GF Internazionale Sportful Dolomiti Race

E’ passata quasi una settimana dalla mia prima partecipazione alla Sportful Dolomiti Race, e trovo il tempo per scrivere qualcosa relativamente a quella che e’ stata, senza dubbio, una scelta difficoltosa: il ritiro.
Sapevo che la mia preparazione non era perfetta, mi mancavano sicuramente lunghe salite visto che gli allenamenti erano ancora mirati ad altre cose, ma ho cercato di prepararla comunque al meglio, ma non e’ bastato.


Devo dire che non ho vissuto serenamente l’avvicinamento a questa Granfondo, il timore che mi incuteva era notevole. Puo’ apparire assurdo, ma ne ho sempre sentito parlare con estrema reverenza e rispetto, com’e’ giusto, e nella mia testa appariva come un lupo (il lupo del Passo Manghen), bramoso e violento che altro non attendeva che il mio sacrificio.
Dopo un inverno con la testa gia’ a Feltre, nonostante non fosse la mia gara di riferimento (che per il 2017 era ancora la Nove Colli), passato il week end di Cesenatico ho chiesto al mio amico Gabriele quanto la Sportful fosse piu’ dura della gara romagnola: ‘la nove colli’, mi rispose, ‘se ti fa male il ginocchio cali e la porti a casa, la Sportful la chiudi sul carro scopa’. Una delle prime cose che ho cercato di fare e’ stata proprio capire il perche’ del dolore al ginocchio, e qualcosa sono riuscito a guadagnare spostando la sella. L’amico Pietro invece mi ha raccontato di come, secondo lui, il Manghen fosse la salita piu’ dura che ricordasse. Insomma, mettendo insieme le varie opinioni, quello che ne e’ venuto fuori e’ stato un quadro non certo idilliaco: gara molto dura, qualche acciacco, preparazione che comunque era in divenire. Alla fine la decisione di farla ed eventualmente, se avessi scelto il lungo (cosa non scontata) ed in difficolta’ ritirarmi, senza patemi, scientemente, sapendo che l’anno prossimo la rifaranno.
Io e mio fratello riusciamo all’ultimo a trovare un posto da dormire assieme alla squadra, quindi il sabato si parte dopo pranzo. Io sono certo delle sue capacita’, non ho alcun dubbio che possa portarla a termine e lo sprono a lasciarmi andare per la mia strada gia’ dall’inizio, ma non c’e’ verso.
La distribuzione pacchi gara e’ un momento di tensione. Vedo tutti questi ciclisti tiratissimi, muscoli che sembrano lacerare la pelle, fisici magri da scalatori puri e mi chiedo cosa ci sto a fare li, tra tutti quei ‘real cyclist’ come recita lo slogan, io che non ho nulla a che fare con loro. Ritiriamo il materiale mentre nella mia mente scaccio la voglia di non partire il mattino dopo, di trovare una scusa, una qualsiasi, per restare a letto.
Poi si sale a Lamon, dove abbiamo l’albergo, una cena abbastanza semplice, portiamo le bici in camera per sistemarle e ci prepariamo: alle 22.30 siamo a letto. Non dormo. La notte tra giovedi’ e venerdi’ e’ passata sostanzialmente in bianco, qualcosa ho recuperato la notte dopo, ma ora non riesco a prendere sonno. Continuano a risuonarmi nelle orecche parole, frasi, avvertimenti, il lupo, il Manghen. Il Manghen: basterebbe girare per il corto per evitarlo, ma varrebbe la pena aver fatto tutto questo per non scegliere la vera Sportful ? So come ci si sente a girare per il corto, l’ho fatto alla Nove Colli e lascia un forte amaro in bocca. No, se il ginocchio regge giro per il lungo e sara’ quel che sara’. Nel frattempo pero’ non dormo. Ho anche caldo. E sento mio fratello che pure non riesce a dormire. Ad un certo punto riesco a prendere sonno, l’ultima volta che ho visto la sveglia segnava l’una passata: tre ore scarse. Mio fratello dormira’ molto meno, un’oretta o qualcosina di piu’.
Alle 4 suona la sveglia, abbiamo piu’ di un’ora prima che il titolare sia disponibile a darci una colazione, per cui i preparativi del mattino li facciamo con tranquillita’. Una volta mangiato partiamo, perche’ dobbiamo andare in auto al via e ci vuole una mezz’oretta, piu’ gli ultimi preparativi. Troviamo un bel parcheggio non lontano dalle griglie. Ho sonno e sono teso.
Arriviamo in griglia circa venti minuti prima del via, e li incontriamo gli altri compagni di squadra, vedo e saluto Anastasia. 5, 4, 3, 2, 1….il lupo ulula a Feltre, la mia prima Sportful e’ partita. Il ritmo e’ buono, mio fratello mi lascia davanti a fare la mia andatura e cerco come sempre di trovare dei gruppi alla mia portata. Non si va freneticamente come alla Nove Colli. Prima ancora dell’inizio di Cima Campo, la prima salita, fatico pero’ a tenere, uno scatto per stare con un compagno di squadra mi porta a oltre 500W per rientrare. Dico a mio fratello che girero’ per il corto, di andare via. ‘Stiamo insieme, poi decidi cosa fare, ma fino al bivio stiamo insieme, se decidi per il lungo staro’ con te’ e’ la sua risposta. Io vorrei che se ne andasse e si divertisse.
Cima Campo e’ una salita non durissima, ma lunga: 16 km a circa il 6% di media. Questa salita l’ho sottovalutata, mai approfondita, per me c’era solo il Manghen ed il Croce d’Aune, invece il martedi’ prima ho scoperto che c’era anche questa, che consideravo una salitella preliminare, corta e facile. E invece no. In piu’ si e’ ancora freschi, si cerca di tenere il ritmo delle persone vicine e quindi si e’ portati a strafare. Io mi controllo, cerco di non salire oltre i 210W perche’ questa e’ la potenza che voglio tenere, piu’ o meno, su tutte le ascese. Mi risuonano nella mente le parole ‘resta in Z2, la Z2 e’ tua amica’. Due compagni di squadra sono andati avanti, uno e’ rimasto indietro, io e mio fratello proseguiamo da soli, lui sale con il freno a mano tirato. Inizia a fare caldo. La salita e’ bella, piacevole, varrebbe la pena rifarla con meno ansia, l’ansia che viene dalla consapevolezza che, dopo questa salita dovro’ decidere. Non c’e’ molto tempo perche’ siamo in cima, inizia la discesa, lunga e veloce, ma non abbastanza lunga per chiarirmi definitivamente le idee. Manca 1km al bivio. Rallento un po’ per avere piu’ tempo. Alla fine vedo mio fratello tirare dritto per il lungo, e io lo seguo.
Dopo una sosta meccanica per controllare un cerchio, ripartiamo per il tratto di falsopiano verso il Manghen. Mi chiedo se ho fatto bene, come sempre, ma il ginocchio non si sta facendo sentire, in compenso il caldo si’: picchia forte ed in valle siamo esposti.
Poi ecco il cartello che indica l’inizio della salita a Passo Manghen, il temuto lupo della Sportful. La salita e’ impegnativa, pero’ i primi chilometri non sono impossibili, ma ce ne sono ben 23 da fare e gli ultimi 6 sono i piu’ difficili. Io salgo cercando sempre di controllarmi, cuore e watt, watt e cuore, ma mi guardo anche in giro per vedere la gente, il panorama, che piu’ si sale piu’ diventa bello. Queste sono montagne vere, queste sono dolomiti, queste sono salite. Arriviamo al ristoro di meta’ salita, mio fratello e’ in difficolta’. Riempiamo le borracce che, con il caldo, calano in fretta e ripartiamo. Dopo pochi km dico ‘ecco, abbiamo fatto la coda del lupo, e la schiena, adesso tocca alla testa e ai denti’. Ed iniziano i denti. Che mordono. E fanno male. Io cerco di tenere il mio ritmo, nonostante anche il mio garmin si spenga e mi lasci al buio, senza cercare di spingere troppo, ma mio fratello fatica, tanto, troppo, c’e’ qualcosa che non va. Una sosta. Due. Decisamente qualcosa non va. E’ stanco, gambe vuote, non riesce a spingere. Anch’io faccio fatica, ma e’ la salita che e’ complicata, ed anche se il ginocchio ha iniziato a farsi sentire da meta’ Manghen in qualche modo salgo. Lo sprono. Finalmente scolliniamo insieme. E giu’ in picchiata, o quasi, per la discesa. Io sto davanti, supero un paio di ciclisti decisamente troppo lenti e alla fine, dopo tanti tornanti, troviamo un gruppo cui ci accodiamo. Con questo gruppo, sotto il sole di meta’ giornata, attraversiamo la val di fassa. Mio fratello, pero’, da dopo il Manghen ha perso entusiasmo ed io con lui. Stiamo nel gruppo per non dover pedalare da soli contro vento, ma ci stiamo chiedendo quale sia il modo per tornare a Feltre da li. Arriviamo a Predazzo, di li a poche centinaia di metri inizia il Passo Rolle, ci sorpassa un furgone che poi si attesta un centinaio di metri piu’ avanti, in coda al gruppo che abbiamo lasciato andare. ‘Potrebbe essere dell’organizzazione’, dico, e con uno scatto lo raggiungo e confermano la mia ipotesi. Si ferma, carichiamo le bici, e ci riporta indietro dove prendiamo un pullman che ci riporta a Feltre.
Sul bus varie persone, di varia eta’. Io cerco di buttarla un po’ sul ridere, in effetti mi pesa ma non eccessivamente questo ritiro, un po’ perche’ era ‘previsto’ e un po’ perche’ il temuto Manghen l’ho fatto. Tirandomi potrei essere arrivato a Feltre, ma non ne avevo piu’ voglia, mi ero svuotato mentalmente. Ad un certo punto l’illuminazione di mio fratello che, dopo 18 anni di ciclismo amatoriale, rivede tutte la gare in cui non e’ andato bene e trova il denominatore comune: l’alimentazione. Ne parliamo, ed in effetti la cosa quadra. Gli dico di riparlarne con qualcuno che ne sappia e che lo sappia indirizzare verso una possibile soluzione.
Fare il Passo Rolle in autobus, vedere gli altri partecipanti, mi mette un po’ di amarezza. Mi sarebbe piaciuto essere li con loro, ma oggi doveva andare cosi’, e cosi’ e’ andata.
Rimorsi ? Qualcuno, ma ho scelto di girare per il lungo, ho scelto di stare con mio fratello sul Manghen quando lui aveva scelto di stare con me su Cima Campo, e quindi va bene cosi’.
Ora relax, cicloturismo e uscite di piacere. Basta gare, salvo decisioni dell’ultimo minuto.
PS: niente dati visto che il garmin ha deciso di mollarmi a meta’ Manghen.
Il pagellone Le strade: 7. Buone le salite, un po’ meno le discese, soprattutto quella del Manghen. Non e’ bello il pezzo della Val di Fassa, chilometri di statale con auto che sfrecciano, ma non ci sono alternative.
Sicurezza: 5. Mi aspettavo di piu’, molto di piu’, da una granfondo di questa caratura. Capisco che sia difficile chiudere i passi, pero’ fare in modo di sensibilizzare automobilisti e motociclisti non sarebbe male. In particolare questi ultimi (e lo dico da motociclista).
Il pacco gara: 7. La maglietta e’ molto bella (anche se credo non la indossero’ mai, almeno finche’ non me lo saro’ meritato facendo il lungo) e vale il prezzo dell’iscrizione (con riduzione fiera).
Incontri: 8. Incontrato nuovamente Anastasia sia al via che durante la gara. Poi un contatto facebook, scoperto pero’ solo un paio di giorni dopo quando ha messo le foto sul social network, e ho capito che era in un gruppo di tre con una ragazza, con i quali abbiamo fatto la discesa di Cima Campo e iniziato il Manghen. Ad un quarto del Manghen ritrovato anche quello che ho battezzato ‘ciclo deejay’, il ciclista con la musica (mettero’ un video).
La squadra: 10. Un grande plauso a tutti gli altri tre partecipanti, soprattutto ai due che hanno fatto il lungo (bravissimo Luca !!!).
Organizzazione: 6 (7). Non ho molto modo di giudicare, ma quello che ho visto non mi ha entusiasmato, sempre rispetto alle aspettative che avevo. Niente coda al ritiro pacco gara e chip, mentre al pasta party coda molto lunga tanto che alla fine ho saltato e sono andato via. Un 7 invece al servizio carro scopa di cui ho usufruito 🙂 Non merita di piu’ perche’ un autista che insulta i ciclisti in gara come un iscritto di MdM qualsiasi e’ intollerabile: capisco che sei in ballo dalle 7 del mattino, ma un po’ di comprensione sarebbe stata apprezzata.
Mio fratello: 10. Lui merita sempre e comunque il massimo 🙂 Si e’ allenato tantissimo, era in forma smagliante ed ero sicuro l’avrebbe portata in fondo. Mi e’ stato vicino quando sarebbe potuto andare via ed alla fine ha avuto la forza di ritirarsi e mentalmente non e’ mai una scelta facile.
Io: 7. Ho fatto quello che sono riuscito considerando tutto. Non doveva essere una gara ma un allenamento, cosi’ l’ho presa e quando sono stato troppo stanco per andare avanti ho mollato. Credo e sono convinto di avere fatto la scelta giusta, ero mentalmente stanco e volevo stare con mio fratello, anche avessi avuto la forza di andare avanti (e non e’ detto che sarei comunque arrivato in fondo), tagliare il traguardo da solo sarebbe stato diverso. E’ gia’ accaduto l’anno scorso alla Nove Colli. Se posso, se riesco a stargli dietro, voglio arrivare con lui 🙂
Voto totale: 7. Devo sicuramente tornare, il percorso merita. Peccato perche’ il meteo era quasi perfetto, un po’ troppo caldo, ma difficilmente in montagna si trova una giornata cosi’. E’ una gara dura, per scalatori veri, ma l’anno prossimo saro’ sicuramente piu’ preparato.

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