Prima di Hoek van Holland arriviamo ad un porto, li cambiamo direzione e andiamo verso la la diga di Maeslantkering, che vediamo senza raggiungerla, poi giriamo la bici e andiamo a vedere il faro rosso, bello e merita una visita.
Riprendiamo la rotta verso Den Haag, fortunatamente il vento ora è nettamente a favore e ci spinge per quasi tutta la strada perchè è piuttosto forte. Qui la strada cambia, costeggiamo il Mare del Nord per qualche chilometro, attraversando quelle che sono certamente zone di villeggiatura per olandesi: bar, ristoranti, hotel a destra, spiagge enormi con scuole di kitesurf dall’altra. Poi arrivano le dune e la strada ne segue i profili con un susseguirsi di dolci saliscendi, il tutto in un contesto ambientale talmente pulito e rispettato da sembrare fino: non ci sono cartacce, non ci sono lattine né sacchetti di plastica, niente, solo ordine e pulizia.
Incrociamo una ragazza che, a bordo di una bici molto carica, sta lottando contro il vento per proseguire in direzione contraria. Faccio una battuta sul fatto che noi abbiamo il vento a favore, lei si ferma, ci fermiamo ed iniziamo a chiacchierare. E’ di origini brasiliane, ma vive in Francia, s’è licenziata ed ora sta viaggiando in Europa con la bici, e dopo essere partita dalla Francia ed aver raggiunto Amsterdam, ora scende per andare in Portogallo. Da sola, in autonomia, felice e con un sorriso coinvolgente. Veramente ammirevole. Purtroppo non ho avuto modo di chiederle se ha un contatto facebook perchè mi sarebbe piaciuto seguire la sua avventura: buon vento bella ragazza.
Grazie al vento favorevole, arriviamo a Den Haag rapidamente e possiamo girarla un po’ in bici. La città è bella, con parti moderne e parti storiche (probabilmente ristrutturate internamente) che convivono in armonia. Visitiamo prima il Panorama di Mesdag, un dipinto di 14 metri su una superfice circolare, che offre una visione a 360 gradi: non avevo mai visto niente di simile, e merita veramente la pena proprio per la sua particolarità. Il secondo appuntamente è al Maurithius con la “Ragazza col turbante“, dai più nota come “Ragazza con l’orecchino di perla”, uno dei dipinti più famosi di Jan Vermeer, che conferma come la vista dal vivo di un’opera d’arte è tutt’altra cosa che vederli su un monitor: i colori, le luci, i riflessi, i tratti, tutto appare in maniera viva e netta. C’è un’altra opera che merita, il resto è tutto improntato al 1500/1600 olandese.
A Den Haag pernottiamo in un B&B piuttosto vecchio, però il titolare è molto disponibile e cordiale. Se andate, chiedete una camera al primo piano, noi l’avevamo al secondo e andare su e giù con le borse lungo le ripide scale è stato fastidioso.
Cena al “BIT grill and cafe'” in centro città.
La traccia
L’hotel
BERGER’S B&B
Westeinde 30, Centrum, L’Aia HD – Paesi Bassi
IV Tappa: Den Haag – Haarlem
Partiamo con un discreto sole in direzione di Haarlem, il vento a favore aiuta parecchio a pedalare, ma causa anche cambiamenti del meteo. Lasciata la città arriviamo dopo qualche chilometro al mare, dove proseguono le dune, in un continuo saliscendi dolce, che si affronta senza problemi anche con le borse ed anzi, aiuta a dare vivacità al percorso che altrimenti potrebbe risultare monotono. Qui incontriamo molti ciclisti con bici da corsa e molti di loro hanno abbigliamento o biciclette italiane, a ricordare come l’Italia sia ritenuta la patria del ciclismo sportivo e di tutto ciò che gira attorno a questo mondo.
Il tempo, come detto, cambia in fretta, ed infatti nuvoloni neri vengono portati da sud verso di noi e al momento di abbandonare il mare iniziano a far cadere la pioggia, anche se niente di paricolarmente fastidioso. Da segnalare come abbiamo dovuto abbandonare la traccia ad un certo punto, perchè entrava in un campeggio privato, per cui siamo rimasti sulla strada principale che corre parallela, ma dopo qualche centinaio di metri abbiamo ripreso il percorso originario.
Da notare come qui abbiamo finalmente visto i fiori. Nei giorni precedenti abbiamo attraversato campi di serre di pomodori e peperoni, campi di cavoli e altri ortaggi ma niente di quei fiori dei quali l’Olanda è famosa nel mondo, ma alla fine li abbiamo trovati e, nonostante non fosse la stagione, sono stati una bella nota di colore in un panorama dominato da un cielo piuttosto grigio.
Haarlem è veramente una bella città, piccola ma piacevole da girare. Purtroppo il tempo incerto ci ha costretti ad andare con il bus, anche se poi è migliorato consentendoci di gustare al meglio la manifestazione musicale che si stava manifestando in centro, l’Haarlem Jazz and More, con tre concerti contemporanei su tre palchi attorno alla chiesa principale, stand gastronomici e tanta gente allegra e festosa.
Ottimo il pernottamento all’hotel Ibis Style, per noi è un punto fermo, ci siamo sempre trovati bene in questa catena, ma questo è stato molto ospitale (è della categoria rossa, quindi quella più costosa), con camere ampie e spaziose ed un servizio di caffè, the ecc liberamente fruibile nella hall.
La traccia
L’hotel
IBIS STYLES HAARLEM CITY
A.W.F. Idenburglaan, 2 – 2024 AX Haarlem – P.B.
V Tappa: Haarlem – Amsterdam
Ultima tappa del tour delle città in una bella giornata di sole, che ci ha accompagnato dall’inizio alla fine. Abbiamo attraversato due volte il canale principale di Amsterdam, anche se la prima volta a qualche chilometro di distanza, attraverso dei traghetti che fanno la spola tra le due sponde.
Arriviamo a Zaanse Schans, dove ci sono i quattro mulini storici che possono essere visitati, ma c’è troppa gente tra cui tanti (troppi) italiani, per cui ci limitiamo a vederli dall’esterno attraversando il quartiere-monumento.
Ripartiamo attraversando un ambiente rurale, con campi enormi e nessun paese. Quasi senza accorgercene passiamo dalla campagna al parco fuori Amsterdam, che sembra infinito, finchè non si entra realmente nella periferia della città e da li, in poco tempo, nel cuore stesso dove ad attenderci c’è il traghetto che ci porta alla stazione centrale. Li facciamo finalmente pranzo con qualcosa preso proprio in un supermercato all’interno della stazione stessa.
Il tour termina, ufficialmente, qui, dobbiamo solo raggiungere l’hotel, smontare le bici e caricarle in auto per affrontare, il giorno dopo, quella che nei videogames potrebbe essere definito “il bonus”.
La traccia
L’hotel
Arrivo:
IBIS AMSTERDAM CITY WEST
Transformatorweg 36 – 1014 AK Amsterdam
VI Tappa: Giro dell’isola di Texel
Al momento di scrivere le varie tappe del giro ci sembrava che, dopo i chilometraggi degli anni precedenti, era necessario aggiungere qualcosa per mantenere buono il livello, per cui tra le varie opzioni abbiamo scelto l’isola di Textel. Si tratta di un’isola nell’arcipelago delle Frisone, condiviso tra Germania, Danimarca e, appunto, Olanda. Ci si arriva dopo circa 65km di viaggio da Amsterdam per cui abbiamo scartato subito l’idea di andarci in bici perchè si sarebbero aggiunti un giorno per arrivare ed un altro per tornare, senza che il viaggio nel suo complesso ci guadagnasse, per cui abbiamo caricato le bici in auto e siamo andati all’imbarco. Si parcheggia un po’ dove c’è posto, perchè i parcheggi ci sono ma in quantità limitata, per cui anche noi, come tanti, abbiamo lasciato l’auto sulla strada che arriva al traghetto (scoprirò al ritorno che c’è proprio il cartello di parcheggio).
Prendiamo i biglietti (5 euro a testa, la bici e’ gratuita), attendiamo in fila (lunga) di ciclisti e pedoni e, dopo l’imbarco e venti minuti di navigazione arriviamo sull’isola.
Il vento, ancora da sud/sud-ovest come il giorno prima, soffia piuttosto vigorosamente, per cui siamo avvantaggiati in tutta la parima parte del giro che va verso nord, la temperatura è piacevole anche se il cielo è coperto e non promette niente di buono. Quasi subito scopriamo che ci sono grossi lavori in corso per cui la ciclabile che dovrebbe fare il periplo dell’isola è interrotta, per cui procediamo lungo la strada parallela, ma il traffico è estremamente ridotto per cui non ci sono problemi. Ogni tanto cerchiamo di riprendere la traccia ma senza successo. Non è un grosso problema, anzi, ci offre la possibilità di vedere case e corti, venditori di bulbi floreali e verdura (esattamente come per i pomodori).
Attraversiamo un villaggio (non sono paesi o città, sembrano proprio villaggi) in cui è in corso una festa con tanto di banda e mercatino di oggetti usati che la gente tira fuori dalle cantine. Ci fermiamo qualche istante, poi riprendiamo. Non riusciamo a riprendere la ciclabile per cui puntiamo direttamente a De Cocksdorp, una cittadina a nord, dove arriviamo per pranzo per cui ci approvvigioniamo al locale supermercato. Terminato il pranzo, ripartiamo con la meta del giorno, il faro e le foche che dovrebbero soggiornare sull’antistante spiaggia. Arriviamo al faro ma delle foche non c’è traccia per cui dopo alcune foto di rito, decidiamo di rientrare verso Den Hoorn, il porto di partenza, passando per De Koog, una bella cittadina piena di gente e di vita e Den Burg, il capoluogo dell’isola.
In mezzo però ci sono 35km contro un forte vento, e la velocità media cala drasticamente, ma il paesaggio merita lo sforzo, con le sue dune e la natura incontaminata.
Arriviamo all’imbarco circa 5 minuti dopo la partenza del traghetto e dobbiamo aspettare un’ora prima che parta il successivo, nel frattempo cerchiamo un modo per fare il biglietto per il ritorno ma non ci sono uffici né biglietterie automatiche, per cui chiediamo ad una ragazza che ci informa che il biglietto di andata vale anche per il ritorno, perchè il principio è che se si è arrivati in qualche modo si deve anche andare via, per cui perchè raddoppiare i costi ? Ed in effetti è un ragionamento che non fa una piega.
Attraversato il mare smonto le bici, le carichiamo e torniamo ad Amsterdam, dove ci aspettano tre giorni di pedalate in città, tra musei, canali e ponti.
La traccia
Amsterdam
Anche se esula dal post cicloturistico, alcune parole sulla città olandese più famosa vanno dette. Amsterdam è una bella città, forse monotona perchè alla fine ciò che si vede sembra sempre assomigliarsi tra canali e ponti. Anche culturalmente non mi ha sorpreso, il museo Van Gogh bello ma non entusiasmante, il Rijks interessante ma troppo incentrato sull’arte olandese (giustamente, siamo in Olanda) e tolto un paio di Vermeer (bellissimi “la lattaia” e “stradina di Delft”, paragonabili come intensità alla “ragazza con turbante”) e alcuni Rembrandt (notevoli “Autoritratto” e la “Ronda notturna”) il resto è piacevole, ma fuori dai miei gusti, più vicini all’impressionismo che trovano maggior soddisfazione al d’Orsay di Parigi. Da visitare suggerisco la casa di Anna Frank (si prenota solo online e con ampio anticipo) per le emozioni che sa trasmettere, la casa di Rembrandt in cui consiglio di controllare nelle stanze la lavagnetta con le presentazioni dal vivo (io ho assistito alla produzione dei colori a partire dai pigmenti e olio di lino) e la “chiesa di nostro signore sotto il tetto” per la storia che c’è dietro e la bellezza di un luogo di culto, che si contrappone alle spoglie chiese protestanti. Se fate la “I Amsterdam Card” approfittate del giro in barca di un’ora, noi siamo partiti nelle vicinanze della casa di Anna Frank e, a differenza di Parigi dove gli alti argini impediscono di vedere, qui si gode di un punto d’osservazione molto bello cui aggiungere gli aneddoti raccontati dal guidatore.
In sintesi la vera Olanda non è Amsterdam, che purtroppo paga il fatto di essere una meta turistica importante con tutti gli aspetti negativi (pur riuscendo a rimanere molto al di sopra dei nostri standard per quanto riguarda ogni aspetto di civiltà), mentre molto più piacevoli sono Haarlem e Rotterdam che meritano i pieni voti.
Conclusione
Questo giro ha svelato alcuni aspetti che non mi sarei aspettato. Mi ha davvero conquistato il livello di civiltà e di rispetto che gli olandesi hanno nei confronti dei ciclisti. Non è raro che in auto si fermino mentre si sta arrivando nonostante abbiano tutto il margine per passare, oppure che si accodino su strade strette senza l’impellenza del sorpasso. In generale il popolo olandese mi ha dato una sensazione di felicità, con visi spesso sorridenti e la disponibilità in ogni occasione. Da sottolineare come di giorno si vedessero molte mamme con bambini, a dimostrazione di un’evidente politica sociale che consente, a chi lo volesse, di stare a casa ad accudire i bambini piccoli, nonchè da una parte l’assenza (non ne ho visti) di anziani con badanti come si vedono in Italia, dall’altra di numerosi anziani e disabili con veicoli elettrici, dalla carrozzina alla microvettura, ed un livello di autonomia invidiabile, consentito in un paese dove le ciclabili sono ovunque cosi’ come la sostanziale inesistenza di barriere architettoniche.
L’Olanda, nei pochi giorni in cui ci sono stato, mi ha conquistato ed è davvero un posto in cui varrebbe la pena trasferirsi.
Il giro è, come livello di difficoltà, estremamente avvicinabile anche a neofiti e famiglie con bambini, magari accorciando le tappe, per una vacanza diversa, on the road.