Ieri sono stato con altri nove della squadra ad affrontare la prima (e probabilmente unica gara) in MTB del 2012, quella che per me e’ l’appuntamento di apertura stagionale, ovvero la gara di S. Valentino in quel di Locara (VR).
Molte parole si potrebbero usare per descriverla, ma una sola e’ la piu’ adatta: EPICA.
(album di Marco ‘Marcante’ Tenuti: QUI
La gara ha inizio come sempre il sabato, quando io e mio fratello ci diamo appuntamento, per andare a ritirare pacchi gara e numeri di gara per tutti, poi sul posto troveremo anche Andrea & The Family. La temperatura e’ bassina, le previsioni meteo danno per l’indomani un ribasso ulteriore e possibilita’ di neve. La scarsa affluenza al ritiro pacchi e’ gia’ un sintomo di una partecipazione inferiore al previsto, vedremo chi avra’ il coraggio di presentarsi in griglia per poi partire. La mia idea e’ chiara: non voglio soffrire…se sara’ dura virero’ direttamente al chiosco degli alpini alla prima curva ๐
Notte agitata, come sempre: com’e’ la preparazione ? Sara’ un’agonia ? La realta’ e’ che sto cercando di impegnarmi ma risultati qui non se ne vedono e il primo confronto con altri bikers e’ sempre un rischio per il morale.
Sveglia presto, colazione con il classico the e le quattro fette biscottate con la crema alla nocciola (no, non la nutella), preparazione borsa, carico bici e via a recuerare il fratello con la superTipo. Pausa brioche in pasticceria, dove ci raggiungono gli altri e poi in gruppo verso Locara. Gia’ sulla strada a pochi km dalla meta inizia a nevicare copiosamente. Parcheggiamo, e subito notiamo che non c’e’ la ressa, ma forse siamo noi ad essere in anticipo. Il freddo e’ pungente e la nevicata non accenna a calare, niente di meglio di una sosta al chiosco abusivo degli alpini a bere brule’ (io passo…magari dopo grazie).
Vestizione, ultima fase di scarico liquidi in eccesso e poi in griglia, pettorale 323. Gente ce n’e’ ma lo spazio tra le griglie e’ parecchio. Cinque minuti o poco piu’ d’attesa e via, si parte, come sempre…a tutta.
(io sono lo scemo che alza il braccio a 0:23 ahah ๐ )
Subito mi pento di non avere la mantellina impermeabile, sulla strada la neve e’ acqua che si alza per opera dei biker davanti che per le mie ruote e temo di bagnarmi tutto e patire il freddo…mi guardo intorno, la maggioranza non ha nulla, per cui mi convinco di essere nel giusto: alla fine sara’ cosi’, ma per fortuna che avevo la giacchina leggera antivento, qualcosa ha sicuramente fatto (con essa gli strati ammontavano a quattro piu’ il pantalone che nella versione invernale arriva all’altezza del petto).
Prime fasi che viaggiano piuttosto veloci, cerco di stare con mio fratello ed Andrea e non patisco esageratamente, primo segnale positivo visto che gli anni scorsi gia’ in questi momenti ero in forte difficolta’ per la mia lentezza a entrare in movimento. Mio fratello dopo un po’ si stacca: l’idea era di farla tutti assieme noi della squadra, io pero’…non ci riesco…voglio fare il mio ritmo, vedere come sto e cosa riesco a fare di mio, per cui resto assieme ad Andrea che adatta il suo passo al mio. La neve continua a scendere copiosa, ormai sul terreno c’e’ gia’ un bello strato di neve fresca che solo sulla traccia nei campi e’ premuta dove altri (tanti) bikers son gia’ passati.
Mio fratello molla, vuole attendere gli altri della squadra rimasti indietro, rimaniamo solo io e Andrea. Tra un ‘ghe sito’-‘son qua’ e l’altro, arriviamo al primo strappetto, salgo abbastanza bene, supero addirittura qualcuno, ma Andrea si vede che ne ha molta di piu’…gli venisse un brufolo alla natica, non fa niente ed ha sempre un gran motore…se solo si allenasse avrebbe delle soddisfazioni. Comunque, mi aspetta ed e’ cosi’ finche’ non trova qualcosa per cui abbandonare il suo fido scudiero: una gnocca…’andemo a ciapar la gnocca ?’. Io preferisco non forzare e continuare del mio, lo lascio andare e proseguo da solo.
Paesaggi meravigliosi, la bici che prosegue imperterrita nonostante il terreno innevato, sembra di essere in Siberia…un volontario mi accenna che ci sono -5 gradi, ma sinceramente non li sento, sto bene, anche le mani ed i piedi sono caldi. Si deve pero’ fare molta attenzione, soprattutto uno come me che non ha alcuna tecnica di guida: i sassi rimasti scoperti gelano e fanno slittare la ruota davanti, non si puo’ frenare con l’anteriore, le curve vanno comunque affrontate con mille cautele. Su uno scalino ghiacciato e’ solo grazie all’intervento di un volontario che, aggrappandosi ad un albero con una mano e tirando su le bici, fa in modo che si riesca a passare: a spingerla non si sarebbe riusciti senza grossa fatica, visto il fondo ghiacciato.
Proseguo bene, sto bene, mi godo nei tratti piani e ricoperti di neve e senza sassi, il meraviglioso paesaggio innevato che mi circonda, scambio quattro parole con altri. E’ bello, mi sto divertendo un sacco.
Mio fratello e Paolo mi raggiungono e mi sorpassano, cerco di tenere la loro ruota e per un po’ ci riesco, poi su un tratto piano vedo un biker fermo che chiede a tutti una bomboletta d’aria: il suo tubeless ha dei problemi. Nessuno si ferma, ed il buon samaritano che e’ in me mi impone di dargli una mano. Controllo il borsellino e no…camera d’aria, leve ma niente bomboletta…pero’ ho la pompa: gliela lascio…non posso andare via con un biker perso in mezzo al nulla, nella neve, in balia dei lupi e degli orsi :). Addio pompetta, e addio compagni di squadra, ormai avanti.
Proseguo di nuovo da solo. In una discesa la ruota anteriore decide di avere un battibecco con un sasso, e chi ha la peggio sono io, che vengo catapultato in un secco roveto pieno di spine: nessun problema, fa parte del gioco anche la caduta. Mi rialzo e ricomincio a spingere. Mi accorgero’ solo qualche chilometro piu’ avanti di aver regalato al roveto la mia borraccia termica piena di the caldo. Pazienza…bisogna far girare l’economia.
Arrivo al single track che nelle edizioni precedenti mi aveva sempre esaltato, in compagnia di due ragazze, lo faccio tirando i freni e con mille attenzioni per non rischiare di cadere dato il fondo ghiacciato, poi inizia il tratto piano finale: una delle due ragazze inizia a menare, io mi accodo, poi mi porto davanti e inizio a tirare io ma mi accorgo che dietro, un po’ lontanta, c’e’ solo una delle due, la incito, dopo un po’ si porta sotto e mi passa e mi ci accodo/affianco.
Ovviamente, Locara non e’ Locara senza il fango…nel tratto che passa in mezzo ai vigneti la neve e’ sciolta ed ha lasciato spazio ad un bel fango pesante. La stanchezza si fa sentire ormai, non riesco a tenere il passo della ragazza che mi da alcuni metri, ma le gomme nuove e piu’ strette (1.90 contro le 2.10 vecchie) consentono di smaltire la melma, lanciandomene addosso un bel po’ ๐ E’ qui che sorpasso Paolo, fermo, intendo a liberare le ruote…se la fara’ piu’ o meno tutta a piedi fino al ritorno su asfalto.
Inizia l’ultimo km su asfalto, cavalcavia, due curve e arrivo: 221mo su 275 partendi del percorso lungo in 2h41m23s in real time. Sono contento, considerando che sono arrivato stanco ma non sfatto, non ho sofferto come l’anno scorso nonostante non abbia avuto nessun treno in tutto il tratto piano finale.
Ora vogliono convincermi a fare la gara di Medole, sempre in MTB, ma vedremo…
Un plauso agli organizzatori, gara magnificamente gestita, tantissimi volontari ovunque e enorme disponibilita’. Ed ovviamente ai gestori del ‘ristoro abusivo’ ๐ Senza tendone, senza riscaldamento…un semplice gazebo ma tantissimo calore, pancetta, coscette di pollo, mortadelle, pane caldo, brule’ e vino ๐
Se eri iscritto (piu’ di seicento) e non sei partito (solo 275), ti sei perso un evento unico e irripetibile, una gara memorabile che non capitera’ piu’ nella vita.